Festa scudetto, Napoli-Giornalisti finisce 1-1
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Bruno, Bruno, Bruno. Devi dirgli tu ai ragazzi di vincere domenica. Il secondo posto ci serve assai, sennò facciamo la fine del Milan». È salito su un muretto e ha urlato a squarciagola per farsi ascoltare tra le risate dei presenti. Quel Bruno a cui chiedeva un cenno era Giordano che con Giuseppe Bruscolotti e il portierone Raffaele Di Fusco erano appena arrivati nel cuore del rione Sanità .
È iniziato con una esortazione il tour dei Campioni d’Italia del 1987, che scortati da tifosi e capiultras delle curve A e B dello stadio San Paolo, hanno salutato i tanti tifosi accorsi nella chiesa di San Vincenzo quando si è sparsa la voce che c’erano i «vecchi» calciatori del Napoli. «Ho approfittato, mi mancavano Di Fusco e Giordano, sono emozionato», ha detto quasi tra le lacrime Giovanni, un tifoso che quando il Napoli vinse lo scudetto aveva 11 anni. Voleva l’autografo sul gagliardetto che custodiva in una busta di plastica. Una tappa a piedi in via Santa Maria Antesaecula davanti alla casa di Totò e poi di corsa al Duomo tra applausi e baci tra i suoni e i colori dei vicoli della Sanità blindata dalla forze dell’ordine come non mai.
Il sangue di San Gennaro, estratto dalla teca blindata alle 9 del mattino, si è in parte sciolto: Bruscolotti l’ha baciata. Qualcuno ha detto che il Santo si è «emozionato» davanti alla grandezza dei campioni del primo scudetto. Sacro e profano tra chi scattava i selfie e chi pregava davanti alle reliquie del patrono. Qualche coro sullo scalone centrale e poi la foto ricordo. Un turista spagnolo chiede se c’è anche Diego Maradona, purtroppo no. Dal balcone una signora ha urlato: «Siete i migliori», e come darle torto. Il viaggio prosegue a bordo del City Sighseeing. Direzione Fuorigrotta Stadio San Paolo dove Gennaro Montuori, il «Palummella» capotifoso conduce la carovana. In programma la visita all’impianto napoletano che ospitò quella partita del 10 maggio 1987 tra Napoli e Fiorentina che finì 1-1 con le reti di Carnevale e Roberto Baggio. Ma lì la corsa si ferma perché quei ragazzi che vinsero il primo scudetto a sud di Roma con una formazione composta da 13 giocatori meridionali su 20 non riescono a entrare nell’impianto. Cancelli chiusi, sigillati: «C’era un’autorizzazione – spiega Montuori -. Il club del Napoli dice che la colpa è del Comune e il Comune scarica la colpa sulla società . Insomma la solita situazione kafkiana, lo scaricabarile. È vergognoso, si mettessero d’accordo. C’è un colpevole ma non sappiamo chi. La verità prima o poi verrà fuori. Il Napoli è il Napoli, nessuno può mai dividere la gente dalla squadra del cuore. Noi siamo una città che ama gli azzurri ed è pronta a ogni sacrificio».
Incassata la notizia il gruppo si dirige allo stadio San Mauro di Casoria dove si giocherà una partita celebrativa, è un’altra storia. Gli azzurri scudettati rigorosamente in maglia azzurra sfidano una selezione di cronisti e artisti. In porta c’è Di Fusco ed è l’unico ruolo coperto con certezza poi tutti sono un po’ all around , giocano un po’ ovunque. Da Carannante a Ciro Ferrara che s’inventa anche attaccante e fa un gol dopo 10’ a Bruno Giordano che gioca da playmaker. C’è Filardi che fa il cursore di fascia con Ciro Muro abile sempre sotto l’aspetto tecnico. C’è il capitano di mille battaglie come Peppe Bruscolotti ancora oggi primatista di presenze. E poi ancora Volpecina, autore di quel terzo gol a Torino contro la Juventus, Puzone e Ferlaino che ha accompagnato la squadra nel bus. Il team avversario pareggia lo score 1-1. Fine gara, game over e gli applausi sono tutti per loro, per i ragazzi di Ottavio Bianchi oggi con i capelli brizzolati e con un po’ di pancia.
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