Carmelina Micalizzi, la rappresentante legale della Fratres di Letoianni (ME) racconta la circostanza con evidente rammarico. E dalle carte questa vicenda sembra anche più indecifrabile.
La Fratres di Letoianni è un’associazione no profit consolidata da 25 anni che porta avanti il progetto di donazioni del sangue e che oggi può vantare un’Unità di Raccolta fissa all’avanguardia, accreditata con D.A. del 30 giugno 2015.
Improvvisamente però, in data 12 ottobre 2017, il Dipartimento Risorse Umane e Finanziarie ASP MESSINA, con note rispettivamente nn.77405 e 77407, ha comunicato a due dott.sse, Cavallaro e Caminiti, volontarie della Fratres di Letoianni, nonché dipendenti dell’UOC di Medicina trasfusionale P.O Taormina e p.c. all’Associazione Donatori Sangue Fratres di Letojanni, che «l’attività di volontariato … è in “conflitto di interessi” ai sensi dell’art. 4 c. 7 L. 412/91 e degli articoli 60 e ss del Testo Unico approvato con DPR 10/1/57 N. 3 e che pertanto non può essere esercitata». Tale conflitto è ribadito anche dal Regolamento aziendale approvato con delibera n. 2962/DG dell’11/12/2015 che, all’art. 4, recita “sono in conflitto di interessi le attività che comportano prestazioni rese a favore di soggetti nei confronti dei quali l’Azienda svolge funzioni di controllo o vigilanza e con i quali abbia rapporti commerciali”.
Conseguentemente le due dott.sse si sono autosospese dalla Fratres di Letoianni, sicché quest’ultima, in mancanza dei competenti responsabili della trasfusione, ha dovuto sospendere la raccolta di plasma.
La presidente della Fratres, Carmelina Micalizzi, ha inviato il 27 ottobre 2017 una nota all’assessore regionale alla Salute, al Dipartimento regionale Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, al Centro regionale sangue e all’Asp di Messina, facendo presente che in attesa di chiarimenti, le dottoresse Cavallaro e Caminiti hanno comunicato la propria spontanea autosospensione dalle cariche e che ciò comporta l’interruzione della raccolta sangue programmata per domenica 29, che secondo la Fratres determinerà una mancanza di sangue stimabile dalle 150 alle 200 sacche, ai danni dei pazienti del Servizio di immunoematologia e medicina trasfuzionale dell’ospedale di Taormina. Ha ulteriormente precisato che “L’Unità di raccolta Fratres di Letojanni è stata accreditata dalla Regione nel 2014 e la verifica dei requisiti svoltasi il 29 maggio scorso ha avuto esito positivo, mentre tutta la documentazione ispezionata e vidimata dagli ispettori è stata redatta dalle dottoresse Cavallaro e Caminiti, che hanno anche fornito il loro curriculum da cui si evince come siano dipendenti dell’Asp e che la loro attività nella Fratres è puramente volontaria e gratuita”. Secondo la presidente dell’associazione di donatori la frase (scritta dal commissario dell’ASP di Messina dr. Sirna) in cui si dice che “l’Azienda svolge funzioni di controllo o vigilanza (su Fratres) appare assolutamente non pertinente al caso, in quanto l’Asp non esercita su Fratres alcuna funzione di controllo e vigilanza e gli unici rapporti tra Fratres e Asp sono di tipo organizzativo e non autorizzativo e di controllo, in quanto i due medici non sono sottoposti nella loro funzione all’interno dell’associazione (a titolo gratuito) ad alcun controllo da parte dell’Asp nè hanno mai assunto funzioni direttive, sicché non può mai configurarsi sotto alcun aspetto incompatibilità o conflitto di interessi. Quanto ai rapporti commerciali, Fratres e Asp hanno stipulato una convenzione con la quale non si instaurano rapporti commerciali. L’associazione di volontariato può essere tranquillamente svolta – conclude Carmelina Micalizzi – e si richiede formale autorizzazione a svolgere i ruoli messi in discussione entro e non oltre 10 giorni, stante l’urgenza di riprendere l’attività di raccolta sangue a favore dei malati bisognosi di terapia trasfusionale indebitamente interrotta”.
u>A questo punto sorgono alcune mere domande:
Ma perché fare volontariato, se non retribuito o remunerativo, è considerato dalla Legge e Giurisprudenza una “attività” ?
Ma perché fare volontariato non retribuito o remunerativo, determina delle “prestazioni rese a favore di soggetti” che confliggerebbero a prescindere con i “rapporti commerciali” dove si lavora ?
Ma poi quale sarebbe l’eventuale danno economico nei confronti dell’ASP da parte di due proprie dottoresse che svolgono, in una struttura di solo volontariato, la raccolta del sangue di cui si beneficerebbe l’ASP medesima anche in termini di risparmio ?
Infatti c’é un’altra considerazione da aggiungere per quanto si è cercato di comprendere.
Una struttura di volontariato, per la raccolta del sangue riceverebbe un rimborso da parte dell’Asp di circa 50 euro a sacca. Se la stessa raccolta fosse effettuata presso il centro trasfusionale della medesima ASP la sacca costerebbe circa 30 euro. Ma chiaramente non ci sono volontari che si fanno almeno 50 chilometri (tanto dista Letoianni da Messina) per recarsi al centro trasfusionale pubblico. Sicché s’innescherebbe la nota carenza di sacche di plasma. Conseguentemente l’ASP, se dovesse trovarsi obbligata a rifornirsi fuori dal suo bacino, sembra che debba pagare, almeno da sommarie informazioni verbali assunte, circa 250 euro a sacca. Se così fossero i numeri, non si comprende il perché del fermo di raccolta sangue di cui sopra.
Si è svolta pertanto una profana ricerca Giurisprudenziale.
Dal sito AIOP.IT (Associazione Italiana Ospedalità Privata) riportiamo alcuni stralci: “… Com’è noto, l’art. 4, comma 7, della legge n. 412 del 30 dicembre 1991 prevede l’incompatibilità assoluta tra il rapporto di lavoro con il Servizio sanitario nazionale e lo svolgimento di attività professionale di qualsiasi natura con una casa di cura accreditata. I medici legati al S.S.N. da un rapporto di impiego non possono dunque esercitare alcun tipo di attività professionale, sia essa di natura autonoma o subordinata, in favore di una struttura privata convenzionata o accreditata con lo stesso S.S.N., anche se ciò avvenga in una singola unità operativa non convenzionata facente parte della struttura generale convenzionata o in virtù di una convenzione, della struttura privata con il S.S.N., operante in una disciplina diversa da quella per la quale il medico dipendente presta servizio presso la struttura pubblica …].
Tuttavia, anche qui si ripete il termine “attività”, per cui nuovamente si ripropone in merito la prima domanda sopra esplicitata. Come pure se il volontariato è assimilabile ad una “struttura privata convenzionata o accreditata con lo stesso S.S.N”.
Si è quindi esaminato il “Regolamento aziendale in materia di attività extraistituzionale occasionale da parte del personale dipendente ed l’anagrafe delle prestazioni ex art. 53 D. Lgs. 165/2001 e s.m.i. dell’A.S.P. Messina” n. 2962/DG dell’11/12/2015 citato nella nota dell’ASP del 12 ottobre 2017 di cui sopra, in particolare il richiamato art.4: “… Vi è conflitto di interessi con il S.S.N. non solo in presenza di una situazione reale ed accertata, ma in tutti i casi in cui tale ipotesi risulti anche solo meramente potenziale. Sono in conflitto di interessi le attività che comportano prestazioni rese a favore dì soggetti nei confronti dei quali l’Azienda svolge funzioni dì controllo o vigilanza e con i quali abbia rapporti commerciali. Sono altresì incompatibili, le attività che arrechino danno o diminuzione all’azione e al prestigio dell’Azienda. In particolare, sussiste conflitto di interessi nei seguenti casi: l’instaurazione di rapporti di lavoro di qualsiasi natura o l’effettuazione di prestazioni, anche occasionali, in favore di soggetti nei confronti dei quali il Dipartimento o la Struttura di appartenenza del dipendente svolgano funzioni di vigilanza, controllo e accertamento/contestazione di illeciti o di applicazione delle relative sanzioni; l’instaurazione di rapporti di lavoro di qualsiasi natura o l’effettuazione di prestazioni, anche occasionali, in favore di soggetti con ì quali l’Azienda intrattiene rapporti contrattuali in materia di appalti di lavori o di fornitura di beni e servizi o, comunque inclusi nell’elenco dei propri fornitori eccettuate le attività di formazione, in relazione alle quali le valutazioni circa la sussistenza o meno di eventuali profili di incompatibilità verranno effettuate con riferimento al singolo caso concreto; L’instaurazione di rapporti di lavoro di qualsiasi natura o lo svolgimento di prestazioni professionali da parte dei dipendenti dell’ASP in favore di soggetti che svolgono la propria attività in ambito sanitario, sociosanitario, farmaceutico veterinario, salvo le prestazioni rese a titolo gratuito esclusivamente presso associazioni di volontariato o cooperative a carattere socio assistenziale senza scopo di lucro; lo svolgimento di attività imprenditoriali, in forma individuale o collettiva, sottoposte a vigilanza del servizio/dipartimento di appartenenza; la titolarità o compartecipazione in imprese, individuali o collettive o l’assunzione di cariche in società, aziende o enti che operano nel settore sanitario, sociosanitario, farmaceutico o veterinario- o che sono inseriti nell’albo dei fornitori dell’azienda o con ì quali l’azienda intrattiene comunque rapporti economico-contrattuali; Io svolgimento di attività per le quali siano previsti turni notturni e/o festivi o un orario settimanale o un impegno orario che, sommato a quello svolto presso l’ASP, superi ì limiti stabiliti dalla legge e/o non consenta di rispettare i riposi giornalieri o settimanali previsti dalia medesima, in particolare dal Dlgs. n. 68/2003. 1 responsabili di volta in volta interessati verificheranno, per quanto di competenza, l’assenza degli impedimenti citati e rilasceranno il parere in merito alla richiesta di autorizzazione del dipendente”.
Qualcosa, a semplicistico avviso, non sembra pertanto complessivamente chiaro in questa decisione dell’ASP di Messina del 12 ottobre 2017 di cui sopra, considerato pure quello che la stessa ASP dichiara nel proprio regolamento.
Non siamo inquirenti e tanto meno Giudici e pertanto non possiamo andare oltre. Però c’è un ultimo aspetto che riteniamo si debbano ulteriormente rilevare.
Ho visto lo sconcerto dei volontari della Fratres di Letoianni. Sembrava quasi fosse stato loro rubato quell’entusiasta collante di solidarietà verso il prossimo che fa la differenza interiore tra la misantropia del sistema solo consumistico e una società progressista e civile.
Purtroppo il nostro Stato eccede in burocrati, giuristi, economisti, ecc. e poco in sensibili studiosi della psiche umana, quindi è scarsamente attento a non compiere evitabili tormenti psicologici individuali e collettivi, i quali non solo poi diventano anche difficili da gestire e soprattutto recuperare, ma specialmente quando si sommano minano la coesistenza sociale.
Impedire per degli incomprensibili cavilli burocratici a dei volontari di donare il sangue, quando peraltro ciò costituirebbe persino un vantaggio economico per il sistema sanitario, è uno di quei pessimi segnali autocratici che poi generano solo distacco e distanza dallo Stato e specialmente generale sfiducia.
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