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i allunga la striscia positiva della Juve Stabia, che a Cremona mette in cassaforte il settimo punto delle ultime tre partite. Punto più che guadagnato quello centrato in Lombardia, frutto della prestazione solida e gagliarda con cui le Vespe hanno fronteggiato con coraggio ed autorità i grigiorossi. Se contro il Venezia i tifosi stabiesi avevano scartato il regalo più atteso, il ritorno alla vittoria casalinga, a Cremona arriva un dono altrettanto importante, che permette di dare seguito alla svolta lontano dal Menti iniziata a Verona.
La sensazione predominante è che proprio dal Bentegodi di Verona sia iniziata la nuova scalata della Juve Stabia verso la salvezza. Per la precisione, è l’intervallo del match che si candida ad essere lo spartiacque della stagione stabiese; in quei 15 minuti si è caduta sui gialloblu una atmosfera magica, che ha permesso alla squadra, che dopo il primo tempo col Chievo pareva spacciata, di tornare prepotentemente in lotta per la permanenza in Serie b.
Anche a Cremona la differenza per la Juve Stabia, prima ancora delle sorprendenti varianti tattiche di Fabio Caserta, l’ha fatta l’atteggiamento. I campani sono scesi ancora una volta in campo avendo scolpito in mente l’obiettivo di fare punti, senza fare calcoli in anticipo, senza lasciarsi condizionare dallo stadio “nemico” e finalmente consapevoli, definitivamente, della propria forza. Lontani i tempi in cui il tecnico stabiese ammoniva i suoi per l’approccio alla gara troppo morbido: allo Zini di Cremona, come al Menti col Venezia e come nei secondi 45 minuti del Bentegodi la Juve Stabia ha caricato a testa bassa, senza pausa, il proprio avversario.
Due i calciatori emblema del nuovo spirito stabiese, Francesco Forte e Danilo Russo. Diversa la carica trasmessa dagli estremi gialloblu ma ugualmente determinante per le sorti della squadra. Rabbioso in ogni contrasto e, soprattutto, sotto porta l’attaccante, che ha fretta di recuperare il tempo perso nelle ultime esperienze agrodolci e di afferrare le gioie che la trafila giovanile nerazzura pareva potergli regalare anni fa. Compassato e saggio come un fratello maggiore l’estremo difensore, che accarezza e sprona i compagni (sue le parole che hanno scosso la squadra in quel famoso intervallo), galvanizzandosi quando la partita inizia a farsi difficile e la pressione rivale aumenta.
A loro si aggiunge chi, un mattone alla volta, sta costruendo qualcosa che pareva irrealizzabile: Fabio Caserta. Nessuno stress tattico o diktat irrinunciabile (se non quello dello spirito) nel calcio secondo l’allenatore stabiese, che spicca per l’empatia assoluta che lo lega ai suoi ragazzi. A tutti è riservato un percorso verso la maglia da titolare senza ostacoli preordinati, anche a chi continua a sprecare le occasioni importanti concesse dal tecnico. Un tecnico che non ha paura di sperimentare lucidamente, non rinunciando al cuore di Germoni, ma spostandolo in avanti di alcuni metri (intuizione fortunosamente colta anche da noi nel podio di qualche settimana fa).
Trascorsi serenamente Natale e Santo Stefano, c’è un ultimo regalo da scartare per chiudere in bellezza un anno indimenticabile. Un regalo da contendere ad uno zio burbero ma a cui è impossibile non voler bene: quel Piero Braglia che col suo Cosenza tornerà al Menti per giocarsela alla pari. Un dono da conquistare con un’altra grande prestazione, così da rendere le festività ancor più generose.
Raffaele Izzo