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n questo nostro editoriale analizziamo l’ultima giornata di campionato disputata dal Napoli, che alla terza giornata di campionato, trova la sua prima sconfitta nella serie A 2023/2024, che poi equivale pure alla prima disfatta stagionale tra le mura amiche, violate ancora una volta dalla Lazio per il secondo anno di fila.
E’ forse proprio l’inizio zoppicante in campionato a condizionare l’impostazione tattica che Sarri dà alla partita: la Lazio cerca ossessivamente di costruire dal basso ( Provedel tocca un’infinità di palloni già dalle prime battute del primo tempo), ostinandosi con un palleggio che pare sterile per la maggior parte delle circostanze e che sembra avere il principale obiettivo di narcotizzare i ritmi della manovra degli azzurri, facendo in modo che Lobotka e soci siano in possesso della palla per il minor tempo possibile.
Chiaramente questo serve da un lato a mortificare le fonti di gioco del Napoli, dall’altro a fortificare certezze e solidità di una Lazio pur reduce da due sconfitte di fila, che si fa scudo di questo possesso esasperato per provare a ritrovarsi.
Obiettivo numero due dell’estenuante fraseggio che coinvolge portiere e centrali laziali è chiaramente quello di attirare a sé la pressione alta del Napoli, salvo poi scavalcarla con filtranti in profondità che possano attaccare le zolle di campo rimaste libere e prendere alle spalle la squadra avversaria.
Se la strategia avrà risultati alterni nella prima frazione, sortirà invece effetti devastanti nella seconda.
Di fatto, è una versione moderna ( o quantomeno parente) dell’antico concetto di “difesa e contropiede”: mi difendo col pallone tra i piedi, ti tolgo certezze, ti faccio correre a vuoto, aspetto la tua pressione e ti infilzo con imbucate nelle zolle di campo che non riesci a coprire bene.
Se la squadra avversaria è corta, compatta e tiene la giusta distanza tra i reparti, allora il giochino può pure risultare inefficace, ma se invece chi ti ritrovi di fronte ti concede praterie succose da aggredire, può finire anche in goleada ( e se il Napoli l’ha evitata è stato solo per merito del VAR).
Chiaro è pure che se, oltre a non avere l’adeguata compattezza ti ritrovi anche ad andare sotto nel punteggio, la partita può diventare una montagna da scalare.
Al Napoli è successo questo.
Già dall’immediato post partita, impazzano polemiche social ( e non solo) a nostro avviso eccessive, al netto di una sconfitta che comunque lascia – più che legittimamente – adito a dubbi e preoccupazioni di vario genere. Certi che l’invito alla pazienza e alla prudenza nelle valutazioni sia sempre l’atteggiamento più consigliabile da tenere in una materia così volubile come quella calcistica, abbiamo riassunto le principali considerazioni a cui siamo giunti in 10 punti focali:
- Teniamo in considerazione che siamo appena alla terza giornata di campionato, in una fase di rodaggio non ancora completata e con tanti interpreti cardine di questa squadra in uno stato fisico ancora visibilmente precario ( Anguissa, Lobotka, Kvara, Mario Rui e Olivera su tutti). Questo perché quasi tutti quelli menzionati ( più altri non citati, per svariate ragioni) non hanno potuto sostenere la preparazione pre-campionato nella sua interezza e paiono visibilmente a corto di fiato in questa fase
- E se il Napoli non fosse ancora mentalizzato e abituato a fare a meno di Kim? Non dimentichiamoci che uno dei segreti dell’impenetrabile difesa azzurra dell’anno scorso, oltre a una fase difensiva accuratissima, stava pur sempre anche nelle straordinarie capacità individuali del centrale coreano, che abbinava doti di velocità ad una forza fisica fuori dal comune. Era pure la presenza di Kim, che dava sicurezza a tutta la squadra, a consentire alla squadra stessa di tenere la linea sempre alta, con la consapevolezza che la presenza del coreano sarebbe stata un ostacolo difficilmente superabile per chiunque. L’assenza di Kim quindi non va soltanto letta come mancanza del singolo interprete in quanto tale, ma come la “morte” di uno dei tasselli fondamentali che ha costruito la macchina perfetta dell’anno scorso. Realizzare che uno dei perni di quell’identità di gioco ora non c’è più, significa comunque essere costretti ad apportare delle variazioni in tal senso. Riuscire a trovare la quadra in 20 giorni scarsi potrebbe non essere la più facile delle imprese
- Juan Jesus è un calciatore affidabile, ma non è Kim. Intendiamoci: buttare la croce addosso al brasiliano sarebbe la cosa più sbagliata e ingrata da fare, bisogna però capire che se vuoi tenere la linea difensiva alta o devi avere a disposizione interpreti con certe specifiche caratteristiche o se quelle caratteristiche non ce l’hai puoi sopperire in un solo modo: con la forza della fase difensiva di squadra, adattata alle realistiche possibilità del contesto attuale
- Non vogliamo mettere fretta a nessuno ( anche perché sarebbe sbagliatissimo pure questo) ma Garcia deve capire cosa fare con Natan e cercare di capirlo in tempi possibilmente non biblici ( anche se le responsabilità del tecnico francese, in questo caso, sono davvero nulle).Il compito che tocca al ragazzo è di quelli ardui, ma sarebbe pure il caso che il Napoli ci dimostri di dare senso a un investimento che finora è un oggetto misterioso ( e che, stando alle parole di Garcia, rischia di esserlo per parecchio tempo)
- Gli operatori di mercato del Napoli devono realizzare che aver sostituito uno dei migliori difensori al mondo con un emergente non ancora nelle condizioni di giocare, è stato un rischio di proporzioni grosse. Nella speranza che anche la ciambella Natan esca col buco, si farebbe bene a tenere gli occhi aperti sul mercato: a Gennaio potrebbe essere necessario un intervento
- Prima di additare Garcia come distruttore, con paragoni ingenerosi con Spalletti, ricordiamoci che a quest’ultimo fu concesso il lusso di avere Kim quando gli fu ceduto Koulibaly e che monsieur Rudy non ha avuto la stessa fortuna di ritrovarsi un difensore così forte e così immediatamente pronto a prendersi la leadership della difesa. Le scelte del nuovo mister azzurro, ora come ora, paiono obbligate, almeno negli uomini. Sono semmai quelle di impostazione tattica a a dover essere ancora messe a punto
- Il Napoli si è sbriciolato nel secondo tempo, questo è vero. Ma ricordiamoci pure del primo e diamo sempre la giusta importanza a quello che ci raccontano i numeri: 22 tiri a 6, col 62% di possesso palla ci dimostrano che la qualità complessiva del Napoli è talmente alta che la squadra si rende pericolosa pure quando è messa male in campo o ha il fiato corto
- L’altro aspetto che possiamo evincere dai numeri è che una squadra con la qualità del Napoli non può pensare di effettuare 22 tiri cogliendo la porta solo in 4 occasioni e non riuscendo neanche a pareggiare la partita, anzi rischiando di chiudere con una goleada di proporzioni umilianti. Questo è uno degli aspetti da limare: la cifra realizzativa deve alzarsi e anche i centrocampisti devono migliorare in questo fondamentale ( Zielinski ed Elmas sono gli unici a vedere la porta tra gli uomini del reparto nevralgico)
- Kvara non è un calciatore che puoi pensare di sostituire a metà secondo tempo, col risultato ancora in bilico e ancora chances concrete di poterlo recuperare. Kvara è l’unico regista offensivo del Napoli, con doti di inventore di traiettorie di gioco che nessun altro attaccante del Napoli ha. Toglierlo dal campo, a prescindere da uno stato di forma non ottimale, ha contribuito a spegnere la luce e a rendere il Napoli ancor più prevedibile in avanti ( il che ha reso ancor più evidenti le difficoltà realizzative di cui sopra)
- La più grande dimostrazione di saggezza, quando si subentra in un contesto vincente, è cercare di snaturarlo il meno possibile. La storia del calcio è piena zeppa di esempi a dimostrazione di questa teoria. Di Garcia apprezzeremo sempre e a prescindere il coraggio, la chiarezza e la faccia tosta. Ma ora è ora di farsi furbi, monsieur. Che la sosta ti porti consiglio, perché noi non lo sappiamo se il Napoli questo campionato può vincerlo di nuovo, ma che non debba più ripetere queste indecorose prestazioni questo concedicelo: dobbiamo pretenderlo. Per la tua e la nostra intelligenza. Auguri.