Perdita del dominio
L
a scorsa estate mi ero proposto nuovamente di riflettere sul tema dei femminicidi. Scrissi “Quei No che non sopportiamo”. La mancata educazione a reagire ai no, quelli di una donna, quelli della vita. Senza dubbio un tema, una questione profondamente culturale, è l’espressione di una cultura.
Oggi, una serie concatenata di cause mi ha fatto riprendere a scrivere. L’ennesimo femminicidio, un fiume in piena anche quest’anno, le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti del killer di Sara Di Pietrantonio del Gup di Roma e l’entrata in vigore della riforma del codice penale.
Intanto il Ministero dell’Interno ha fornito i dati di questi ultimi 8 mesi del 2017, 57 vittime (7 al mese) e delle donne uccise nell’arco del decennio 2006-2016: il 71,9% in famiglia, il 67,6% dal partner e il 26,5% dall’ex compagno.
Mi hanno fatto riflettere molto le motivazioni della sentenza di condanna nei confronti del killer di Sara Di Pietrantonio, il Gup di Roma ha proprio scritto che uccise perché aveva perso il dominio, il controllo nei confronti della ragazza.
Mi sono chiesto cosa si può dire a quelle ragazze che denunciano un litigio, una preoccupazione e che non hanno la consapevolezza che questo poi purtroppo possa sfociare in follia e in ossessione omicida: riconoscere i comportamenti e ogni forma di violenza come reati gravi.
I centri antiviolenza e gli organismi delle istituzioni aiutano la donna a capire la gravità della situazione perché spesso la donna nega a sé stessa di stare con un violento, un orco e un potenziale omicida. Attenzione però, né assuefazione e né terrorismo: non pensare che sia soltanto l’ennesimo femminicidio ma neanche caricare la donna di troppi impegni perché si potrà sentire completamente persa, considerato che vive nella speranza che lui cambi. Quegli uomini hanno l’abilità di gettare confusione nella donna. La violenza non sempre è continua e costante.
Sono rari i casi in cui si ha a che fare con un uomo che dalla mattina alla sera, tutti i giorni, massacra di botte una donna. Un giorno ti riempie di botte e un altro ti riempie di regali.
E la politica cosa fa? Oggi ci regala una bella riforma. Entra in vigore la riforma del codice penale, in particolare la modifica dell’art. 162 ter che introduce la possibilità di estinzione del reato di stalking nelle fattispecie sottoposte però alla remissione della querela, in seguito al risarcimento delle vittime da parte dei persecutori.
Ditemi se non c’è il rischio che anche lo stalking più grave possa essere fattispecie?
È stata una lacuna grave e voglio sperare che non sia stata fatta con la consapevolezza delle conseguenze. Perché, in realtà, per come è stata scritta la norma è previsto che effettivamente con un risarcimento una serie di minacce, di fatti che prima comunque erano “reati spia” anche per lo stalking, possano venire estinti. Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha detto che se ne farà carico. Sì, certo, aspettiamo.
Intanto, giusto per capirci, visto che ormai si parla di problemi che poi in realtà pochi conoscono nel profondo perché non c’è mai tempo per approfondire, impegnati tra un like e un selfie, e la politica, che insegue le peggiori voci del popolo, che legifera sempre sull’onda del panico e dell’emotività e che ha l’ansia di cancellare dei reati per rendere più snello il problema processuale, ha stabilito che quando si tratta di semplici molestie o comunque di certi tipi di minacce, vengono considerati fatti eliminabili, cancellabili con un risarcimento.
Sono reati gravissimi, perché sono reati da cui parte lo stalking e dallo stalking al femminicidio il passo è brevissimo.
Quindi o ci prepariamo a contare tra qualche anno le vittime o si cambia la norma.
Vedremo, per il momento faccio un appello, non sottovalutate le molestie e le minacce, a livello legislativo questa norma è scellerata, implica la depenalizzazione, perché con un pagamento di fatto c’è la possibilità di eliminare il reato, quindi le conseguenze del fatto.
Ministro Orlando focalizzi l’attenzione su questo tema e state attenti quando scrivete le norme.
Vincenzo Vanacore