Diritti TV, in Lega spicca il ruolo diplomatico dell’ad del Napoli Chiavelli
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el giro di un’ora la battaglia sui diritti televisivi della Serie A è finita, perchè i 20 club del campionato italiano hanno votato all’unanimità la ripartizione dei proventi non solo per questa stagione ma anche per la prossima. Cambia poco rispetto al passato, perchè come racconta l’edizione odierna della Gazzetta dello Sport rimangono in vigore i criteri già adottati nella scorsa stagione: il 40% in parti uguali, il 30% in base ai bacini d’utenza (25% indagini demoscopiche e 5% popolazione), il 30% secondo i risultati sportivi (10% storia, 15% cinque anni precedenti, 5% stagione in corso) e i ricavi incrementali distribuiti proporzionalmente tra le prime dieci della classifica con un milione a testa tra l’11a e la 17a classificata.
C’è una novità, la modalità di suddivisione degli introiti in più rispetto al 2015-16: 25 milioni quest’anno e 49 nel 2017-18. Il 40% andrà in parti uguali e il 60% alle squadre classificate tra il 4° e il 17° posto, con esclusione dunque delle prime tre che già beneficiano dei ricchi premi Uefa e delle ultime tre, compensate col paracadute per le retrocesse.
La Gazzetta racconta: “Sulla partita della spartizione le diplomazie hanno lavorato a fari spenti negli ultimi giorni: Gardini (Inter) e Chiavelli (Napoli) per le grandi, Giulini (Cagliari) e Fenucci (Bologna) per le medio-piccole. L’obiettivo delle big era di evitare ulteriori «espropri», quello delle outsider di ottenere una suddivisione più equa. A un certo punto, qualcuno – pare con l’attivismo di Claudio Lotito – ha pure immaginato di forzare la mano imponendo un tetto al bacino d’utenza della Juventus (che le sarebbe costato una quindicina di milioni sugli oltre 100 incassati)“.
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