8000 anni addietro la fiancata orientale del vulcano Etna si è tuffata nel Mediterraneo.
Da qualche giorno dal cratere Sud-Est dell’Etna c’è un’attività esplosiva, cosiddetta stromboliana, con boati che si sentono in tutti i paesi pedemontani.
C’ anche una storia su questo vulcano siciliano, che è il più grande attivo in Europa e che risale a circa 8000 anni addietro quando una parte della fiancata orientale scivolò nell’antistante mare Jonio, provocando uno tsunami dalle proporzioni inimmaginabili.
Alcuni anni addietro, un team di ricercatori dell’Irea-Cnr, Ingv e Università Roma Tre, dopo approfonditi studi, hanno asserito che <<L’Etna è interessato da un lento e continuo scivolamento verso il mare di un intero settore, che scorre pian piano su una superficie posta a circa 4 km di profondità. Lo sostiene uno studio sul fianco orientale del vulcano attivo più alto d’Europa recentemente pubblicato sulla rivista “Geophysical Research Letters” . “Sin dai primi anni ’90 – spiega Marco Neri, dell’Ingv di Catania – numerosi studi hanno dimostrato che i fianchi dei vulcani possono collassare sia attraverso deformazioni repentine, sia mediante movimenti molto più lenti, ma continui, che investono porzioni significative degli apparati vulcanici”>>.
Su questa situazione geologica dell’Etna, sono stati effettuati altri studi. Si è scoperto <<Come accertato dalle ricerche effettuate dall’INGV di Pisa, che intorno al 6000 a. C. il fianco orientale dell’Etna crollò in mare e provocò uno tsunami così potente da devastare non solo la Sicilia e l’Italia Meridionale ma tutto il Mediterraneo Orientale. Secondo quanto hanno ritenuto gli studiosi, esso fu anche responsabile dell’abbandono dei primi insediamenti urbani sulle coste mediorientali, tra cui la città di Atlit-Yam, nel nord di Israele, le cui rovine sommerse giacciono ad alcune centinaia di metri dalla costa. Ma secondo quanto stanno appurando geofisici e vulcanologi, la catastrofe etnea di 8000 anni fa potrebbe ripetersi di nuovo (speriamo in un futuro lontano), come indicato dal lento “slittamento” verso il Mar Jonio della parete est del vulcano, sotto la spinta della Faglia Pernicana>> (il link del sito che ne trattava non è più attivo).
Ad ogni modo, gli esperti aggiungono che nell’immediato non ci dovrebbero essere motivi di allarmismo.
Il nostro Pianeta, che secondo la scienza moderna esiste da circa 4,5 miliardi di anni, ha una propria geologica vita e se avesse una anche una consapevolezza, probabilmente se la riderebbe quando noi esseri umani-primati, comparsi solo da pochi secondi in una scala di 24 ore, farnetichiamo come se fossimo degli inviati di Dio che decidono il presente e il futuro dell’esistenza.
A
dduso Sebastiano
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