Alla vigilia della gara tra Juve Stabia e Reggiana abbiamo ascoltato in esclusiva Stefano Dicuonzo. Il legame tra Castellammare e l’ex difensore delle Vespe non si è mai interrotto, tanto che Stefano sperava di poter vedere i gialloblù arrivare in fondo ai play off.
Ciao Stefano, come è andata la tua stagione? A gennaio hai lasciato la Paganese per accasarti alla Racing Roma. La mia stagione fino a dicembre è andata abbastanza bene; a Pagani, fin quando sono stato bene fisicamente, ho giocato con continuità. Dopo ho avuto dei problemi fisici che mi hanno portato a trasferirmi alla Racing Roma, dove ho finito la stagione. Attualmente mi sto curando a Bologna e la mia priorità è stare bene fisicamente; non so ancora dove giocherò il prossimo anno ma credo che se sto bene posso trovare una squadra che punti su di me.
Hai avuto modo di incontrare la Juve Stabia da avversario, che impressione ti hanno fatto le Vespe? A tuo avviso possono arrivare in fondo ai play off? Avendo visto la Juve Stabia da vicino, posso dire che per mesi la squadra mi ha fatto un’ottima impressione, ed anzi pensavo potesse giocarsela fino all’ultimo con Lecce e Foggia. Fino a febbraio l’avrei data come una delle favorite per la vittoria finale, poi c’è stato un calo, penso comprensibile, che ha fatto perdere alla Juve Stabia una decina di punti per strada. Credo che i play off siano il momento giusto per ritrovare la compattezza della prima parte di stagione; se i calciatori riusciranno a tirare fuori la grinta dei mesi scorsi, potranno arrivare in fondo.
Hai vestito la maglia della Juve Stabia per tre stagioni ma non hai vissuto in campo quei magici playoff causa squalifica. Qual è il tuo ricordo più bello della tua esperienza in gialloblù? Non posso dirti soltanto un ricordo perché ce ne sono tantissimi. Per quanto riguarda i play off, ricordo che da bordo campo vidi i nostri 3000 tifosi che riempivano il Flaminio; fu una sensazione indescrivibile e mi fece sentire, ancora una volta, parte integrante di una Città, un pezzo di un mosaico. A Castellammare ho sempre avuto la sensazione di giocare non solo per una società, per una squadra o per dei tifosi, ma per una Città intera, e poche volte ho provato emozioni del genere. Forse proprio il legame fortissimo tra squadra e Città è venuto meno negli anni seguenti e questo diverso trasporto ha poi condizionato i risultati successivi.
Nel campionato 2010/11 contro la Cavese al Menti mettesti a segno un gol meraviglioso con una conclusione al volo diretta all’incrocio da 25/30 metri. Ci racconti quella rete? Sì, è stato probabilmente il gol più bello della mia carriera. Ci fu un calcio piazzato e fui coraggioso e fortunato a tentare, dopo la respinta, la conclusione al volo dalla distanza che si insaccò nel sette. Vincemmo quella gara 2 a 1; fu un gol importante perché decisivo in un derby molto sentito da squadra e tifosi.
Sei sempre stato forse il calciatore più utilizzato da Braglia, anche grazie alla tua duttilità. Che rapporto avevi con il tuo ex allenatore? Con il Mister ho sempre avuto ed ho tutt’ora un ottimo rapporto; lavorando tre anni insieme si è sviluppata tra noi una fiducia reciproca e senza dubbio anche lui è stato uno degli artefici principali di quelle vittorie. Braglia è stato un allenatore importantissimo per la mia carriera.
Molti tuoi ex compagni di squadra hanno confessato che l’arma in più in quegli anni era il gruppo. È così e ci sono ragazzi della tua Juve Stabia che senti ancora o con cui è rimasto un rapporto costante? E’ stato certamente così, prima di essere compagni di squadra eravamo amici. Non posso farti un nome, dovrei fartene tredici/quattordici proprio perché ci sentiamo ancora spesso; la cosa più bella è sentire la stima e ed il rispetto reciproco tra di noi anche a distanza di anni. Siamo ancora consapevoli di aver fatto qualcosa di speciale a Castellammare ed anzi spero che la Città possa rivivere presto le stesse emozioni.
In più occasioni, nel corso degli anni, a Castellammare si è diffuso il tormentone Dicuonzo; sei mai stato concretamente vicino ad un ritorno alla Juve Stabia? Innanzitutto va detto che sono andato via dalla Juve Stabia a causa di quello che all’epoca era il mio procuratore, che non ha fatto i miei interessi, perché il mio desiderio era rimanere alle Vespe. Anzi, la mia ambizione, quando vestivo la maglia gialloblù, era quella comunque di scalare la classifica delle presenze totali con quella maglia, proprio perché avevo saltato pochissime gare in tre anni. Tornando alla tua domanda, a volte in passato c’è stato un avvicinamento tra le parti; altre volte, invece, vedendomi a Castellammare, i tifosi hanno pensato che fossi in trattativa con la società, ma purtroppo non era così. Ad ogni modo sarei tornato in passato, e tutt’ora tornerei, con estremo piacere alla Juve Stabia, a prescindere dagli aspetti economici. Ancora oggi provo una sensazione a tratti di incompletezza proprio perché rivestire la maglia della Juve Stabia sarebbe il massimo nonché un’ambizione concreta.
Se non sbaglio la scorsa estate hai trascorso qualche giorno di vacanza proprio a Castellammare e sei stato sommerso dell’affetto dei tifosi stabiesi. Che soddisfazione si prova ad essere così apprezzato anche dopo tanti anni? E’ una sensazione che non si può descrivere. Penso sia la soddisfazione più grande per un calciatore; sicuramente le vittorie sono importanti, ma la riconoscenza e l’affetto delle persone valgono più di ogni risultato sportivo. Il legame che dura ancora oggi con la Città e la tifoseria è, per me, qualcosa di impagabile e che mi riempie di orgoglio. Castellammare è ormai la mia seconda casa, quindi appena posso vengo con piacere a trascorrere qualche giorno lì. Allo stesso modo, spesso capita che compagni o colleghi mi chiedano notizie e pareri sull’ambiente stabiese ed io non posso che parlarne in termini entusiasti ogni volta.
Al termine dell’ultima gara tra Paganese e Juve Stabia si è parlato di alcuni attriti che ti avrebbero coinvolto con dei componenti della panchina delle Vespe; è un qualcosa che si è verificato realmente e, se sì, come mai? Sì, e mi fa piacere spiegare cosa successe. Io tenevo molto a giocare quella gara, sia perché era contro la mia ex squadra, e sia perché volevo dimostrare il mio valore anche ai tifosi ed all’ambiente stabiese, lasciando capire che quella partita avrei potuto giocarla anche con la maglia gialloblù. Purtroppo per tutta la settimana ebbi dei problemi che nella rifinitura si riacutizzarono, quindi fui costretto ad accomodarmi in panchina. Ero molto nervoso e dalla panchina vidi Izzillo che durante la prima frazione di gioco perdeva tempo; mentre rientravamo negli spogliatoi, poco dopo, gli diedi un buffetto leggerissimo, ma senza alcuna cattiveria; fu un gesto dettato dall’amarezza per non aver potuto giocare una partita a cui tenevo tantissimo e finalizzato anche a dare la sveglia ai miei compagni, con cui non vivevamo un bel periodo. Sicuramente ho sbagliato, ma ci tengo a dire che nei giorni successivi mi misi in contatto con Izzillo, scusandomi per il mio gesto ed anzi è nata tra noi una sorta di amicizia che ci porta a sentirci ogni tanto. Dispiace che il mio gesto, assolutamente sbagliato, sia stato frainteso ed abbia innescato tensione; è stato dettato solo dalle dinamiche di gioco e dall’amarezza per aver dovuto saltare una gara a cui tenevo tanto. Mi è capitato di fare gesti simili anche in passato per difendere i colori della Juve Stabia.
Il tuo personale saluto ai tifosi stabiesi. Saluto con tanto affetto tutta Castellammare e tutti i tifosi stabiesi, che ogni volta mi riempiono di affetto. Porto la Città nel cuore e spero che si possa tornare a festeggiare quanto prima un risultato importante. A presto e Forza Juve Stabia!
A
cura di Raffaele Izzo
Credit Foto: Tuttomercatoweb
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