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n questo nostro editoriale vi raccontiamo la sconfitta casalinga del Napoli contro l’Empoli in una giornata in cui gli azzurri avrebbero potuto agganciare il terzo posto.
Il Napoli perde in casa contro l’Empoli e, a rigor di logica, non poteva sperare in un risultato migliore.
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Più che una provocazione, il mio potrebbe sembrare un ossimoro in piena regola, eppure non è nient’altro che l’esposizione sincera di un pensiero verticale.
Ci viene in mente, in questa piovosa e grigia domenica di quasi metà Novembre, un passaggio niente meno che del Vangelo dell’apostolo Marco, al capitolo 9.
L’autore attribuisce a Gesù Cristo la paternità di queste dichiarazioni: “se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Senza voler di certo tentare vertiginosi accostamenti tra sfere inavvicinabili, si colga il senso di questo concetto, trasferito alla realtà a cui facciamo riferimento. Quando ormai è evidente che le cose non girano e che non c’è verso di porvi rimedio, meglio prendere una decisione drastica piuttosto che sguazzare nella via di mezzo.
L’inevitabile cambio in panchina centro focale di questo nostro editoriale post Napoli – Empoli
Rudy Garcia non ha più ragione di continuare ad essere l’allenatore del Napoli, meglio dircelo chiaro e tondo e senza possibilità di poter essere equivocati.
Ne eravamo convinti già da tempo. Abbiamo preferito però le strade della diplomazia e della moderazione, illudendoci che stringersi attorno all’allenatore sarebbe equivalso a fare il bene del Napoli.
Ci abbiamo provato, noi per i quali il colore azzurro è il Patrimonio superiore, da difendere ben al di là di ogni considerazione personale.
Questa mesta domenica di Novembre, però, ci ha sputato in faccia una realtà che ha gridato troppo forte per non essere più ascoltata: volere il bene del Napoli, oggi, equivale proprio a chiedere fortemente che Garcia se ne vada.
Anche per togliere ai giocatori il più grande parafulmine allo scempio visto in campo e per responsabilizzarli chiedendo loro di darci una risposta. La domanda sarebbe: “Siete stati gli eroi di un anno e le meteore di una vita, o siete soltanto stelle che hanno spento l’interruttore per qualche mese?”
Napoli, che proverà sempre gratitudine immensa per lo storico titolo dell’anno scorso, ha il diritto di sapere e chi s’è cucito un Tricolore sul petto è anche giusto che sia poi chiamato a fornire risposte grandi quanto quel trionfo.
Monsieur Rudy, questo matrimonio non s’ha da fare. Ci siamo annusati, non ci siamo capiti, ci siamo pure impegnati ma la verità è che probabilmente non ci piacciamo né da una parte né dall’altra.
E allora, che senso avrebbe continuare?
L’identità calcistica che era stata la Madre di uno Scudetto splendido s’è frantumata, come pezzi di vetro vaganti, colpiti da un proiettile. Ci è stata estirpata, strappata dal petto prim’ancora del Tricolore. Ed era la cosa più bella che avevamo.
Hai provato il tuo calcio, dopo aver annullato il nostro. Ti è andata male. Forse non avevi gli interpreti adatti, ma a questo punto vien spontaneo chiederti: ma che ci sei venuto a fare? La squadra, però, non ti ha mollato. Certo, qualche vaffa te lo sei beccato bello dritto, ma riconoscerai che a volte te la sei proprio andata a cercare. Il cambio di Zerbin per Kvara rimarrà negli annali come una delle pagine più tragicomiche che abbiamo visto col Napoli in campo.
E’ tempo di fermarci, monsieur Rudy, altrimenti questa squadra con te al timone rischia seriamente di non finire neppure tra le prime 4.
Già, il quarto posto. Dato in pasto come obiettivo minimo, senza mai parlare di scudetto. Con una Juve che, tra mischioni e tanto ordine, arriva alla sosta di Novembre con 8 punti sopra una squadra che fino a pochi mesi fa distribuiva lezioni di pallone dentro e fuori dai confini nazionali.
Le conclusioni del nostro editoriale su Napoli – Empoli:
Della partita, l’unico aspetto da riconoscere, è che l’Empoli alla fine ha meritato di spuntarla. I toscani hanno avuto coraggio e la faccia tosta di provare ad essere offensivoi anche quando il cronometro avrebbe potuto suggerire un atteggiamento più accorto.
Onore agli empolesi, che nulla hanno rubato e che sono riusciti invece a rendere ancor più macroscopici i problemi attuali del Napoli.
Un grazie, finale, lo dobbiamo a Viktor Kovalenko.
Senza il suo golazo nel finale, ci saremmo dovuti accontentare di un altro brodino insipido.
Per questo, invece che un’altra minestra, siamo contenti sia arrivata una doccia gelata, che metta spalle al muro chi è al vertice e gli faccia prendere coscienza piena di quanto sbagliata sia stata la programmazione tecnica del Napoli neo-scudettato.
Errare è umano e De Laurentiis non poteva sperare di rimanerne vaccinato vita natural durante. Stavolta è toccato a lui.
Nulla di allarmante: di tempo avanti, per salvare la stagione, ce n’è ancora.
Con l’augurio che i prossimi colloqui siano più illuminanti di quelli di Giugno scorso.