Guerra commerciale: Washington lancia dazi aggiuntivi del 25% su 34 miliardi di dollari di beni cinesi. Colpiti prodotti dell’industria aerospaziale, telecomunicazioni, robotica, macchine industriali, automobili, nuovi materiali. La Cina “costretta” a imporre tasse aggiuntive del 25% su 545 prodotti Usa dello stesso valore, compresi soya, automobili, frutti di mare, altri prodotti agricoli. Si prevede una riduzione del Pil dello 0,5% in entrambi i Paesi. Il trasferimento forzato di proprietà intellettuali e tecnologiche e il protezionismo del mercato cinese condiviso da Usa e Europa.
span style="font-family: Arial, sans-serif;">Pechino (AsiaNews) – Oggi, poco dopo mezzogiorno (alle 12.01), sono entrate in vigore le sanzioni Usa sulle importazioni cinesi, dando il via a quello che il ministero del commercio di Pechino ha definito “la più grande guerra commerciale della storia”.
Dopo mesi di minacce reciproche, la Rappresentanza Usa del commercio ha precisato che da oggi verranno posti dazi aggiuntivi del 25% a 34 miliardi di dollari di beni cinesi importati che riguardano prodotti dell’industria aerospaziale, telecomunicazioni, robotica, macchine industriali, automobili, nuovi materiali.
La Cina aveva già promesso che “sarebbe stata forzata a prendere le misure necessarie per difendere gli interessi base della nazione e del popolo”. Per questo, ieri, l’Amministrazione generale delle dogane ha dichiarato che la mossa Usa avrebbe provocato la rappresaglia di Pechino. Già a metà giugno, il ministero cinese del Commercio aveva detto di voler imporre tasse aggiuntive del 25% su 545 prodotti Usa dello stesso valore, compresi soya, automobili, frutti di mare, altri prodotti agricoli.
All’origine della “guerra dei dazi” vi è la duplice accusa da parte Usa verso la Cina che aiuta con facilitazioni i prodotti cinesi esportati, alleggerendone il prezzo sui mercati internazionali. L’altra accusa è il fatto che la Cina impone a imprese straniere che vogliono lavorare nel Paese di condividere il loro know how con i partner cinesi, risultando in un trasferimento forzato di proprietà intellettuali e tecnologiche. Pechino non ha mai negato tali accuse.
Quest’oggi, il ministero cinese del commercio bolla invece l’atteggiamento Usa come “un tipico comportamento da bullo, che avrà un pesante impatto sull’industria globale”, venendo a colpire anche compagnie internazionali “innocenti”, fra cui anche imprese statunitensi. In effetti, molti prodotti colpiti dai dazi sono prodotti in Cina, ma usando materiali e semi-lavorati da diversi Paesi, fra cui gli stessi Usa.
William Zarit, presidente della Camera di Commercio Usa in Cina, ha dichiarato al Global Times che “in una guerra commerciale non vi sono vincitori… Noi spingiamo i due governi di tornare al tavolo dei negoziati per discussioni produttive che possano giungere a risultati – basati su equità e reciprocità, invece di incrementare la situazione presente”.
Esperti prevedono che la “guerra dei dazi” provocherà una riduzione di circa lo 0,5% del Pil di entrambi i due Paesi. Gli economisti calcolano che diverse economie asiatiche, legate alle catene di produzione in Cina, avranno dei contraccolpi. Fra questi vi è Taiwan – che rischia un 2% del suo Pil -, seguita da Malaysia, Corea del Sud e Singapore.
Nei giorni scorsi, Pechino ha cercato di coinvolgere l’Unione europea a fare fronte comune contro i dazi degli Stati Uniti. Ma gli europei, che sono anch’essi colpiti da dazi Usa su acciaio e automobili, condividono con gli Usa le preoccupazioni sul trasferimento forzato delle proprietà intellettuali e accusano la Cina di avere un mercato troppo protetto.
/asianews
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