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Funerali di Michela Murgia in un tripudio di folla

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In un tripudio di folla si sono svolti a Roma, nella chiesa degli artisti, i funerali della scrittrice Michela Murgia

Funerali di Michela Murgia in un tripudio di folla

In un assolato pomeriggio di agosto, nella chiesa romana degli artisti in Piazza del Popolo, sono stati celebrati i funerali della scrittrice Michela Murgia, in un tripudio di folla, commossa e variopinta.

Lettori, ammiratori, politici, militanti, gente comune e partigiani, tutti – nonostante il caldo – si sono ritrovati in piazza e per le vie adiacenti per dare un saluto a colei che ormai affettuosamente tutti chiamiamo Michela.

Ma soprattutto per dare un senso al dolore della sua irrimediabile perdita. Per trasformare un funerale in un fatto politico, di adesione alle sue idee ed alle sue lotte per una società meno ingessata e più aperta verso l’autenticità nei rapporti affettivi al di fuori ed al di sopra dei rigidi schemi borghesi e tradizionali.

Scrittura come impegno sociale e politico

Michela Murgia è stata una scrittrice che non ha fatto solo letteratura colta, raffinata e potentemente espressiva. Lei ha vissuto la scrittura come impegno sociale e politico. Il suo narrare non è mai stato fine a se stesso.

Le sue pagine, sia dai libri ma anche dai giornali e dai social, hanno sempre affrontato con coraggio tutte le tematiche etiche, di costume e di politica che attraversano ed agitano la vita della società italiana di questi decenni.

Le persone che a migliaia hanno sfidato la calura di un assolato pomeriggio agostano dimostrano quanta – e quale – presa Michela ha fatto nelle coscienze di chi l’ha conosciuta ed apprezzata, per il suo indiscusso coraggio. E per la sua sarda fierezza che ha sempre sventolato come un vessillo, colmo di dignità.

La Basilica di Santa Maria in Montesanto è abituata ai tributi di affetto verso gli artisti. Ma quello di oggi è stato speciale, animato da migliaia di persone comuni. Presenti poche celebrità, ma presenti anche tanti cuori che palpitavano e tanti occhi che piangevano una Donna, forte e coraggiosa.

Forte e coraggiosa nel difendere le sue idee. Ma anche nel vivere la sua malattia che ha affrontato con dignità e senza piagnistei. Dando a tutti noi una lezione di vita. Paradossalmente, la sua morte ci insegna a vivere.

L’annuncio della sua malattia (ormai in stadio avanzato), la scelta del matrimonio “in articulo mortis”, la lucidità di scegliere le letture per il suo funerale e l’addobbo floreale (fatto solo di essenze vegetali della sua Sardegna), son tutti gesti che lei definirebbe “politici”. A suggello di una scelta di vita e di un auspicabile modello di società inclusiva.

God save the queer

Si è battuta per un modello di famiglia che fosse un autentico nido di amore, di affetto e di scelta consapevole. Non certo fondato sugli scontati vincoli di sangue, quello che lei ha chiamato “queer family”.  Un’ammiratrice ai funerali, addirittura, ha esposto lo striscione “God save the queer”, la scritta che Michela Murgia aveva esibito sul suo candido abito da sposa.

La sua “queer ” è composta da ben  dieci persone, tra cui i suoi quattro “figli d’anima”. Altro tema a lei tanto caro è proprio questo della genitorialità, consapevole e volontaria. Propugnando il tema della scelta d’amore che si contrappone al sangue. Diventare genitore “queer ” è un disinteressato disegno di vita che è diverso dall’obbligo biologico di allevare e sostentare la propria prole.

Cristo porta del Cielo

Il rito funebre è stato celebrato da don Walter Insero, amico storico della Murgia. Nell’omelia ha ricordato il brano del Vangelo di Giovanni (10, 1-10) – scelto da Michela! – in cui Cristo dice di essere la porta del Cielo. Pur nel dolore e nella sofferenza la “nostra” non ha mai perso la fede.

Toccante il messaggio che il cardinale Zuppi, presidente della CEI, ha voluto far pervenire: “Il libro della sua vita non è finito, le sue pagine continuano a essere scritte con lettere d’amore. Lei lo ha scritto con passione”.

Alla fine della messa ha detto parole commosse lo scrittore Roberto Saviano, storico amico della Murgia, con la quale ha condiviso anni di lotte, di contestazioni, di vittorie e di amarezze dettate da odio e incomprensioni.

Michela Murgia: una che sceglieva

Egli ha ricordato che “ Michela era una che sceglieva. Perché il silenzio di fronte all’orrore l’avrebbe resa infelice. Scegliere è l’unica cosa che la faceva sentire in asse con sé stessa”. Sia dal lato umano che politico “le scelte di Michela possono essere sintetizzate in: non essere soli, non lasciare soli”.

Eppure su di lei è stato vomitato tanto odio, perché “in questo paese in molti l’hanno considerata una nemica politica”. Lunghissimi applausi hanno accolto la sua toccante testimonianza.

Ha parlato poi la scrittrice amica Chiara Valerio, rivolgendosi a Michela non al passato ma al futuro, perché Lei continuerà a vivere con noi e tra noi con i suoi scritti e le sue idee.

E con le battaglie che in suo nome e col suo nome si continueranno a combattere per una società molto più tollerante ed inclusiva, come in molti, a margine delle esequie non hanno mancato di ricordare e rimarcare.

Michela, ci hai regalato la tua sottile e robusta intelligenza, ci hai donato speranze, ci hai additato strade da percorrere. Te ne siamo grati. Incondizionatamente.

Ti sia lieve la terra.

di Carmelo TOSCANO


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