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Furti in appartamento e borseggi

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È ragionevole collegare alla Grande crisi l’aumento di furti in appartamento e borseggi tra il 2007 e il 2010 dopo anni di cali quasi continui. Altri reati contro il patrimonio – come scippi e furti d’auto – continuano invece a diminuire. Anche perché sono sempre meno remunerativi per chi li compie.

I topi d’appartamento? Tornano con la crisi economica

Se in molti paesi il numero dei furti e delle rapine è diminuito costantemente dal 1992 è perché questi reati sono diventati meno remunerativi e più difficili da compiere. Di recente però, almeno in Italia, si registra un aumento di furti in appartamento e borseggi. La spiegazione è nella crisi economica.

Tutto merito della tolleranza zero?

Venti anni fa, quando negli Stati Uniti il tasso di omicidi e quello dei reati contro il patrimonio subì una forte e imprevista flessione si pensò che la tendenza fosse una peculiarità di quel paese e se ne cercarono le cause nelle politiche dei sindaci e dal governo federale. Lo slogan della “tolleranza zero”, attribuito a Rudolph Giuliani, ebbe una grande risonanza e si discusse a lungo se la flessione fosse stata provocata principalmente dall’inasprimento delle pene per alcuni reati e dalla conseguente crescita del tasso di incarcerazione. È solo da poco che gli studiosi si sono resi conto che la diminuzione di molte forme di criminalità era avvenuta, più o meno nello stesso periodo, anche negli altri paesi occidentali e due anni fa la University of Chicago Press ha pubblicato un bel volume, dal titolo Why Crime Rates Fall and Why They Don’t, a cura di Michael Tonry, uno dei più brillanti criminologi americani, che documenta l’importante mutamento e ne propone alcune spiegazioni. Numerosi dati mostrano che il declino del numero dei reati contro il patrimonio è iniziato in momenti diversi, ma a pochi anni di distanza l’uno dall’altro, nei vari paesi occidentali. Nella figura 1, la linea verde e bianca, che riporta la media della quota di persone che hanno subito un reato in trenta paesi, indica che la sua diminuzione è cominciata verso il 1992. Ma le altre curve, riguardanti sette diversi paesi, mostrano che il cambiamento è partito negli Stati Uniti, giungendo in Francia, in Svezia e in Australia cinque o dieci anni dopo.

Figura 1

Barbagli 1

F

onte: M. Tonry [2014]

Una delle spiegazioni più convincenti della diminuzione del numero dei furti e delle rapine verificatasi dal 1992 è quella offerta dalla teoria delle attività abituali, secondo la quale la variazione nello spazio e nel tempo della frequenza di questi reati non dipende tanto dal numero di autori potenziali esistenti, cioè delle persone disposte a commetterli, ma dalla remuneratività dei delitti e dai rischi che comportano. Se il numero dei furti e delle rapine decresce è perché diventano meno remunerativi e più difficili da compiere. I borseggi rendono sempre meno perché nei portafogli sottratti si trovano meno contanti e più carte di credito e bancomat. I furti di auto, di oggetti da auto o quelli in appartamenti sono sempre meno convenenti perché il mercato degli oggetti rubati è saturo e i ricettatori li pagano meno di prima. Compiere questi reati è sempre più difficile perché i beni più interessanti, per chi se ne vuole appropriare, sono sempre meglio custoditi e difesi dai loro proprietari.

La situazione in Italia

Il mutamento è avvenuto anche in Italia. Dal 1992, la frequenza dei furti ha preso a diminuire, seppure in modi e con ritmi diversi a seconda dei vari tipi di questo reato. La flessione degli scippi è stata progressiva e regolare ed è continuata fino a oggi. Nel 2015, il loro numero (per 100mila abitanti) è stato meno di un quarto di quanto era all’inizio del periodo (figura 2). Progressiva e regolare è stata anche la diminuzione del numero di autoveicoli rubati. L’apparente ripresa del 2004, che si può vedere dalla figura 2, è dovuta solo a una discontinuità nella serie storica. In realtà, negli ultimi ventiquattro anni, il numero di auto, motocicli, ciclomotori sottratti ai loro proprietari è dimezzato.

Figura 2

Schermata 2016-09-05 alle 17.39.12

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

Nb: La curva relativa ai furti d’auto è spezzata in quanto la definizione del reato ha subito una diversa formulazione.

Non altrettanto si può dire per altri due tipi di furto, che tanto influiscono sul senso di insicurezza degli abitanti di un paese: i borseggi e i furti in appartamento (figura 3). Anche il loro numero ha preso a diminuire dal 1992. Ma la tendenza è durata poco ed è stata seguita da continue oscillazioni. Nell’ultima fase, la crescita dei borseggi è ripresa nel 2011, quella dei furti in appartamento nel 2007 ed è stata piuttosto forte. Nel 2015 la loro frequenza è stata superiore a quella del 1991. Anzi, il numero dei furti in appartamento ha raggiunto nel 2014 il picco toccato nel 1998, il più alto dell’ultimo mezzo secolo.
La rilevante crescita di questi due tipi di reato nell’ultima fase è probabilmente dovuta alla crisi economica. La loro redditività è minore di un tempo, ma maggiore di quella dei furti di autoveicoli. Il rischio che comportano, per chi conosca bene il mestiere, è più limitato di quello degli scippi. In anni nei quali trovare un’occupazione è diventato sempre più difficile, alcuni appartenenti agli strati marginali sono stati invogliati a dedicarsi a quelle forme di attività predatoria compiute non con la violenza, ma con l’inganno, il raggiro, evitando la vittima o facendo in modo che non si accorga di quanto sta avvenendo.
I pochi dati oggi disponibili fanno pensare che, durante gli anni della crisi, il numero dei furti in appartamento sia aumentato anche in altri paesi europei, mentre negli Stati Uniti ha continuato a diminuire. Speriamo che il lieve calo registratosi in Italia nel 2015 (figura 3) sia riconducibile alla timida ripresa economica.

Figura 3

Barbagli 3

Fonte: elaborazione su dati Ministero dell’Interno.

MARZIO BARBAGLI

Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, è stato direttore dell’Istituto Cattaneo di Bologna, professore ordinario di sociologia a Bologna e Trento, visiting scholar in numerose università americane, inglesi e australiane. Ha diretto l’Osservatorio nazionale sulle famiglie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ stato consulente del Ministero dell’Interno come direttore scientifico di quattro rapporti sulla criminalità in Italia e membro del Consiglio dell’Istat. E’ autore di numerosi libri, fra i quali “Congedarsi dal mondo. Il suicidio in Occidente e in Oriente”, vincitore del premio Mondello per la saggistica. E’ professore emerito all’Università di Bologna e Accademico dei Lincei.

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