A partire dal 20 maggio del 2020 – scrive United – saremo l’unica compagnia aerea ad offrire un servizio giornaliero diretto fra gli Stati Uniti e Palermo.
La United Airlines, la compagnia aerea statunitense, ha annunciato il nuovo volo diretto giornaliero tra Palermo e New York/Newark. A partire dal 20 maggio e per tutta la stagione estiva 2020, saranno disponibili collegamenti dall’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo con United che sarà la prima compagnia degli USA a collegare le due città. Il volo sarà operato con aerei 767-300.
Torna quindi il volo per New York dall’Aeroporto “Falcone Borsellino” di Palermo con un volo diretto giornaliero tra l’aeroporto del capoluogo siciliano e lo scalo di New York.
United, che opera in Italia dal 1997, sarà la prima compagnia statunitense a collegare le due città. Il volo sarà operato con aerei Boeing 767-300. Il collegamento con la Grande Mela, in passato operato da Meridiana, mancava dal mese di ottobre 2017.
“Ancora una conferma della rinnovata attrattività di Palermo sullo scenario internazionale. Ancora una conferma del fatto che l’aeroporto e la GESAP rappresentano straordinarie risorse per il rafforzamento delle nostre relazioni internazionali e per il nostro territorio” afferma Leoluca Orlando, sindaco di Palermo “Confidiamo nel fatto che questi collegamenti diretti internazionali continuino a crescere, contribuendo a porre Palermo al centro di una rete che servirà a creare nuova economia legata non solo al turismo ma anche ad investimenti e nuovi mercati.”
L’Aeroporto New York-Newark Liberty International, hub di United Arlines, si trova a circa 23 chilometri da Manhattan e offre collegamenti rapidi per moltissime parti della città, compreso il servizio AirTrain fino alla Penn Station nel cuore di Manhattan, con un tragitto di meno di trenta minuti.
Grazie al network di United inoltre consente ai passeggeri anche di raggiungere altri luoghi turistici come il Canada, i Caraibi e il Messico con un solo transito.
Con il nuovo volo per Newark, l’Aeroporto di Palermo diventa il quinto scalo italiano che United aggiunge al suo network di voli diretti con l’Italia.
“Lavoriamo da oltre un anno per fare atterrare all’Aeroporto di Palermo più voli intercontinentali” ha detto Giovanni Scalia, amministratore delegato di GESAP, la società di gestione dell’Aeroporto Falcone Borsellino “United Airlines è stata tra le prime compagnie a raccogliere il nostro invito, e questo certamente per l’appeal del territorio palermitano, per il grande richiamo turistico della città. Si tratta di un’ottima notizia frutto della credibilità internazionale della nostra struttura e del minuzioso lavoro portato avanti dal direttore generale Natale Chieppa e dall’ufficio commerciale”.
Si direbbe una grande opportunità per l’Isola. Purtroppo non per tutta la Sicilia ma solo, di tutta evidenza e notorietà, per Palermo. Infatti per molti siciliani sarà sempre più conveniente, in termini di tempo, raggiungere Catania o Reggio attraversando lo Stretto sui traghetti o aliscafi, quindi fare scalo a Roma o Milano per poi prendere la coincidenza per New York. Ciò in quanto si fa presto a parlare di turismo, trasporti e collegamenti internazionale da sviluppare per e la Sicilia. Ma poi si devono fare i conti con la generale viabilità dell’Isola lasciata da anni in una condizione da terzo mondo, nonché con i trasporti sempre più inadeguati per un territorio in cui è già quasi impossibile spostarsi agevolmente da una città all’altra. Strade e autostrade colabrodo, con asfalto inspiegabilmente e continuamente deteriorato nonostante il clima benevolo, pochi svincoli, carente manutenzione, tratti ferroviari ancora ad unico binario, cantieri che non terminano mai, treni inesistenti o lenti, infrastrutture inadeguate o assenti.
L’ultima assurda decisione politica è poi stata presa proprio questa estate, nel periodo in cui l’Isola si riempie di turisti che non hanno mezzi propri e devono spostarsi. L’assessorato regionale alle infrastrutture Marco Falcone ha deciso con RFI (Rete Ferroviaria Italiana) di chiudere la ferrovia Palermo-Messina fino all’8 di settembre. Una decisione che ha fatto infuriare gli albergatori dell’Isola che hanno protestato con il governo per le inefficienze del trasporto su rotaia,che è quello preferito dai giovani europei e dai turisti stranieri.
Non ha usato mezzi termini su “Repubblica” il patron di Aeroviaggi, Antonio Mangia, che gestisce 14 strutture alberghiere da 9 mila posti letto tra Sicilia e Sardegna “è l’ennesima dimostrazione della totale impreparazione dei nostri politici, ma ancora di più dei burocrati che esercitano una dittatura sugli stessi politici”. Il governo regionale ha tentato di correggere il tiro e ha chiesto alla Rete ferroviaria italiana di fare presto e terminare i lavori entro un mese, e farcela prima di agosto, mese clou del turismo. La lettera è stata inviata dall’assessore alle infrastrutture Marco Falcone, che inizialmente preferiva la soluzione estiva per evitare disagi ai pendolari. Ora ritorna sui suoi passi. Ma un comunicato di TreniItalia conferma i ritardi sulla linea Messina-Palermo per lavori in corso. Sono infuriati anche gli albergatori di quella che è definita la zona rossa, tra Gioiosa Marea e Patti, dove è chiusa per lavori anche la statale 113. La Statale resta chiusa fino al 25 luglio, se tutto va bene, e porterà gravi danni agli albergatori, e non solo, dei 13 chilometri di costa turistica in provincia di Messina.
Poi c’è la crisi dell’aeroporto di Trapani Birgi in cui sono operativi pochi voli e arrivano pochi viaggiatori. Uno scalo in continua perdita di passeggeri che la Regione non riesce neanche a tamponare. Ma la questione aeroporto è solo l’ultima di un sistema di collegamenti al collasso in provincia di Trapani. Sono giornalieri infatti i disagi per pendolari e turisti che utilizzano i pochissimi treni in servizio in provincia di Trapani. Treni vecchi, logori, che non garantiscono al viaggiatore un percorso tranquillo, poche e malandate carrozze. Sono all’ordine del giorno le lamentele per il trasporto ferroviario in provincia di Trapani. E poi le ferrovie in questo territorio soffrono ancora una vergogna che dura da 6 anni. È quella della tratta ferroviaria Trapani-Palermo via Milo, interrotta nel lontano 2013 a causa di una frana. La storia di questa linea, bloccata dal febbraio del 2013 e da allora mai sistemata è solo una delle tante che confermano la triste realtà in cui si trovano le infrastrutture ferroviarie siciliane, abbandonate a sé stesse, senza nessuna innovazione e senza investimenti per l’ammodernamento e la sicurezza. Per la verità sono state spese tante parole, e a parole tanti soldi. Proprio su questa tratta, infatti, si parlava di lavori di modernizzazione nel lontano 2003, quindi, molto prima della frana.
Per non parlare del Cas (Consorzio Autostradale Siciliano). Basti pensare che c’è un gruppo Facebook “A18 e A20 le autostrade siciliane della vergogna”, che conta 13mila 462 membri. Riguardo alle condizioni autostradali tra Catania, Messina e Palermo, sono eloquenti le parole di Anthony Barbagallo, parlamentare regionale del Partito Democratico “A stagione turistica avviata il consorzio autostrade siciliane moltiplica i cantieri lungo l’Autostrada Messina Catania già teatro di interruzioni e lavori trasformando l’importante arteria in un inferno per turisti e pendolari e rivelandosi una vera calamità per la viabilità siciliana. È l’ennesimo pasticcio di quest’estate durante la quale turisti e cittadini sono costretti a fare i conti con cantieri aperti lungo l‘autostrada e siti culturali chiusi”.
“I lavori di manutenzione del verde sulla tangenziale di Catania che bloccano il tratto tra Misterbianco e Sn Gregorio, quelli lungo l’autostrada Messina- Catania, che si sommano ai lavori della galleria Giardini chiusa da otto mesi, e quelli lungo la Cassibile – Rosolini – aggiunge Barbagallo – sono le conseguenze della cattiva programmazione del Cas in netto ritardo nel calendario di programmazione degli interventi di manutenzione. E’ necessario che il governo regionale intervenga – conclude il parlamentare regionale – verificando l’eventuale possibilità di rinvio dei lavori in altri periodi o quantomeno in orari meno trafficati e vigilando maggiormente sulla gestione delle nostre strade”.
C’è pure la tratta ferroviaria Agrigento – Palermo, i cui pendolari sono anch’essi riuniti in una pagina Facebook “Pendoliamo da Palermo ad Agrigento e viceversa / COMITATO PENDOLARI PA – AG” e da parecchio tempo sul piede di guerra, contestano ritardi e disagi. A farsi portavoce della protesta è l’amministratrice del gruppo Fb, Tania Di Marco “Ultimamente ci sono disagi, ritardi e poca comunicazione, e la pazienza è ormai finita. Il servizio è certamente peggiorato negli ultimi mesi. Abbiamo più volte chiesto risposte ma non ne abbiamo ricevute: se infatti formalmente ascoltano le nostre rimostranze sono poi abbastanza lenti a risolvere i problemi. La Agrigento-Palermo è una tratta particolare: ci sono studenti, lavoratori e spesso anche malati che si recano nei centri di Bagheria … il treno arriva con un’ora di ritardo ogni giorno, o viene soppresso, non tocca nulla – precisa Di Marco – anche se l’abbonato è poi quello che paga in anticipo e poi subisce maggiormente i disagi”.
L’opinione.
I trasporti ferroviari e la viabilità in Sicilia sono solo la punta di un evidente annoso abbandono politico-statale-regionale dell’Isola. C’è sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, un decennale sottosviluppo generale, insufficienza di manutenzione di ogni genere, strade da terzo mondo, scarsità di svincoli autostradali, collegamenti difficili e lenti, carenze persino in aspetti che si danno per scontati in una terra occidentale, europea e civile, quali: depuratori, fognature, raccolta differenziata, filiera di riciclaggio dei rifiuti, ecc. Tutto questo causa un conseguenziale danno occupazionale, ambientale, culturale, generazionale, sicché si diffondono come una pestilenza: clientelismo, mercimonio, favoritismo, voto di scambio, connivenza nella politica, stato, regione e comuni e anche con le mafie, quindi istituzioni interiormente corrotte, giustizia compiacente, burocrazia assoldata, ordini professionali venalmente allineati, imprenditori che foraggiano per avere appalti e contributi, sindacati che per mantenere ruoli e tesserati scendono ad ogni compromesso, una scuola dell’obbligo retorica, stantia, anacronistica, un cosiddetta società civile che di sociale ha la facciata e infine un generale mercimonio di pletore di codazzi e squillo elettorali. Di contro ci sono i restanti cittadini, assoggettati e rassegnati, impotenti anche per legge, per bisogno, per vivere, per se stessi e per i propri cari. In alternativa c’è solo l’emigrazione. Come se ne esce?
A
dduso Sebastiano
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