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Castellammare di Stabia

Film “Il sacrificio del cervo sacro”. Recensione

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In uscita in Italia il thriller psicologico “Il sacrificio del cervo sacro”, con Nicole Kidman, Colin Farrell, Barry Keoghan 

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i Maria D’Auria

“Il sacrificio del cervo sacro” (Thriller, psicologico, 2017) con Nicole Kidman, Colin Farrell, Barry Keoghan

Recensione

Ad un anno dall’uscita in America, arriva anche nelle sale italiane il film di Yorgos Lanthimos, in programmazione da fine giugno.

Trama
Una tranquilla famiglia americana. Due genitori, medici, che seguono i due figli in fase pre-adolescente, nella quotidianità fatta di cose semplici.

Un ragazzo, giovane amico del dottore, è la figura dominante che prima fa timidamente capolino nella vita del cardiologo e poi si infiltra nella sua famiglia fino a conquistare il cuore della giovanissima figlia. Ma non è lei il suo obiettivo. È il medico, che diventa quasi la sua ossessione. Lo cerca, lo segue, lo osserva, fino ad arrivare al momento cruciale, quello di una SCELTA tanto attesa dall’ambiguo ragazzo quanto temuta dall’ineluttabile dottore. Quella scelta dovuta e obbligata, alla fine ricadrà sull’inevitabile “sacrificio” di uno dei componenti della famiglia. Questo manderà il tilt il dottore che si trasformerà da persona pacata e serena, a tratti apatica, in uomo violento e sanguinario.

Critica

Un film drammatico dai toni noir, che sconfina nel mistero.

La trama c’è, e per tutta la prima parte scorre su ritmi calmi intervallati da musiche forti che, in un crescendo di suoni, scandiscono l’attesa e l’imprevisto, mentre il brivido viene quasi soffocato dalla “normalità” di situazioni che vanno alternandosi.
Nella seconda parte del film, si svelano particolari inquietanti. La storia, in apparenza semplice, si snoda tra un episodio passato che irrompe nel presente, e la reazione della “tranquilla” famiglia dinanzi al verificarsi di eventi annunciati. Il regista tenta così di complicare lo sviluppo della trama. Ma non vi riesce del tutto. Il filo conduttore rimane abbastanza lineare, tranne il motivo del sacrificio richiesto. Quello rimane un mistero insieme alla figura “premonitrice” del ragazzo che sembrava avere la soluzione in tasca, ma finisce col subire, inerme, ogni tipo di violenza senza che lo spettatore possa comprenderne il senso, qualora uno ve ne fosse.

Colpiscono i toni dimessi e pacati dell’intera famiglia, anche di fronte alle tragedie annunciate e vissute. Quasi un’apatia dilagante che contagia uno ad uno tutti gli interpreti del film.

Una mediocre disperazione traspare a malapena dalla madre, poco distrutta dalla certezza della morte che colpirà un figlio.

Colin Farrell, vistosamente appesantito, sarebbe da censurare in alcune scene di nudo: una pancia troppo imbarazzante non regge il confronto del fisico asciutto e impeccabile della 51enne Nicole Kidman che neutralizza così il vantaggio dei 10 anni in meno del collega.
Ottima la recitazione di Barry Keoghan che offusca la bravura delle due stelle hollywoodiane, co-protagonisti del film. Il ruolo sembra essergli cucito addosso. Lo sguardo penetrante e inquietante racchiude per tutta la durata il mistero del film. Fino alla fine. Rimane l’incertezza sul “dopo” mentre permane il mistero sulle origini e sul “perchè” di quell’assurdo sacrificio.

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