Il Salone Viviani ha ospitato un evento organizzato dal Gruppo consiliare e dal circolo di L.& U per discutere sul futuro della città. Avanzate proposte
Evento per confrontarsi sulle opere a terra a Marina di Stabia
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astellammare di Stabia – Si è tenuto, all’interno del Salone Viviani, definito anche la Casa della Cultura, organizzato dal Gruppo consiliare e dal locale circolo di Liberi & Uguali, il programmato evento intitolato “Castellammare, la città, il suo futuro. Le nostre proposte”.
Una premessa del consigliere Tonino Scala, prima di entrare nel merito dell’argomento: “Noi siamo per le opere a terra di Marina di Stabia che va tutelata da parte della città. Lì insiste il porto più importante d’Europa e proprio per questo va posta la massima attenzione. In quell’area, ha ancora detto, non servono case, serve altro”.
Una precisazione probabilmente per sgombrare il campo da equivoci, fraintendimenti, strumentalizzazioni che il consigliere ha ritenuto fare prima di dare lettura del documento nel quale sono stati approfonditi gli argomenti in discussione, anticipati da un documento sintesi che è stato inviato, nei giorni scorsi, al sindaco, alle forze politiche e sociali, alle associazioni e al mondo dei professionisti della città.
Una iniziativa, è stato detto, per far emergere “la necessità di compiere tutti, in primo luogo chi ha responsabilità di governo, uno sforzo per invertire la tendenza al declino”, per provare a mettere ordine alle tante problematiche di una città che si trova di fronte a scelte che sicuramente incideranno nel futuro e dunque evitare di “andare a casaccio, come invece abbiamo la sensazione stia accadendo”.
Una prima questione posta all’attenzione dei presenti, il patrimonio termale, e dunque la sua tutela e valorizzazione. Da oltre cinque anni si è fuori dal mercato termale e più tempo passa e sempre più difficile sarà il rilancio del settore.
Per questo aspetto, ha dichiarato Scala, il coinvolgimento con altri soggetti è indispensabile, a cominciare dalla Regione Campania, per trovare possibili soluzioni per la riapertura delle vecchie terme.
Altro argomento evidenziato con un interrogativo finale, è il cantiere, per il quale pare che attualmente il rischio di diminuzione di personale si è allontanato, se, “deve continuare rimanere senza puntuali investimenti e scelte che ne definiscano la missione produttiva”.
Il turismo, per il quale necessariamente occorre porsi il problema “di migliorare servizi, accoglienza e come aumentare i posti letto”.
Accoglienza, pulizia, viabilità e segnaletica sono, a nostro avviso, i tre aspetti sui quali porre le basi per avviare un serio discorso sul turismo che non sia solo di passaggio o di breve sosta per raggiungere mete turistiche consolidate a destra e a sinistra della città. Poi vengono tutti gli altri tasselli affinché Castellammare possa effettivamente definirsi città turistica e dunque dare il giusto valore alle tante ricchezze culturali e archeologiche che possiede e che devono essere offerte nella maniera giusta e qualificata.
Castellammare è una città con due porti, ha ancora affermato il consigliere Scala, ed entrambi non possono essere lasciati nelle condizioni in cui attualmente si trovano.
Il riferimento è ai Silos ancora in piedi, alla Caserma Cristallina inutilizzata, alla casa del Fascio non ultimata, alla Colonia Ferrovieri abbandonata e a rischio crollo, il Corso Alcide De Gasperi che è diventata la strada dove si alloca tutto e il contrario di tutto.
Tornando all’argomento Marina di Stabia, è stato ribadito il no alla costruzione di nuovi appartamenti, si parla di 600 unità abitative; il no al consumo di altro territorio e dunque la priorità di recuperare il patrimonio abitativo esistente nel Centro Storico e ai rioni Savorito e CMI.
Necessarie sono le realizzazioni a terra a Marina di Stabia guardando gli intessi della città, concetto confermato più volte, e da qui il no di Liberi & Uguali all’approvazione del DOS, non per la sua impostazione tecnica, ma per la mancanza di visione di città.
Un no anche per le cose non dette, per le cose taciute in quello strumento urbanistico, a partire dalle case a Marina di Stabia.
Per Scala l’amministrazione comunale sta trattando con leggerezza questo problema; in quell’area con le attuali norme le case non si possono fare, e dunque pone la domanda al sindaco, che invitato, insieme all’intera amministrazione ha ritenuto non partecipare, anche se utile e opportuna sarebbe stata la sua presenza, per indicare con precisione “cosa intende fare e lo sollecita a trattare con attenzione il progetto”.
L’intervento ha posto anche altre questioni e problematiche che a nostro avviso meriterebbero separate discussioni e approfondimenti e ricerca di possibili soluzioni.
Ed è stato proprio questo l’invito di Scala a conclusione del suo intervento, di provare a discutere, nell’immediato futuro, senza sterili contrapposizioni, con tutta la città, per poi produrre un manifesto complessivo da offrirlo alla politica e dunque alla discussione del Consiglio comunale, “per superare lo stallo che da troppi anni sta caratterizzando la città”.
Interessante e puntuale l’intervento del chimico Giovanni Talarico che si è soffermato sull’indiscussa ricchezza di Castellammare, le acque, che “non sono diventate patrimonio di tutta la città”.
Un patrimonio, ventotto tipi di acque, ha chiarito il professore, che purtroppo non sono un patrimonio comune perché, per quanto tutti auspicano l’attivazione delle terme, nessuno probabilmente si pone il problema della salvaguardia delle acque.
Se non conosciamo costantemente la chimica delle acque e salvaguardiamo tutto il suo percorso sino alle fonti, ha spiegato Taralico, ci potremmo ritrovare con un solo tipo di acqua.
Problema prioritario dunque salvaguardia e valorizzazione che a oggi sono lettera morta, problema che andrebbe affrontato in sinergia con i dipartimenti universitari e l’ente pubblico.
Sono seguiti interventi di tecnici e cittadini che hanno complessivamente bocciato la costruzione di altre abitazioni a Marina di Stabia, ampliando il dissenso al sottopasso di via Cosenza e al tunnel di Varano.
Dissenso e “fastidio” anche per il poco confronto che esiste in città su questi temi e un’amministrazione debole che accetta ogni idea che il privato avanza.
L’iniziativa si è conclusa con la proposta di eleggere la Casa della cultura luogo di “Assise”, per incontrarsi, senza bandiere e distintivi, per discutere, confrontarsi, sentirsi protagonisti e partecipi alle decisioni della città, per predisporre un manifesto per, com’è stato già detto, consegnarlo alla politica come un utile strumento per assumere le determinazioni finalizzate al rilancio della città in tutti i suoi aspetti.
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