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Castellammare di Stabia

Fra moglie e marito violento, ci mancava solo il Monsignore contento

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Dopo la Trattativa, si allarga anche la Chiesa. Don Michele Crociata, invita al silenzio le donne vittime di violenza, testimoni compresi, in base al detto: fra moglie e marito …..

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uando udii, l’attuale Papa, assumere il nome di Francesco, azzardai il pensiero che in tempi di guerra, anche la Chiesa avesse tirato finalmente fuori l’artiglieria pesante.

Francesco, il nostro Santo Patrono, quel giovane anarchico, che oggi forse definirebbero psicotico, che parlava con gli uccelli, come con i lupi, il più puro e commovente di tutti, il più famoso e titolato, non aveva mai trovato un candidato tanto coraggioso e atipico da assumere il suo nome. Per cui, da allora, nutro fiducia in quel Francesco, guardato in cagnesco anche dai suoi, come avviene agli integerrimi da noi.

Fra moglie e marito … a lui vorrei sottoporre questo pensiero espresso e ribadito da Monsignor Antonio Michele Crociata, di Castellammare del Golfo in quel di Trapani.

Si, perché Papa Francesco aveva anche scritto a questi signori, in questa parrocchia dove si venera la figura di Santa Maria Goretti, e la si propone come protettrice ufficiale delle donne vittime di violenza Per la cronaca, la Marietta in questione, venne uccisa brutalmente da tale Alessandro Serenelli, in quanto si oppose, allo stupro che il gentiluomo voleva imporle, pur perdonandolo con l’ultimo rantolo.

Quindi, in materia di protezione, più scarsa, non la potevano trovare… molto meglio chiamare i carabinieri anche con un piccione viaggiatore in mancanza d’altro.

Ma in fondo, perché proteggersi da violenze familiari o stupri? Si sa che fra moglie e marito …!

Non è più bello morire da piccoli con i peli a batuffoli che da grandi soldati, con i peli bruciati?

Quindi, Marietta morta a 12 anni, per essersi opposta ad uno stupro, vergine e martire, dovrebbe diventare la nostra icona, la santa protettrice e già questo appare inquietante.
Tra moglie e marito…può capitare.

Fra moglie e marito violento

Monsignor Crociata, non si è limitato infatti all’omelia, la cui lettura, già ci fa sgorgare l’inchiostro dalle vene per rispondergli qualcosa subito ma siccome è un prete dei tempi nostri, utilizza anche i Social per appestarci con i suoi omertosi pareri del fra moglie e marito.

Il giornalista dell’Ansa, Gianfranco Criscenti, dalla sua pagina Facebook, che Dio lo benedica, all’indomani di una sentenza di ergastolo per un femminicidio del 2019, sollecitava le donne a reagire immediatamente, contattando il 1522 o le forze dell’ordine e denunciando le violenze subite.

Ecco che il nostro difensore della “Famiglia”, Don Crociata, sentendosi chiamato in causa, ha prontamente catechizzato dal pulpito, il giornalista, a suo dire… esagerato!

Fra moglie e marito violento

Vi riporto qualche perla, caduta da un vero rosario di massime, sciorinate dal monsignore…

“Fra moglie e marito può succedere…non bisogna esortare le donne a denunciare, il tuo
consiglio, mi sembra eccessivo…anche le mogli del resto, talvolta mancano nei confronti dei
mariti…può capitare dunque…bisogna accettare via!!…non esageriamo!”

I concetti espressi nel post si vanno ad aggiungere a quelli dell’omelia e a quelli che troverete direttamente sulla pagina Facebook del monsignore.

Feroce e convinto antiabortista, fin qui ci sta, calcolando che un suo collega ha paragonato l’aborto all’olocausto con una scioltezza invidiabile, cosa vuoi che ne pensi uno così.

Contrario a qualunque legge contro l’omofobia, antieuropeista convinto e ammiratore di Orban, un altro che i diritti umani li tiene notoriamente in cima alla scala dei valori…

Certo che mi aggiungerò al coro dei normodotati che si sta sollevando massiccio, contro questa Crociata del don ma in realtà, oseremmo sperare anche qualcosa di più.

Fra moglie e marito violento

Siamo appesi a un filo da tempo, aspettiamo le decisioni della Consulta con grande apprensione. La mafiosita’ avanza e i passi determinanti che ci attendevamo dai nostri politici, non arrivano…

Ecco perché da eretica, oggi sento di aver maggior fiducia in Papa Francesco, che nelle nostre laiche istituzioni, che pur non dipendendo da precetti religiosi, sicuramente dipendono da qualcosa di persino meno chiaro del mistero della fede.

Oggi sogniamo un Papa, che da’ una lezione a tutti, mafiosi, massoni, politici, deviati, corrotti o preti fino all’ultimo dei suoi adepti che ritiene meglio perdonare l’aguzzino, che proteggere la vittima.

Quel Francesco che prima ne avrebbe parlato con gli uccelli e con i lupi, poi sarebbe andato a rotolarsi con i porci e infine avrebbe ottenuto l’impossibile.

Abbiamo bisogno di speranza, di qualcosa in cui credere ancora, abbiamo bisogno di giustizia e forse anche di un miracolo.

Non chiederemo a monsignor Crociata cosa ne pensa, ad esempio dei preti pedofili, perché ne abbiamo sentite già abbastanza ma sogniamo stormi di uccelli levarsi nel cielo e lupi ululare alla sua porta.

Catechesi per tutti, anche per chi non ne vuole, per capire anche che: Fra moglie e marito violento….

Sembra una provocazione, una parodia lo so, e vorrei averla pensata io, invece è proprio il titolo di uno dei libri pubblicati da don Crociata, uno che l’imposizione ce l’ha nel sangue e la divulga pure.

Lo so che anche noi, siamo pieni di corrotti, mafiosi, massoni e deviati di ogni genere ma noi siamo le anime perse, le pecorelle smarrite, mica i saggi pastori che conoscono la via.

Un mafioso all’antimafia è molto più grave di un mafioso con la lupara che spara in mezzo alla piazza piena di gente. E le parole di monsignor Crociata, pesano come palle di cannone, tirate giù dal pulpito a casaccio.

Forse dovremmo tutti recarci nei relativi stabbioli a tentare di convincere almeno i maiali, delle nostre tesi, dando nel contempo…una bella ripulita e derattizzata, a tutti gli ambienti che ci competono.

Fra moglie e marito violento

A sorella Luna, nel frattempo, continuiamo a urlare forte di chiamare i Carabinieri, la Polizia o il 1522 alla prima violenza, tanto la vergine e martire ce l’hanno già e il loro sacrificio non porterebbe comunque a nulla, neppure ad una beatificazione.

Proprio ieri sono corsa sull’ennesima scena del crimine d’amore…madre insanguinata, fugge di casa con i bambini per mano. Lui voleva accoltellarli tutti ma per una volta sorella luna è riuscita a scappare, mentre il carnefice assediato dai carabinieri, allertati da vicini “esagerati”, alla fine, ha rivolto quel coltello e la sua rabbia, verso se stesso.

Che dire? Forse questo tipo di beato ancora non ce l’hanno e l’ingegnere ha comunque speranze di carriera, ci perdonerà il monsignore, se noi invece ci stringiamo a quella moglie, a quella madre e a quei bambini, ben felici, che per una volta almeno, sia andata cosi!

IL TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA DEL VESCOVO

“Quest’anno la festa risente in modo particolare della sua ricorrenza nel corso dell’anno giubilare straordinario della misericordia, come messo in particolare rilievo del Messaggio che papa Francesco ha voluto indirizzare alla nostra diocesi, insieme a quella di Albano, con riferimento ai luoghi del martirio e della morte della piccola santa.

Ne avvertiamo fortemente la responsabilità, in quanto la nostra città e tutta la piana pontina sono affidate al suo alto patronato e questa parrocchia, che ne porta il titolo, ce lo ricorda con particolare evidenza quale seconda della città per fondazione.

Abbiamo già avuto modo di accogliere e meditare l’autorevole testo magisteriale nei suoi temi essenziali, quali il servizio in famiglia, la spiritualità e il culto dell’Eucaristia, la fedeltà e la resistenza al male anche di fronte alla minaccia della forza bruta e alla volontà omicida, la pronta disponibilità al perdono e il desiderio che perfino l’offensore fosse ammesso con lei in paradiso.

Nel contesto di una breve vita interamente vissuta nel segno di Dio e con il senso del bene, le letture ci aiutano a entrare con infinita discrezione in una interiorità profondamente animata dallo Spirito, che si manifesta con la fiducia nella forza di Dio contro ogni minaccia e oppressione (Sir 51,6b-12), nella certezza che forza e grandezza di Dio non hanno criteri umani di misura e di manifestazione, ma penetrano e operano anche, e forse ancora di più, in ciò che è umanamente debole per dare modo alla potenza dello Spirito di Dio di agire liberamente (1Cor 1,26-29; 2,14).

E il Vangelo, infine, che svela il segreto della logica e della esistenza evangelica, capovolte rispetto a quelle del mondo perché vedono sorgere attraverso la morte la vita e vedono la vita affermarsi nel dono di essa fino a perderla ma nella certezza di ritrovarla ricambiata e ridonata nella forma irreversibile e gloriosa della risurrezione (Gv 12,23-25).

Questi spunti così suggestivi e importanti per la nostra vita suggeriscono di dare una direzione specifica alla nostra riflessione, anche raccogliendo un tema che è stato evocato in qualche intervento pubblico, e cioè la proposta di fare di S. Maria Goretti la patrona delle donne vittime di violenza.

Non è su questo che vorrei esprimermi, anche perché non saprei dire al momento se una tale proposta sia opportuna e appropriata.

Di sicuro, l’accostamento tra la nostra piccola Marietta e la serie delle innumerevoli vittime femminili della violenza maschile viene spontaneo.

Insieme a voi, vorrei in questa sede sottolineare soprattutto ciò che tale accostamento ci permette di capire più profondamente e in che modo esso ci può aiutare a meglio vivere questo nostro tempo.

Non c’è dubbio che colpisce, almeno chi vi si soffermi anche solo brevemente, il crescendo del numero di casi di cosiddetto femminicidio che le cronache ci riferiscono.

Bisognerebbe chiedersi che cosa un tale fenomeno significhi, in un tempo in cui dovrebbero risultare superati tutti gli stereotipi che hanno fatto della donna nel passato un oggetto, più che un soggetto, del dominio del maschio, del padre prima e poi del marito.

Risulta davvero strano, dopo decenni di conquiste – o presunte tali – di diritti da parte delle donne e dopo il raggiungimento di una sempre più completa eguaglianza con gli uomini, che la riduzione della donna ad oggetto non solo continui come prima, ma addirittura arrivi a esprimersi in forme estreme per riaffermare, più o meno consapevolmente, una sottomissione che si voleva superata definitivamente, una cosificazione a parole respinta da tutti e in ultimo, in alcuni casi, la sua cancellazione con la morte quando essa tenti di sottrarsi definitivamente alla logica del possesso e dell’abbrutimento.

Che cosa non ha funzionato? Qual è la causa di un simile paradosso?

Come autorevoli commentatori hanno messo in evidenza, sono diversi i fattori che concorrono a produrre certi effetti. Accenniamo solo a due di essi. Uno dei più importanti è l’educazione inadeguata, soprattutto dei bambini, ma non solo di essi.

Inadeguata perché manca la percezione della distanza tra il desiderio e il suo appagamento.

Se non c’è distanza, perché tutti i desideri vengono subito appagati, allora avviene che non c’è distanza tra me e l’oggetto del mio desiderio, e se non c’è distanza non c’è nemmeno differenza, esso mi appartiene a prescindere, senza poter distinguere tra cose e persone; è un desiderio diventato cieco, che agisce ciecamente.

Manca la capacità di aspettare, di valutare, di decidere; il nostro cieco istinto decide al posto di noi, della nostra volontà e della nostra coscienza.

C’è un altro motivo – di tipo culturale – che si combina con questo. La cultura radicale libertaria, che non si accontenta di esaltare la libertà – cosa sacrosanta – ma afferma una libertà senza condizioni e senza limiti di nessun genere, promuove una sorta di culto di sé e della possibilità di fare anche di se stessi ciò che si vuole; solo che il sé per lo più si riduce all’istinto, al suo potenziamento e alla sua espressione senza limitazioni di sorta.

La stessa pubblicità fa leva sugli istinti più elementari per associare i meccanismi del desiderio con i prodotti del mercato rendendoli il più possibile appetibili, ma facendo passare anche l’idea che è naturale e inevitabile seguire il proprio cieco istinto.

Solo che l’uomo non è solo istinto e il grado di civiltà raggiunto, a tutti i livelli, è proporzionale esattamente al grado di orientamento e di guida della forza bruta dell’istinto.

Oggi è difficile fare questi discorsi, perché si pensa subito che siano repressivi. E invece non è così, perché saper governare se stessi, saper dire a se stessi sì o no a seconda delle situazioni e dopo una valutazione responsabile, questo è indice di umanità, mentre non lo è il seguire l’istinto cieco e irrazionale, come lo dimostrano le conseguenze estreme di tale modo di pensare e di vivere.

Santa Maria Goretti, al di là delle rappresentazioni oleografiche e devote, è un segno di tutto ciò, cioè di una umanità compiuta, educata e matura.

Ad essa l’ha condotta una educazione umana e cristiana che le ha insegnato a distinguere tra bene e male, a conoscere la distanza e la differenza tra il desiderio e la sua realizzazione; soprattutto le ha insegnato la differenza tra piccoli e grandi desideri, e cioè che la persona umana è un essere desiderante che porta dentro di sé una sete di infinito, un desiderio infinito di vita a cui tutti i desideri vanno rapportati e che la fede indica come apertura illimitata a Dio quale vero appagamento del bisogno profondo che abita ciascuno di noi.

In questa maniera si impara anche che ognuno di noi è fatto per Dio e che Dio è per ognuno di noi; e che c’è una grandezza nascosta in ciascuna persona che non può essere nemmeno lontanamente ridotta a meno di una persona, cioè a un oggetto di desiderio tra altri.

L’esempio di S. Maria Goretti ci aiuti a comprendere il tempo che viviamo e a comprendere anche noi stessi, il senso e il valore di ciascuno, per imparare e praticare relazioni improntate alla delicatezza e al rispetto, soprattutto coltivate con amore e verità alla presenza di Dio, al quale alla fine dovremo rendere conto di ciò che siamo e di ciò che abbiamo fatto”.

Lorenza Sabatino / Redazione

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