Il leader radicale, Marco Cappato, pochi giorni fa informò il Quirinale. Da Mattarella “comprensione umana”, ma nessun intervento diretto.
Dal Colle “comprensione umana” ma nessun intervento diretto
I Radicali raccontano: i consiglieri di Mattarella ci hanno ricevuti e hanno ascoltato il nostro punto di vista
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orse Marco Cappato si attendeva qualcosa di più. Forse si aspettava un segnale politico. In cambio, ha avuto vicinanza umana. E comunque i due funzionari che l’hanno ricevuto sono tra i consiglieri più vicini a Mattarella e si muovevano su suo indirizzo.
«Due funzionari ci hanno ricevuto – racconta ora Cappato – e ci hanno tecnicamente offerto un “ascolto”. Significa che hanno preso nota delle nostre parole, ma non è stata data alcuna risposta all’appello di dj Fabo. Né nel corso di quell’incontro, né in seguito. Il Quirinale non ci ha parlato».
L’incontro del 17 febbraio, insomma, è presto detto. I due consiglieri di Mattarella hanno ascoltato in silenzio le ragioni del tesoriere dell’associazione vicina ai Radicali e di dj Fabo, hanno preso nota delle doglianze sui ritardi della politica italiana nell’affrontare una questione così delicata come l’eutanasia assistita, e però secondo l’associazione così importante e urgente. La delegazione di Cappato ha fatto anche diversi esempi di legislazione in Europa sulla materia. In Italia, però, hanno detto amaramente, non è materia su cui si legifera.
Non ci sono reazioni ufficiali dal Quirinale. L’incontro dei due consiglieri con la delegazione dell’associazione Luca Coscioni è confermato, punto. Ma si sa che il Presidente ha dato lui l’indirizzo ai suoi consiglieri e gli è stato prontamente riferito l’andamento dell’incontro. E chi nei giorni seguenti ha ascoltato il Capo dello Stato, sa che Mattarella ha espresso la sua grande comprensione umana per il giovane dj, la vicinanza al suo dolore e anche personale partecipazione, unita però alla consapevolezza che in Italia non ci sono gli strumenti giuridici per dirimere la questione.
Quello che Montedoro e Corazza non hanno esplicitato è che il Presidente non sarebbe intervenuto pubblicamente sulla materia innanzitutto perché il suicidio assistito secondo la legge italiana è un reato, e mai il Presidente si sarebbe sentito di invitare chicchessia a commettere un reato. Secondo, i due consiglieri avevano chiaro che nemmeno il disegno di legge in discussione in Parlamento sul testamento biologico prevede una legalizzazione del suicidio assistito. Terzo, che il tema dell’eutanasia è sicuramente molto discusso nel Paese, e appassiona, ma è anche fortemente divisivo, ossia non c’è una corrente d’opinione prevalente, e quindi a maggior ragione Sergio Mattarella preferisce conservare il silenzio.
D’altra parte una costante di questi due anni è anche la non-interferenza del Quirinale nelle dinamiche politiche e parlamentari. Mattarella, come si è visto in tanti passaggi recenti e meno recenti, è assolutamente rispettoso del dibattito che si svolge alle Camere e ritiene corretto non intervenire in un senso o nell’altro.
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