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Il Diritto alla sicurezza sui posti di lavoro (Adelaide Cesarano)

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icurezza sui posti di lavoro. È quanto chiede l’ANMIL (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi sul Lavoro) con una serie di iniziative, volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del diritto alla sicurezza in ambito lavorativo, tra sabato 28 aprile e il 1° maggio, festa dei lavoratori.

Il 28 aprile si è tenuto un Convegno sulla situazione dell’attuale normativa in materia di salute e sicurezza lavorativa, in occasione della “Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro” presso la sala polifunzionale della Provincia di Teramo,  con la partecipazione di autorità ed esperti.

Il 29 aprile si è svolta la 2° “Marcia Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro” per un percorso di tre chilometri da Isola del Gran Sasso (Te) fino al Santuario di San Gabriele, con la partecipazione di oltre seimila persone provenienti da ogni parte d’Italia.

Domani, 1° maggio, numerosi eventi sono previsti in tutta Italia. L’Anmil nazionale sarà presente a Roma al tradizionale “concertone”; a Terracina, per presentare la seconda edizione di “Primomaggioterracina – Festa per la sicurezza sul lavoro”; a Prato e a varie altre iniziative territoriali per la festa dei lavoratori.

Plauso all’associazione, che con le sue belle iniziative cerca di tenere sempre desta l’attenzione su un problema scottante.

Quello delle cosiddette morti bianche e dell’invalidità permanente a causa di incidenti o di malattie professionali è infatti un problema grave, forse sottovalutato, se si pensa che in Italia solo negli ultimi cinque anni sono morte sul posto di lavoro oltre 7.000 persone e quasi 200.000 sono rimaste permanentemente invalide per infortuni.

Il fenomeno, che ultimamente aveva avuto una leggera flessione a causa della crisi economica, nell’ultimo trimestre è purtroppo di nuovo aumentato: 212 morti, l’11,5% in più rispetto al primo trimestre del 2017 (190 lo scorso anno).

I costi per la nostra società sono altissimi, e non solo dal punto di vista umano per le sofferenze fisiche e psicologiche che procurano, ma anche dal punto di vista economico (si pensi agli oneri assistenziali e pensionistici che comportano queste vicende).

In media in Italia muoiono tre persone al giorno sul posto di lavoro a causa degli scarsi controlli, della precarietà, dell’irregolarità, ma anche per l’età sempre più avanzata dei lavoratori, a causa delle riforme pensionistiche.

Gli over 60 (ma anche i lavoratori compresi nella fascia tra i 55 e i 59 anni) sono infatti i più esposti agli incidenti, per la fisiologica perdita di riflessi e lucidità che l’avanzare dell’età comporta.

Non mancano purtroppo tra i lavoratori delle giovanissime vittime (ben 11 lo scorso anno al di sotto dei 19 anni d’età).

La diffusione dei contratti a tempo determinato, inoltre, con la continua rotazione delle mansioni, impedisce ai lavoratori di acquisire le conoscenze necessarie ad evitare gli incidenti sul luogo di lavoro.

Se aggiungiamo che da parte di tante aziende, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni, gli investimenti nella prevenzione risultano del tutto inadeguati e che le ispezioni e i controlli pubblici sono carenti, avremo un quadro completo della sconfortante realtà dei fatti.

C’è da sottolineare inoltre che moltissimi infortuni non rientrano nemmeno nelle rilevazioni: restano fuori, ad esempio, quelli dei lavoratori che non sono iscritti all’Inail: tutti coloro che lavorano “in nero” (un numero cospicuo).

Questi dati ci devono far riflettere soprattutto sull’impellente necessità di una più incisiva prevenzione, valutando tutti i possibili fattori di rischio.

Prevenire vuol dire anche formare ed informare i lavoratori, attraverso opportuni corsi, sui rischi correlati alla propria attività lavorativa, su come prevenirli e sulla normativa di riferimento in materia di sicurezza.

Ogni datore di lavoro dovrebbe predisporre per salvaguardare la vita, ma anche l’integrità fisica e mentale dei propri dipendenti, tutte le misure consigliate, ma tali misure sono spesso disattese, per tagliare i costi di produzione.

Finché si costringeranno, inoltre, le persone anziane a lavori usuranti e i lavoratori (soprattutto precari) a situazioni pericolose col ricatto del licenziamento, le morti bianche e gli infortuni invalidanti purtroppo non si fermeranno.

Adelaide Cesarano

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