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Fiorentina-Roma, Spalletti: “Vermaelen out. Totti un genio, ma la Roma non vincerà mai niente se si è solo Francesco”

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FIORENTINA-ROMA – Dopo il deludente pareggio europeo contro il Viktoria Plzen, è già tempo di scendere di nuovo in campo per gli uomini di Spalletti. Domani alle 20:45 la Roma sarà in scena al Franchi contro la Fiorentina di Paulo Sousa per il quarto turno del campionato di Serie A 2016/2017. Come di consueto, il tecnico di Certaldo ha risposto alle domande dei cronisti presenti a Trigoria. Queste le sue parole:

Nura, Mario Rui e Rüdiger indisponibili. Vermaelen dopo la partita di Cagliari ha avuto un fastidio. Poi è partito con la Nazionale dove ha fatto degli allenamenti. Non ha giocato la prima, mentre nella seconda è sceso in campo con gli antifdolorifici. Tornato a Roma ha avuto ancora più fastidio, lo abbiamo provato in Repubblica Ceca ma ha ancora questo fastidio, quindi se lo utilizziamo si ricomincia da capo. Rüdiger nelle prossime settimane lavorerà con la Primavera e tra 15-20 giorni vedremo se potrà allenarsi in maniera più vera”.

La qualità maggiore della Fiorentina resta il possesso palla?
“Loro sono rimasti gli stessi, hanno una squadra forte ed un allenatore forte e stimato in una piazza non facile come quella di Firenze. Loro giocano un buon calcio fatto di possesso palla per vincere le partite e andare a far gol, di conseguenza soffrono in fase difensiva ma è normale. Chi vuole giocare bene a pallone e vuole portare calciatori nell’area di rigore avversaria si scopre un po’. Big Match? Si, quello stadio crea un’atmosfera particolare, ma anche gli altri avversari contro cui abbiamo giocato evidenzia che qualsiasi partita diventa difficile. Ieri la Samp ha rifatto una bella partita, una squadra giovane, costruita ora, che evidenzia le insidie del nostro campionato. È un campionato livellato, devi essere bravo tu a far vedere le differenze. Inoltre la Fiorentina è fra le candidate alla parte alta della classifica, se ne trarrà quindi una difficoltà maggiore. Noi dobbiamo ricercare equilibrio nella prestazione senza alti e bassi.”

Contro il Plzen è sembrato che la Roma fosse indietro sull’ultimo passaggio…
“Le partite le vedo sempre e più di una volta. A Plzen mi è sembrato che la squadra non sia riuscita a far sua, a comandare la partita. Dei momenti in cui ha cercato di far calcio ci sono stati e sono anche di più di quelli che pensavo prima di rivedere la partita. Non si riesce a riempire la partita delle componenti che ci vogliono. Bisogna essere precisi nella semplicità, non riusciamo a fare dei passaggi che sembrano banali ma non danno riferimenti alla squadra avversaria su come andare ad attaccarla. È stata la chiave dell’anno scorso e non ce la stiamo portando dietro, per ora”.

Per Salah è una vigilia particolare…è uno che riempie la partita?
“Salah vive tutto allo stesso modo, è una persona perfetta. Ha sempre il sorriso sulle labbra. Quando gli dico qualcosa in fiorentino scatta subito. È rimasto legato a quella piazza ma vuole bene alla Roma. È un giocatore che riempie la partita perché attacca di continuo la linea difensiva con la palla tra i piedi. Esce da situazioni a volte che non ti aspetti, dandogli indicazioni si rischia di limitarlo. Ad Iturbe vanno date più indicazioni, deve sapere cosa fare. Salah ha più estrosità e talento, va lasciato libero. Nella sua capacità di riempimento, in situazioni di palla addosso quando l’avversario gli è alle costole può migliorare, così come può migliorare in anticipo di testa nonostante la statura ma è un giocatore sicuramente affidabile”.

Arrivando a Roma lei disse che Roma è l’ambiente ideale per lavorare. È ancora della stessa idea?
“Della stessa idea sull’ambiente e sulla squadra. La squadra è forte, sui giocatori ci credo e ci continuerò a seminare. Quando si semina bene qualcosa nasce. Iturbe da rivedere, ho detto rimandato, non ho detto che ho buttato un calciatore. Ho una rosa che ho voluto, che mi soddisfa. Roma è l’ambiente ideale per lavorare, i giocatori nonostante abbiano una testa, messi in un ambiente ideale per lavorare danno il meglio, invece per vivere sempre nel dubbio, nell’esasperazione ci vorrebbe un po’ più di carattere. Qualcuno lo sa ma poi non riesce ad opporsi in maniera corretta e bisogna indicargli la strada. Nel nostro calcio le esasperazioni ci sono, bisogna vincere. Secondo me c’è anche un’altra strada: fare un percorso, lasciare dei paletti che indicano il modo di fare, di lavorare, che deve determinare poi il futuro”.

In difesa ci sono stati errori individuali, per esempio quello di Juan Jesus a Plzen. IL lavoro che fate viene recepito dai giocatori? Inoltre, hai invitato il presidente nel tuo ristorante a Firenze?
“E’ vero, abbiamo preso qualche gol di troppo. Abbiamo fatto cose fatte bene e dico questo perché non ho sentito nessuno parlarne. La difesa ha un’importanza effettiva nell’economia del gioco di squadra ma è per come sono stati presi che viene evidenziata la mancanza di tranquillità. Jesus ha giocato 2 partite perché gli è stato chiesto di anticipare il rientro, si è sacrificato. Precedentemente ci aveva fatto vedere qualcosa di meglio. IL posizionamento errato non c’entra niente con la qualità del difensore. Questo riguarda anche altri episodi: la troppa voglia di ricerca ha causato qualche errore che noi però non dobbiamo commettere. Il lavoro giusto, i pensieri giusti e la fiducia è il mio lavoro, quello di picchettare il futuro. Anche questa deve essere una scelta oltre al risultato, alla vittoria, a vincere. Deve essere una costante di tutti quelli che lavorano nella Roma. Alcuni calciatori hanno commesso banalità che non fanno parte del loro repertorio. (Jesus, ndr)  è un giocatore che non ha grandissime qualità di scelta ma ha piede, velocità. Se deve mettere la palla filtrante come fanno Peres o Florenzi quello è un altro discorso. Sulla marcatuta in area di rigore, invece, quello deve essere un suo cavallo di battaglia. Su Pallotta, se li sceglie da solo i ristoranti, perché ha possibilità di scegliere”.

Sta pensando di rinunciare all’attacco leggero ed optare per Dzeko?
“Son divisioni a cui pensate voi, non io. IO penso alla formazione dell’anno scorso perché credo abbia dato frutti e ci metto Dzeko perché diventa più possente, ti dà la fisicità che tutti ricercano nel calcio. Gli altri ne hanno 2 o 3 di quella stazza lì, noi abbiamo solo lui. Se l’ho tenuto fuori l’altra sera è per tenerlo fresco per Firenze. Devo infondere fiducia su quello che stiamo facendo perché son convinto che qualcosa nascerà. Dobbiamo solo trovare un equilibrio di sostanza nella partita senza subire o creare alti e bassi in cui evidenziamo di non essere una squadra forte. E questo su fa attraverso la semplicità , in una rete di passaggi semplici in cui si vede che allo step successivo si ricrea la stessa possibilità, fino alla linea difensiva in cui bisogna andare oltre ma su quello i nostri calciatori sono dei maestri, lo dicono i numeri”.

La Roma nei 90 minuti non è mai riuscita ad essere continua. Perché la squadra smette di giocare? Sul portiere, ha deciso Alisson per le coppe e Szczesny per il campionato?
“Abbiamo fatto bene in alcuni tratti anche nell’ultima partita, abbiamo fatto benissimo fino a quando non abbiamo preso gol. La chiave è quella di rifare il possesso palla semplice, il contributo invisibile che dà zero come voto, perché poi quella votazione lì dà la sufficienza complessiva alla squadra. Sui portieri, per me sono 2 giocatori normali, se sei titolare fai meglio dell’altro sennò gioca l’altro. Ci sono dei momenti in cui posso cambiare, a volte forse sbagliando ma le intenzioni sono quelle di tracciare il futuro, poi tiriamo delle conclusioni. Uscire dalla Champions è stato un passaggio a vuoto, c’è ancora del lavoro da fare per lasciare una Roma migliore di come l’abbiamo trovata”.

Quando è entrato Totti sia contro la Samp che il Plzen la partita è cambiata. È possibile vederlo anche dal 1’?
“E’ possibile vederlo anche dal primo minuto, questo non vuol dire nella partita di Firenze, è un discorso generale quello che faccio. La rosa è più forte di quella dello scorso anno e fino a fine stagione non mi deformo”.

Ha cambiato idea su Totti?
“Io ho sempre la stessa idea su Francesco. Purtroppo lui viene usato in maniera sbagliata e anche lui questo lo avverte. Io non voglio togliere niente al giocatore Francesco. Quando sono arrivato, gli ho parlato chiaramente nel mio ufficio. La squadra ha cominciato a far bene dopo i primi 10 giorni ed ho optato per la ricerca di altri riferimenti. Voi no, vi interessa solo una cosa e la usate per spaccare la Roma. Perché si sa che quando si dà potere totale ad una persona… la società non va bene, il dg non va bene, l’allenatore non va bene, quelli che lavorano dentro la Roma non vanno bene, le macchine sono bordò anziché celesti. Pallotta ha lasciato delle cose solide, che nessuno può portar via. Francesco è un genio, che deve diffondere questo modo di pensare. L’anno scorso ci ha dato un contributo fondamentale, come quest’anno quando ha giocato. I presupposti per entrare in Champions l’ha creata anche il resto della squadra. Francesco è un giocatore straordinario ma la Roma non vincerà mai niente se si è solo Francesco. Non si è vinto niente, lui ha vinto tante cose, ma vincere da soli non basta. E non va mischiata la passione degli sportivi perché quella è un’altra cosa. Noi abbiamo il dovere di tirarli dentro, ma la Roma deve essere anche altre cose. Ne abbiamo parlato stamattina a colazione, si è allenato prima perché poi aveva il funerale della zia. Non ho niente contro Francesco, anzi, ho cominciato quest’anno dalla prima intervista che se sarà o non sarà l’ultima stagione di Francesco lo deciderà il campo. Se le dicessi che continuo a fare l’allenatore se continua anche Totti a giocare lei che mi risponde? Che ce l’ho con lui? SE non faccio vittorie devo smettere, siamo tutti figli dei risultati. Nessuno ha riconosciuto i meriti della squadra, si è riconosciuto soltanto quando Francesco ci ha dato il suo contributo. Il record di punti del girone di ritorno nello scorso anno, è un record della Roma, non di Totti”.

Claudia Demenica


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