Intervista al numero uno del Montepaschi che presenta i primi conti chiusi in utile dopo cinque anni: “La Borsa vende perché si aspettava troppo sulla bad bank”.
MILANO. Mps torna al profitto dopo cinque anni di rossi miliardari. Ma mentre il consiglio esaminava i dati preliminari 2015, chiusi con utile netto per 390 milioni di euro, la Borsa proiettava un altro film. O meglio sempre lo stesso con l’azione caduta – come tante altre del settore – del 7,9%, a 65 centesimi. “Si erano generate aspettative eccessive sulla bad bank”, dice l’ad del Monte, Fabrizio Viola. La banca di Siena con 46.900 milioni di crediti deteriorati (calati di 600 milioni da settembre) è la più esposta a eventuali future pulizie di bilancio. “Dal preconsuntivo si conferma che la banca è solida, sia dal punto di vista patrimoniale, con l’indice Cet1 stabile al 12%, ben sopra il livello richiesto dalla Bce, sia della liquidità, che a dicembre era a 24 miliardi, ai massimi da 4 anni e tale da consentirci di assorbire gli effetti negativi della recente volatilità sui mercati. Terza cosa importante è l’andamento della gestione: il risultato operativo lordo sale del 27%, a conferma del buon lavoro sui ricavi (+6%) e sui costi, limati di un altro 5% che credo sorprenderà dopo anni di tagli”.
Le sofferenze non sono scese di molto però.
“In termini relativi la variazione va interpretata positivamente alla luce di due fattori: gli stock calano rispetto al terzo trimestre, per la frenata dei flussi lordi dai crediti in bonis e per il maggiore recupero di crediti. Ovviamente sulle sofferenze dobbiamo lavorare: ieri abbiamo parlato molto di come rafforzare l’obiettivo di ridurle di 5,5 miliardi, previsto dal piano strategico”.
L’accordo tra Italia e Ue sulle sofferenze è un’altra buona notizia? Visto dalla Borsa non sembra.
“Sul mercato s’erano generate aspettative eccessive, che peraltro io non ho mai coltivato conoscendo i vincoli entro cui il governo si muoveva. Avendo trattato per due anni il piano di ristrutturazione Mps a Bruxelles, poi, ho sperimentato di persona la rigidità delle istituzioni comunitarie”.
Le cartolarizzazioni di sofferenze con garanzie statali le piacciono?
“Premesso che mancano ancora troppe informazioni per valutarne impatto, di positivo c’è che il governo ha portato a casa qualcosa, e che si toglie incertezza al mercato: della bad bank se ne parlava da un anno e questo a mio avviso ha un po’ rallentato le cessioni di sofferenze”.
La Borsa annusa anche gli schemi delle fusioni, che governo e vigilanza ora chiedono di accelerare. Mps gioca da preda: preferisce le nozze con Ubi o la “triangolazione” con Ubi e Bpm?
“Fin da ottobre 2013 abbiamo deciso, nominando due advisor, di valutare varie opzioni strategiche compresa l’aggregazione, tra l’altro richiesta dalla Bce. In questi giorni si fanno tanti nomi, ma a oggi non c’è un’opzione sul tavolo: aspettiamo che questa si concretizzi. Da un punto di vista prettamente industriale, l’ipotesi con Ubi presenta aspetti positivi basati soprattutto sulla pressoché totale assenza di sovrapposizioni geografiche. Quanto al cosiddetto triangolo, non posso non notare che fusioni multiple hanno pochissimi esempi (credo l’unica in Europa sia Bankia) e hanno un’alta complessità organizzativa. Quindi le guardo con una certa prudenza”.
A metà gennaio avete perso qualche miliardo di liquidità. Come va ora?
“Il livello di liquidità presente a dicembre ci ha permesso di gestire qualche caso in cui la preoccupazione dei clienti s’è tramutata in richieste di trasferimento di fondi. Dopo una fase di accentuazione del fenomeno, vista settimana scorsa, c’è stata via via una riduzione significativa degli effetti. Penso che con la diffusione dei dati i nostri uomini in filiale abbiano elementi per gestire al meglio la situazione e riportare a casa nuova raccolta, come abbiamo dimostrato di saper fare nelle crisi precedenti”.
Come legge i rapporti tra banche, vigilanza Bce, norme creditizie e Paesimembri?
“Il nuovo sistema di vigilanza è relativamente giovane, e certo più complesso del precedente. Ogni attore è chiamato a operare di conseguenza, tenendo presente che specie sulla comunicazione c’è molto da migliorare”.
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larepubblica
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