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l 24 marzo del 1944 Roma visse una pagina tragica della Resistenza. I tedeschi, in rappresaglia ad un attentato compiuto dai partigiani contro un battaglione di soldati in via Rasella, rastrellarono 335 uomini inermi e li trucidarono barbaramente come vendetta esemplare.
Le vittime furono scelte a caso tra i detenuti delle carceri romane di Regina Coeli e di via Tasso. La maggior parte di essi erano detenuti politici, che si erano opposti alla dittatura fascista. Si trattava di antifascisti pacifici, che avevano avuto solo il torto di amare la democrazia. Erano professionisti di varie professioni: avvocati, notai, medici, professori, artisti… Anche di diversa appartenenza politica e culturale. Tra costoro anche diverse decine di appartenenti alla Libera Muratorìa, carcerati solo per la semplice appartenenza alla Massoneria. Che Mussolini prima aveva assecondato e blandito e poi saccheggiato e perfino derubato dei suoi possedimenti. Vedi l’esproprio di Palazzo Giustiniani, attuale sede del Senato della Repubblica.
Lo strazio del marzo ’44 divenne il simbolo della spietatezza dell’occupazione nazista per svariati motivi: l’efferatezza, l’alto numero delle vittime, la loro inerme estraneità ai fatti.
Questa ricorrenza suscita sempre in noi orrore e raccapriccio per la crudeltà con la quale si svolsero i fatti.
Anche il mondo politico oggi ha commemorato questa immane ferita che la guerra ci ha lasciato. Per tutti, citiamo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che in proposito ha scritto: “è dovere di tutti rendere omaggio a queste vittime e coltivare la memoria, unico antidoto all’odio cieco e barbaro della guerra . Oggi più che mai, il ricordo di questo eccidio è un monito contro il pericolo di degenerazioni autoritarie e sanguinose ed un richiamo alla difesa dei valori della democrazia, della fratellanza, della libertà. La memoria ci unisce e ci rende più forti, più solidali, più rispettosi della vita, più ancorati alla pace. Per questo, mai dimenticare”.
Le guerre sul nostro pianeta non si sono mai fermate e chissà se mai si fermeranno. Attualmente nel globo se ne combattono diverse decine, nei vari continenti. In Europa, dopo il secondo dopoguerra, abbiamo assistito alla guerra dei Balcani negli anni ’90 ed adesso alla guerra di Ucraina.
Quindi non illudiamoci che noi europei ormai ne siamo immunizzati. La guerra è sempre vicina alle nostre porte e noi non dobbiamo mai stancarci di ribadire sempre il valore del dialogo e della pace, anche a costo di rimetterci qualcosa in termini di orgoglio e di prestigio.
Ricordiamoci sempre che il massacro delle Fosse Ardeatine rappresenta una pagina tragica della barbarie della guerra, e che il suo spettro, oggi più che mai, è ancora in agguato anche nel nostro continente europeo.
Fosse Ardeatine: memoria imperitura a 78 anni dall’eccidio // Carmelo TOSCANO/ Redazione Lombardia
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