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Femminicidi: 76 vittime nei primi otto mesi del 2016. L’ultima a Lucca

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Un tempo solo in Asia, oggi anche in Italia. A Roma, a Napoli, a Lecce, a Lucca i piromani femminicidi impazzano. Un liquido infiammabile, un accendino e via: così, col fuoco, si cerca di ‘punire’ la donna che ci ha lasciato, che ci ha tradito, che ci ha abbandonato. A giugno la giovane Sara, martedì Vania Vannucchi, tutte vittime di fidanzati, mariti, compagni che non accettano la loro libera scelta di vita.

N

ei primi otto mesi di quest’anno in Italia ci sono stati 76 femminicidi. Oltre 160 da gennaio 2015. Un vero ‘bollettino di guerra’. Ma ora preoccupa questa nuova tendenza: almeno cinque casi negli ultimi mesi.

Martedì è morta l’ultima vittima, Vania Vannucchi, la donna aggredita ieri e data alle fiamme dopo essere stata cosparsa di liquido infiammabile. Non avrebbe potuto sopravvivere con il corpo ricoperto al 90% da ustioni di secondo e terzo grado. L’annuncio viene dall’Azienda ospedaliera universitaria pisana. Vania Vannucchi, 46 anni, operatore sociosanitario, era stata ricoverata ieri al centro ustionati dell’ospedale Cisanello di Pisa con ustioni estese e profonde, dopo l’aggressione subita all’interno dell’ex ospedale di Campo di Marte a Lucca, la città in cui abitava.

Con quelli di Lucca e Caserta, si aggiorna il dato reso noto un mese fa dal Viminale che sottolienava come nel primo semestre dell’anno si fosse registrato il 22,92% di vittime in meno dello stesso periodo del 2015 (74 nel primo semestre 2016 contro 96 del 2015). Come ha spiegato Fabio Piacenti, presidente dell’Eures, l’Istituto di ricerche economiche e sociali che da anni dedica al fenomeno un Osservatorio ad hoc, negli ultimi dieci anni “le donne uccise nel nostro Paese sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia, e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex”.

Nel periodo 2005-2015, sempre secondo i dati dell’Eures, i femminicidi di coppia hanno avuto nel 40,9% dei casi un movente passionale, e nel 21,6% sono stati originati da liti o dissapori; le armi piu’ utilizzate sono state quelle da taglio (32,5%) e da fuoco (30,1%) mentre il 12,2% dei killer ha fatto uso di “armi improprie”, il 9% ha strangolato la vittima e il 5,6% l’ha soffocata. Nel 16,7% dei casi, il femminicidio e’ stato preceduto da “violenze note”, l’8,7% delle quali denunciate alle forze dell’ordine. Nel 31,1% delle occasioni l’assassino si e’ poi tolto la vita, nel 9% ci ha provato senza riuscirci. Fenomeno direttamente connesso col femminicidio e’ quello delle cosiddette ‘vittime secondarie’: solo in Italia, negli ultimi 15 anni hanno gia’ raggiunto l’impressionante numero di 1.628. Sono i figli rimasti orfani dopo che la madre e’ stata uccisa, spesso per mano dello stesso padre.

Con la morte di Vania Vannucchi, intanto, si aggrava la posizione di Pasquale Russo, l’uomo di 46 anni che l’ha aggredita. Sposato e padre di tre figli, Russo e’ un dipendente della Manutencoop, una delle cooperative che si occupa di trasporti per l’Asl di Lucca. Gli inquirenti hanno ricostruito che l’uomo – che e’ stato arrestato poche ore dopo l’aggressione nella sua abitazione e adesso si trova in carcere a Lucca – era ossessionato da Vania. I due in passato avevano avuto un’amicizia che con ogni probabilita’ era sfociata in una vera e propria relazione. Quanti lavoravano con loro ricordano di averli visti ripetutamente insieme proprio all’ex ospedale di Lucca, all’epoca in cui l’infermiera lavorava come barelliera per la Coopservice, un’altra cooperativa di servizi legata all’Asl di Lucca. Un rapporto che poi si era interrotto. Secondo quanto appreso, da un anno avevano smesso di frequentarsi, anche perche’ la donna era andata a lavorare all’ospedale di Cisanello di Pisa.

L’aggressore non aveva accettato la cosa e, secondo gli inquirenti, continuava a importunarla con telefonate e sms. Fino all’epilogo di ieri, quando i due si sono incontrati di fronte al vecchio ospedale di Lucca. Vania era stata invitata piu’ volte dalle amiche a denunciare per stalking l’uomo, un suggerimento che la donna sembrava aver preso in considerazione, anche se non era ancora stata formalizzata una vera e propria denuncia. Lo ha confermato Silvia Cascino, dirigente della squadra mobile di Lucca.

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