Da Genova a Palermo, da Napoli a Bologna: docenti che sotto la dicitura di generiche “consulenze” in realtà svolgevano un doppio lavoro ben pagato.
Oltre 600 professori universitari sono sotto inchiesta per il doppio lavoro. Per legge i professori universitari possono svolgere solo consulenze occasionali, ma dietro questa formula avviene di tutto e per questo adesso la Guardia di Finanza ha messo sotto inchiesta 600 docenti per molti dei quali la Corte dei Conti ha presentato in queste settimane provvedimenti di condanna che ammontano complessivamente a 41 milioni di euro di danno erariale. I particolari dell’inchiesta sono pubblicati su L’Espresso in edicola da domenica 6 ottobre e già online su Espresso+.
“Sono coinvolti in questa storia di doppio lavoro – scrive il settimanale – docenti delle università di Napoli Federico II, dell’Emilia Romagna, di Genova, Cassino, Bari, Palermo. Fra loro c’è il professore di ingegneria a capo di aziende di progettazione che lavorano in mezzo mondo e fatturano milioni di euro, il docente di architettura con partita Iva che fa lavoretti in proprio, il medico che non solo insegna all’università e svolge attività per il suo policlinico, ma riceve anche per i pazienti di aziende private della sanità. La Guardia di Finanza e la Corte dei Conti hanno indagato per verificare le incompatibilità previste per i dipendenti pubblici”.
“All’inizio erano solo 411 i docenti irregolari – si evidenzia – e in gran parte degli atenei del Nord. Ma una volta entrati nei corridoi delle Università si è scoperto un mondo di finte consulenze, incarichi non dichiarati e altri escamotage per poter avere un reddito parallelo a quello da docente a tempo pieno. L’ultima sentenza della Corte dei Conti è di pochi giorni fa e riguarda un docente dell’Università di Napoli Federico II che è stato condannato a restituire all’ateneo 776 mila euro”.
A
dduso Sebastiano
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