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Castellammare di Stabia

Dracula a Napoli, si restaura la scritta con l’aiuto dei cittadini

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Dopo le ricerche del 2014 si torna a parlare di Dracula, gli spettatori del Concerto, in programma il 4 gennaio, saranno invitati a sostenere il restauro di una enigmatica iscrizione.

«Il conte Dracula è morto a Napoli, è stato sepolto nel cuore della città ed è ancora qui» (Fonte: Il Mattino). Nella Cappella Turbolo di Santa Maria La Nova a Napoli c’è la  parola ‘Vlad’, ma ancora più interessante è che si sostiene proprio lì sia sepolto il conte Dracula. Non sono ragazzini sognatori, fanatici, esaltati, ma serissimi studiosi dell’università di Tallinn in Estonia a sostenerlo. Essi dicono di avere già in mano i documenti che provano la verità, così hanno avviato una campagna di ricerche sul territorio. Il Mattino un paio di anni fa, in tal proposito, aveva già raccontato la storia proposta da questi studiosi: «Nel 1476 il conte Vlad Tepes Dracula, che appartiene all’ordine del Dragone come il re di Napoli Ferrante D’Aragona, scompare durante una battaglia contro i turchi e viene dato per morto – spiega lo studioso Raffaello Glinni – una delle sue figlie, Maria, all’età di sette anni viene adottata da una donna napoletana e condotta nel regno di Napoli. Qui in seguito sposa un nobile napoletano della famiglia Ferrillo. La coppia ottiene in ”regalo” i territori di Acerenza in Basilicata ma è legata a Napoli tanto che, alla morte, i coniugi vengono seppelliti a Napoli». La svolta arrivò quando la studentessa Erika Stella nel 2014 per la sua tesi di laurea si inoltra nel chiostro di Santa Maria La Nova, scatta una foto che le sembra «strana», decide di andare a fondo e coinvolge via mail gli studiosi, anche quelli estoni già citati, che guardano l’immagine e restano sconvolti. Dopo aver cercato a lungo quella traccia, eccola arrivare per mano di una giovane: secondo gli studiosi fu la conferma di due ipotesi: 1) il conte Dracula non morì in battaglia ma venne fatto prigioniero dai turchi; 2) la figlia Maria riscattò il papà prigioniero e lo portò in Italia. Alla morte lo fece seppellire a Napoli. Il marmo, che appartiene alla tomba di Ferrillo, il «genero» di Dracula, è denso di riferimenti che non apparterrebbero alle spoglie dell’uomo che dovrebbe essere lì dentro. Qui sembrano concretizzarsi gli indizi, come spiega lo studioso Glinni:  «Guardate i bassorilievi la rappresentazione è lampante. Ricordate che il conte si chiamava Dracula Tepes: vedete che qui c’è la rappresentazione di un drago, Dracula appunto, e ci sono due simboli di matrice egizia mai visti su una tomba europea. Si tratta di due sfingi contrapposte che rappresentano il nome della città di Tebe che gli egiziani chiamavano Tepes. In quei simboli c’è ”scritto” Dracula Tepes, il nome del conte. C’è bisogno di altre conferme?». Dopo qualche anno se ne ritorna oggi a parlare, infatti a qualche giorno dal  Concerto dell’Epifania, giunto alla 13/a edizione, è collegata l’iniziativa “Restaura la Nova”, una raccolta fondi è stata destinata al restauro di un affresco – un’incisione – della Chiesa di Santa Maria La Nova. Proprio quella laddove in molti ritengono che ci sia la tomba di Dracula. Il concerto è in programma il 4 gennaio nel teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare , Il testo dell’iscrizione è scritto in un linguaggio non del tutto conosciuto. L’unico elemento finora certo e decifrato è la parola “Vlad”, che ricorre più volte e sarebbe riconducibile al conte Dracula, alias Vlad III Principe di Valacchia che ha ispirato il romanzo di Bram Stoker.

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