Ecco le parole di Ciro Ferrara
L
’ ex difensore di Napoli e Juventus, Ciro Ferrara ha parlato ai microfoni dell’ edizione bolognese del quotidiano La Repubblica. Tra gli argomenti toccati c’è anche la trattativa per Verdi. Ecco le sue parole:
Ferrara, cominciamo da Verdi. Napoli-Bologna di oggi è la sua partita.
«Lo aspetta un pomeriggio difficile, conoscendo la passionalità dei tifosi del Napoli. Ma si cresce anche così, affrontando queste prove».
Sorpreso dalla sua scelta di non andare là?
«Ognuno è libero di decidere, io per esempio rifiutai la Lazio a gennaio nel mio ultimo anno al Napoli, pur sapendo che non sarei rimasto. Ma è comunque un caso diverso. Simone dice che vuol completare il suo processo di crescita nel Bologna, per me confrontarsi con un’altra realtà così importante, con una città come Napoli, lo avrebbe aiutato. Ma ripeto, le scelte si rispettano. Certo, se vuol diventare una bandiera del Bologna, allora mi tolgo il cappello. Se va via in estate, lo capirei meno».
A Napoli magari avrebbe giocato poco, di questo Bologna è un punto fermo. Può aver pesato.
«Sì, là non sarebbe stato una prima scelta, vero. È esploso tardi, ma di sicuro ha grandi qualità, forse non si è sentito pronto, ma se non è pronto a gennaio dubito poi che possa esserlo a giugno».
Lei da juventino a Napoli come veniva accolto?
«I primi tempi con un calore notevole, un affetto a volte persino commovente. Poi col tempo le cose cambiano, i tifosi anche. Li capisco, ci sono generazioni di sostenitori che mi hanno visto solo con la maglia della Juve addosso. E la Juve a Napoli non è amatissima».
Lei vive a Torino. Ma a Napoli torna spesso.
«E l’accoglienza è sempre calorosissima. È una cosa della quale, confesso, vado molto fiero».
Il Napoli è pronto per il suo terzo titolo?
«Io credo di sì, sarà una lunga volata, ma può arrivare in fondo. La Juve è ancora fortissima, è evidente, ha una rosa pazzesca, ma quest’anno c’è una rivalità autentica, è una cosa nuova alla quale la Juve non era più abituata. E poi in questa squadra rivedo l’entusiasmo e la consapevolezza che avevamo noi. La stessa della Juve di questi anni. Succede, in questi casi, che sai intimorire gli avversari ancor prima che la partita cominci».
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