C’è agitazione in Forza Italia dopo la sospensione delle apparizioni tv di Silvio Berlusconi. L’ex presidente del Consiglio diserta le interviste per un malore, ma rassicura: “Sto benissimo”. Problemi di salute o tattica elettorale?
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L’ex premier: “Sto bene”. I fedelissimi: vuole evitare la sovraesposizion
L’ex premier si è realmente sentito poco bene. Venerdì scorso la pressione gli era salita a 200, nei giorni successivi l’affaticamento era rimasto cosicché si è reso necessario martedì un check all’ospedale San Raffaele. Ottantuno anni compiuti a settembre, più una valvola cardiaca sostituita nel 2016, giustificano pienamente il timore di Marina Berlusconi che il babbo si stanchi troppo. Per quanto la propaganda suggerisca che adesso tutto è ok, e il medico personale Alberto Zangrillo abbia descritto il paziente tipo Mao Zedong quando traversava a nuoto il Fiume Azzurro («Stamattina, almeno due ore di intenso training fisico in piscina e in palestra…») età e salute non possono restare circoscritte alla sfera privata, diventano fatti di tutti, cioè politici, e sollevano dubbi sul ruolo del Cav in prospettiva. Il tema si ripropone a un mese dal voto, ma la vita purtroppo è fatta così.
Pur di sminuire questa fragilità, Berlusconi ha segnalato senza volere un ulteriore punto debole. «Dopo 5 giorni con 17 ore ciascuno pieni di tensioni, dubbi, ripensamenti su chi escludere dalle liste, me ne sono presi due di sosta perché è stato davvero stressante e doloroso», ha spiegato collegandosi via telefono alla trasmissione tivù Matrix mentre andava in onda Salvini. Anche in passato per Berlusconi decidere era un tormento perché lui ama essere amato, gli piace piacere e dunque non c’è nulla di più frustrante che dire di no. Certamente ha somatizzato. Nello stesso tempo, la pressione alta è stata un’ottima giustificazione per scomparire che gli ha pure fornito un alibi con gli esclusi («Ah, se mi fossi sentito bene non ti avrebbero fatto fuori ma purtroppo…»). L’altra faccia della medaglia è che mai come stavolta Berlusconi ha delegato le decisioni al «politburo», dove preminente è ormai il peso di Antonio Tajani, in sintonia con l’avvocato Niccolò Ghedini e i due capigruppo (Renato Brunetta, Paolo Romani). La scelta dei candidati, nel suo insieme, rispecchia i nuovi rapporti di forza nel partito più che i voler dell’anziano leader.
E c’è dell’altro. Fonti berlusconiane garantiscono che la «buca» data a Vespa (e prima a Lucia Annunziata) non sono solo dovute a stanchezza, ma risponde alla necessità di rallentare le comparsate tivù. La campagna è partita troppo in anticipo, Silvio ha bruciato carte che in altre occasioni avrebbe calato con freddezza proprio alla fine. Se non frena, ormai rischia l’«effetto noia», lo sbadiglio dell’Italia che cambia canale.
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