P
ubblichiamo l’intervista a Gennaro Scognamiglio, difensore del Novara ed ex Juve Stabia, estratta dal match programme del 9 aprile 2017 distribuito allo stadio Menti prima della partita Juve Stabia – Matera.
Ciao Gennaro hai ancora modo di seguire la Juve Stabia? Ti aspettavi il calo delle Vespe tra gennaio e febbraio?
Seguo molto la Juve Stabia anche per il rapporto che conservo con Fabio Caserta; di certo il girone C di Lega Pro è quello più duro in assoluto, dopo uno splendido girone d’andata un calo nella seconda parte della stagione ci può anche stare ma a questo punto del campionato le vespe devono giocarsi tutto per conquistare un buon piazzamento nella griglia playoff.
Tu hai vissuto le stagioni più emozionanti dell’era Braglia..c’è un aneddoto particolare che colleghi al Mister?
Sia quando prepara le partite, sia nella vita quotidiana dello spogliatoio, il Mister riesce a tirar fuori il massimo dai giocatori e riesce a motivarli tantissimo, più che un aneddoto particolare conservo la certezza di essere cresciuto molto grazie a lui.
Inevitabilmente la giornata che nessuno potrà mai dimenticare è il 19 giugno 2011. Qual è la tua istantanea di quel giorno?
L’immagine più bella è senza dubbio l’ingresso in uno stadio pieno esclusivamente grazie ai nostri tifosi: in quel momento ho capito che ci stavamo giocando qualcosa di importante e grazie a loro abbiamo capito che saremmo riusciti ad agguantare la promozione.
Molti tuoi ex compagni ci hanno confidato che il gruppo compatto ed unito fu l’arma segreta di quella vittoria. Ci sono compagni della tua Juve Stabia con cui sei rimasto particolarmente legato e che senti ancora?
Sì, sento spesso Adriano Mezavilla, ho un buon rapporto anche con Di Cuonzo, Erpen, Corona e Maury.
Durante i tuoi anni in gialloblù avrai sicuramente marcato in allenamento Pavoletti, Zaza e Sau. Ti aspettavi la crescita che hanno poi avuto i tre calciatori e secondo te come mai i primi due non sono riusciti ad incidere a Castellammare.
Si vedeva già in allenamento che Leo, Simone e Marco avessero talento da vendere.
E’ difficile dire come mai non siano riusciti a rendere al massimo, ma ricordo che Pavoletti aveva davanti Giorgio Corona, un esempio in campo e fuori, e ritagliarsi spazio in quell’attacco non era semplice.
Hai avuto modo di vivere il Menti sia come calciatore di casa che come avversario temuto (in occasione del tuo ritorno con la maglia del Benevento). Che sensazione dà il calore della tifoseria stabiese a un calciatore di casa e quale invece ad un avversario?
Giocare al Menti da avversario mi ha fatto un effetto particolare, sa essere una vera bolgia e questo quando sei in campo ti trasmette una carica in più; è lo stadio di una città dove ho vissuto un periodo importante della mia carriera e a cui sarò legato per sempre.
A Castellammare torni spesso e ricevi tutt’ora affetto, c’è soddisfazione per questo apprezzamento costante?
Naturalmente sì, è tuttora una bella emozione entrare al ‘Menti’ anche solo da spettatore.
Un tuo saluto ai tifosi stabiesi.
Saluto i tifosi stabiesi con l’augurio di un finale di stagione esaltante e all’altezza delle aspettative.
Raffaele Izzo
Si diffida dalla riporduzione del presente contenuto senza citazione della fonte