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Castellammare di Stabia

Famiglia Schiavone : ‘’La morte di Angela non è stata una fatalità ma un caso di malasanità’’

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Al via il processo che vede imputato per omicidio il medico che eseguì l’intervento, per dimagrire, ad Angela Schiavone.
Angela Schiavone
Angela Schiavone

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i svolgerà il prossimo 27 giugno la prima udienza del processo per la morte della 44enne di Castellammare di Stabia, Angela Schiavone, deceduta nel luglio del 2014, dopo essere stata trasportata nel reparto di rianimazione dell’Ospedale Cardarelli di Napoli la donna aveva scelto di sottoporsi ad un intervento di “sleeve gastrectomy”, presso la clinica Villa Bianca a Napoli. Arriva nelle aule di giustizia, così come si era augurata fin da subito la famiglia, la triste storia di Angela. Toccherà ai giudici del Tribunale di Napoli stabilire quanto accaduto quel tragico giorno.

‘’Angela Schiavone, – ricorda l’avvocato Roberto Ucci che difende la famiglia della signora – pesava 130 chili e per dimagrire aveva deciso di sottoporsi a un intervento di “sleeve gastrectomy”.

La Sleeve Gastrectomy Laparoscopica (SGL) è un intervento di tipo restrittivo in cui lo stomaco viene tubulizzato’’. La SGL è una tecnica originariamente sviluppata in Inghilterra e successivamente adottata negli Stati Uniti, Germania e Belgio. L’intervento è eseguibile con tecnica laparoscopica e prevede l’asportazione di una gran parte dello stomaco tramite una resezione, realizzata con l’ausilio di suturatrici meccaniche.

‘’Secondo le casistiche più attuali, – rileva l’avvocato Ucci – il rischio di mortalità post operatoria precoce è soltanto dello 0.1%. La signora Schiavone fu operata presso la clinica Villa Bianca, a Napoli ma dopo poco più di 48ore da quest’operazione morì nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Cardarelli nel quale era stata trasferita d’urgenza’’.

Da quel maledetto giorno i suoi familiari, in particolare la mamma di Angela, la Sig.ra Antonietta, le sorelle Cristina e Assunta e il fratello Vincenzo non riescono più a darsi pace.

“Nostra sorella voleva solo dimagrire, liberarsi una volta per tutte di quei chili di troppo che le creavano disagio. Ci aveva anche provato con diete continue, ma puntualmente riprendeva tutti i chili persi. Voleva solo cambiare vita, camminare meglio, indossare un vestito che le stesse bene. Era tranquilla e sicura che tutto sarebbe andato bene ed invece nostra sorella è andata, inconsapevolmente incontro alla morte’’.

Fin dal primo momento i familiari della signora hanno chiesto “giustizia”.

Una famiglia semplice, gli Schiavone, una famiglia distrutta dal dolore: “la morte di Angela ha lasciato un vuoto incolmabile’’.

“Una storia, purtroppo, commenta l’avvocato Ucci, simile ad altre ma che assolutamente non può essere catalogata come tragica fatalità. Noi vogliamo che la giustizia faccia il suo corso e che siano accertate le responsabilità. Così come accertato fin da subito, il trocar che consente di praticare dei fori nell’addome per l’intervento in laparoscopia, ha, nel caso di Angela Schiavone, reciso un vano arterioso causando una lesione di 5 millimetri e la conseguente perdita di sangue. La morte di Angela è un evidente caso di responsabilità medica, così come del resto hanno avuto modo di accertare i consulenti nominati dal tribunale, e noi ci batteremo in tutte le sedi affinché non si ripetano più disgrazie del genere’’.


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