span style="color: #000000;">Secondo quanto stimato nel rapporto 2016 dell’Eurispes, il Pil sommerso in Italia è pari ad un terzo del Pil ufficiale; si parla di almeno 540 milioni di sommerso, a cui si devono aggiungere ben 200 miliardi da attribuire all’economia criminale.
L’istituto di ricerca quantifica, considerando una tassazione del 50%, che l’evasione legata al sommerso è di ben 270 miliardi.
Facendo due semplici calcoli quindi l’evasione fiscale in Italia varrebbe il 18% del PIL. Se si tiene conto del sommerso in generale si sale invece al 35%.
Un dato molto più elevato rispetto a quello pubblicato dall’Istat, secondo la quale, l’economia sommersa in Italia, vale a dire l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al PIL ufficialmente osservato, ma che non sono né registrate né tassate equivarrebbe a circa il 17-18 per cento del PIL.
Si può quindi parlare di vero e proprio fenomeno di massa in cui trova terreno fertile un altro fenomeno negativo per la nostra economia, ovvero il lavoro nero. Secondo il rapporto, le categorie che più spesso lavorano senza contratto sono le baby-sitter (80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%).
Seguono badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti. Nel corso del 2015, prosegue l’Eurispes, ha accettato un lavoro senza contratto il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell’anno precedente.
Dati questi che devono essere considerati molto seriamente da chi ci governa, perchè recuperare questi introiti per il Fisco significherebbe poter reinvestire un importante flusso finanziario nella fornitura di beni e servizi a favore dei cittadini italiani.
Francesco Alfano
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