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Castellammare di Stabia

ESCLUSIVA – Castellammare, De Carlo candidata alla Camera di Potere al Popolo: “Per noi la vera vittoria è riattivare la partecipazione”

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Castellammare di Stabia, Sara De Carlo è la candidata alla Camera dei Deputati, con Potere al Popolo, alle elezioni del 4 marzo

Castellammare di Stabia, la Redazione di VIVICentro.it  ha raggiunto la candidata alla Camera, con Potere al Popolo, Sara De Carlo, professoressa di storia e filosofia presso il Liceo Scientifico “Renato Caccioppoli” di Napoli. La candidata ci ha raccontato della sua esperienza in campagna elettorale e soprattutto del programma elettorale di Potere al Popolo.

Quali sono i punti fondamentali del suo programma elettorale?

Centrale per me e per i miei compagni è la questione del mercato del lavoro, che è lo spazio all’interno del quale prendono vita le disuguaglianze. Gli ultimi governi che si sono succeduti hanno messo mano a una serie di manovre che hanno spezzato le gambe ai lavoratori: sono stati smantellati i diritti conquistati dopo anni di lotte nel nostro paese, il lavoro è stato precarizzato, gli spazi di democrazia corrosi, nessun provvedimento è stato preso a garanzia della sicurezza sui luoghi lavorativi…a tutto questo occorre far fronte cancellando il Jobs Act, la legge Fornero, ripristinando ed estendendo l’articolo 18, prendendo misure che mettano fine al dato sconcertante che ci dice che da noi sono tre al giorno in media i morti sul lavoro. La questione lavoro poi è doppiamente centrale nel nostro Meridione, dove si registrano un alto tasso di disoccupazione che è quasi il doppio di quello nazionale, amplie zone di lavoro nero e grigio.

Lavoro, scuola, università e ricerca. Come ha intenzione di agire al riguardo “Potere al Popolo”?

Sul lavoro ho già risposto. Per quanto riguarda il discorso su scuola, università e ricerca, questo è uno degli snodi del programma che mi tocca maggiormente dal momento che, in qualità di assistente universitaria, ho conosciuto dal di dentro i meccanismi che hanno corroso e corrodono l’università italiana. Attualmente insegno storia e filosofia in un liceo napoletano. Sono diventata docente di ruolo dopo anni di precariato e, nel corso degli anni, ho assistito allo smantellamento che pare quasi irreversibile della scuola pubblica. Per questo pensiamo che fondamentale – per far fronte al massacro che ha intaccato quella che per noi dovrebbe una reale definizione di cultura e trasmissione dei saperi – sia partire dalla cancellazione della legge 107/15, rifondare una scuola democratica dove tornino ad avere potere gli organi collegiali, la fine delle classi pollaio, l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e delle prove INVALSI. Chiediamo, tre le varie cose, la difesa del carattere pubblico dell’istruzione e dunque la conseguente cessazione dei finanziamenti alle scuole private, la gratuità degli studi universitari e post-universitari. Il tutto deve inoltre passare per un adeguamento salariale dignitoso del personale docente e non docente, che nulla abbia a che vedere con quanto fatto col recente risibile aumento conseguente al rinnovo del contratto nazionale.

Per quanto riguarda la questione “Europa”?

Così com’è l’Unione Europea non ci piace. Attualmente non è che baluardo della finanza e dell’economia, strumento delle classi dominanti che continuano a invocarla per sottrarre sovranità alle classi popolari, che vengono messe in ginocchio a botta di trattati: da Maastricht a Schengen, da Lisbona al Fiscal Compact si sono susseguite manovre che hanno arricchito pochi, pochissimi e immiserito tutti noi. Noi crediamo profondamente che occorra pensare a un’altra idea di Europa, fondata sulla solidarietà, sulla pace, sull’accoglienza, sulla tutela dei diritti, un’Europa che si pensi mediterranea. Un’Europa che riconosca a pieno la sovranità popolare e che operi un’inversione di marcia rispetto all’attuale rafforzamento degli esecutivi, all’ossessione per la governance. Guardiamo con interesse al cosidetto ‘plan B’ di Melenchon, che è venuto a trovarci nei giorni scorsi a Napoli, all’ex opg Je so’ pazz!

Secondo il Sindaco di Napoli, de Magistris, Potere al popolo, è l’unica novità, segno che Napoli produce energie positive. Secondo lei c’è qualcosa che manca alla citta di Napoli?

Purtroppo a Napoli mancano tante cose, forse più che in altre città italiane. I problemi cui già accennavo sopra legati al lavoro, le infiltrazioni camorristiche, la questione trasporti…noi siamo solidali con de Magistris quando pone la questione del debito: è chiaro che non è possibile erogare servizi quando le casse sono bloccate, bloccate per un debito contratto dallo Stato di cento milioni circa per il commissariamento del terremoto dell’ ’80 e uno di circa cinquanta milioni legato al commissariamento durante l’emergenza rifiuti del 2000.

Per quanto riguarda Castellammare, è ricca di potenzialità ma anche di problemi. Cosa pensa si possa fare per le Terme e per Fincantieri?

Castellammare da troppo tempo sembra essere una città silente, ha dismesso la propria storia e non guarda alle proprie potenzialità; vorrei che le si restituisse un orgoglio, una memoria della sua tradizione legata al movimento operaio, la sua dignità di città di lotte e resistenze. Mi piace sempre ripeterlo: nel 1921 Antonio Gramsci su l’Ordine Nuovo, all’indomani dei fatti di piazza Spartaco, la indicava come esempio a cui guardare nel nostro Meridione! Pensiamo che tutto questo passi per il rilancio e la nazionalizzazione dei Cantieri e delle Terme in primis. Questo ovviamente il tutto deve essere legato a un nuovo piano di investimenti pubblici per il Meridione, che tenga chiaramente presente la tutela ambientale e che ci protegga da mire speculativa sciagurate di imprenditori e multinazionali.

Non si fa altro che parlare del sottopasso di via Nocera. Cosa pensa e come pensa si possa sistemare la cosa?

Penso che sia un’opera non solo inutile ma anche dannosa dal momento che sacrificherebbe un quartiere – il san Marco – che già vive una serie di difficoltà; in una città peraltro che avrebbe ben altre priorità. Senza entrare nel merito del progetto, a me sembra allucinante che ancora una volta la cittadinanza non venga consultata minimamente e che ancora una volta siamo costretti a subire politiche infrastrutturali e urbanistiche sui nostri territori senza poter dire la nostra.

Questa è la sua prima volta in politica?

Dal punto di vista elettorale decisamente sì, ma per me la politica è da sempre andata ben al di là del discorso della rappresentanza istituzionale. Ho conosciuto questa parola meravigliosa da ragazzina, che ero al liceo e da quando ho capito che il presente doveva essere uno spazio di cambiamento non ho mai smesso di farla, la politica. A Castellammare ho militato per diverso tempo in un piccolo collettivo di sinistra radicale, si chiamava Co.re. (Collettivo Resistente). Poi mi son trasferita a Napoli dove ho partecipato al movimento dell’Onda. Poi ancora il precariato mi ha portata per alcuni anni a Istanbul dove mi sono avvicinata alla sinistra filo-curda. Una volta tornata a Napoli ho trovato una sorpresa stupenda: i miei compagni avevano “liberato” l’ex ospedale psichiatrico giudiziario di Materdei. Lì abbiamo iniziato a mettere in campo una serie di attività sociali come la Camera popolare del lavoro, lo sportello legale per i migranti, la scuola d’italiano, l’ambulatorio medico…da lì abbiamo a novembre lanciato la sfida elettorale cercando di far convergere in Potere al popolo tutte le realtà presenti sul territorio nazionale che portano avanti lotte, attività di mutualismo, che resistono alle politiche neoliberiste.

Che tipo di esperienza è stata e che tipo di feedback ha ricevuto dai cittadini, positivo o negativo?

Mentre il potere piange, o meglio finge di piangere – le lacrime di coccodrillo della Fornero, quelle di Renzi che va a trovare i terremotati del centro Italia, quelle di Minniti che si presenta ai funerali dei migranti morti in mare – noi, nonostante le fatiche, le rabbie, certe tristezze, ci divertiamo assai, e molto spesso. Lo facciamo stando assieme e condividendo progettualità ed esistenze, lo facciamo operando assieme, sostenendoci vicendevolmente. Lo stiamo facendo, durante il solco elettorale, nelle assemblee territoriali che ormai non riesco manco più a contare. A Castellammare abbiamo messo in piedi diversi incontri e due assemblee pubbliche, entrambe sono riuscite benissimo. La cosa commovente è che al termine di ogni assemblea la gente mi affidava un’affermazione e una domanda: “Ora so finalmente chi votare!” e “Cosa posso fare io?”. Ecco, quest’ultima domanda per noi è importantissima, perché per noi la vera vittoria – ben oltre la meta elettorale – è riattivare una partecipazione dal basso, far capire a quante più persone possibile che bisogna dismettere un’idea di politica fatta di deleghe.

a cura di Vincenza Lourdes Varone

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