Nella tarda sera del 5 dicembre 1950 i lavori della diga vennero funestati da una sciagura dovuta ad un’esplosione di gas grisou.
Il lago di Ancipa, detto anche “lago Sartori” è un bacino artificiale della Sicilia. Si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, a cinque chilometri dal primo comune, e segna il confine tra il libero consorzio comunale di Enna e la città metropolitana di Messina.
L’Ancipa è il lago più alto della Sicilia, con 944 m s.l.m. e costituisce una delle maggiori risorse per l’approvvigionamento idrico della Sicilia centrale, fornendo acqua potabile a 13 comuni della provincia di Enna compreso il capoluogo e ad altre cittadine del Nisseno e del Catanese.
In seguito l’acqua del lago è stata impiegata anche a scopo irriguo e ad uso potabile. L’attuale gestore dal 2013 è ENEL S.p.A.
Le acque dell’invaso sono trattate nell’impianto di potabilizzazione di Troina, gestito da Siciliacque, prima di essere immesse negli acquedotti delle città servite. Legambiente ha ottenuto in gestione 17 ettari di territorio dell’ENEL in cui organizza varie iniziative per avvicinare le persone alla natura.
Il lago nacque in seguito alla costruzione di una diga (detta di “San Teodoro”) a sbarramento del torrente Troina allo scopo di produrre energia elettrica. La sua costruzione finanziata dall’Ente siciliano elettricità avvenne negli anni tra il 1950 e il 1952 creando un invaso della capacità massima di 30 milioni di m³. I lavori vennero eseguiti dalle imprese Sogene e Lodigiani.
Ma nella tarda sera del 5 dicembre 1950, dopo le 21,30, i lavori vennero funestati da una sciagura dovuta ad un’esplosione di gas grisou* nella galleria in costruzione in prossimità della diga con ben 13 vittime alcune delle quali perite nel generoso tentativo di estrarre i compagni svenuti all’interno.
Oggi nel 70° anniversario della tragedia il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha voluto ricordare, con un messaggio “uno dei più grandi incidenti sul lavoro” nell’Isola, nel quale persero la vita 13 persone.
Anche la deputata regionale Elena Pagana di Attiva Sicilia ha commemorato quella tragedia “Settanta anni fa, un’esplosione costò la vita a 13 lavoratori impegnati nella costruzione della diga Ancipa. Una ricorrenza che deve essere ricordata perché la sicurezza sul lavoro è un diritto inalienabile”.
“Da troinese so quanto quella tragedia sia ancora viva nella mia comunità e ringrazio tutti coloro che hanno voluto e saputo raccontare quella tragedia rendendola memoria collettiva. In un momento in cui la precarietà del lavoro è una delle più pressanti preoccupazioni per tantissime famiglie, bisogna non dimenticare che la sicurezza dei lavoratori non è mai, in nessun momento, alienabile. Ricordare i caduti sul lavoro deve essere considerato un costante monito a rispettare, con il rispetto delle misure di sicurezza, la vita dei lavoratori” aggiunge Elena Pagana.
“Quella del 5 dicembre 1950 – prosegue Pagana – è stata una tragedia sul lavoro senza precedenti nella nostra regione. I lavoratori addetti alla realizzazione delle gallerie avevano ripreso il lavoro dopo due giorni di sciopero per chiedere migliori condizioni e tanti morirono per le esalazioni di gas nel tentativo di salvare i compagni. Per onorare questi morti ed il loro sacrificio, la tragedia di Troina deve essere ricordata affinché i luoghi di lavoro siano sempre sicuri” conclude la deputata di Attiva Sicilia.
span style="font-size: 14pt;">I resoconti dell’epoca descrivono così quella tragedia
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TROINA, 6 dicembre 1950. Una orribile impressionante disgrazia, che ha profondamente commosso e rattristato la popolazione dell’intera provincia, è avvenuta ieri sera, poco dopo le 21,30 in una galleria in costruzione da parte della «Sogene» per conto dell’Ente Siciliani di Elettricità.
Una disgrazia senza precedenti in Sicilia, che ha avuto il triste bilancio di tredici morti e alcuni intossicati da esalazioni gassose, i quali sono ricoverati in corsie di vari ospedali.
Ed ecco come sono andati i fatti.
Da due giorni nei cantieri della «Sogene» i minatori erano in sciopero, per una vertenza, che alla fine era venuta ad un soddisfacente componimento. Ieri sera, pertanto in previsione della ripresa del lavoro, il «capo-finestra» Lorenzoni Gino, in compagnia degli operai Giannotti Armando e Castelli Gildo, si recavano nella galleria, lunga 353 metri, che attraversa Troina, per sboccare nella diga di Ancipa, al fine di eseguire una ispezione tendente ad accertare l’entità dell’esalazione di gas.
Avevano potuto fare appena 250 metri nell’interno della galleria, quand’ecco una terribile esplosione scuotere fin dalle fondamenta l’abitato di Troina. S’era verificato un’esplosione di grisou nell’ interno della galleria.
L’esplosione e lo scuotimento tellurico richiamavano subito l’attenzione del direttore dei lavori della «Sogene», Sig. Giulio Panini, 27enne, da Roma, il quale, coraggiosamente, ignorando che i tre operai erano stati ridotti in brandelli dall’esplosione, penetrava, nel vano tentativo di salvarli, nella galleria piena di gas, in compagnia dei geometri Vito e Amabile Colarossi; rispettivamente di anni 28 e 26, nativi di Rocca di Mezzo (L’Aquila).
Fatti, però, appena 150 metri i tre coraggiosi, vinti dalle esalazioni, si abbattevano al suolo, decedendo miserabilmente per asfissia. Non vedendoli tornar fuori i timorosi della loro sorte, alcuni operai e tecnici con gesto di generosa nobiltà, decidevano per tentare un salvataggio, di entrare nella galleria, nella quale penetravano uno dietro l’altro, Verducci Carmelo di Annunziato, 42enne, da Motta S.Giovanni (R. Calabria), padre di nove figli, Stati Giuseppe, di Antonino, da Capistrelli (L’Aquila), 34enne, Vergari Benedetto di Tommaso, 49enne, da Subiaco (Roma), Capasso Francesco di Sebastiano, 42enne, da Enna, padre di cinque figli, Tuccio Angelo, 34enne, da Susegana (Treviso) e Muscarà Antonino, 18enne da Palagonia, questi ultimi due operai della «Lodigiana», che costruisce la diga.
Anche questi sette trovarono nell’interno della galleria orribile morte, e certamente il numero delle vittime sarebbe cresciuto se l’Ing. Hoffmann, riuscendo a dominare la situazione, non avesse impedito che altri entrassero nella galleria.
Frattanto, intervenivano, per recare aiuto, l’Ing. Paolo Lodigiani e alcuni suoi operai, volontari della coraggiosa intrapresa, che penetravano nella galleria nel tentativo di recuperare qualche cadavere.
Dalla galleria vennero, a poco poco, tra mille difficoltà, estratti undici cadaveri: degli altri due nessuna traccia.
Le salme, pietosamente composte, sono state, tra generale cordoglio, trasportate nella Chiesa di Troina, dove domattina alle ore 10 avranno luogo le solenni onoranze funebri con la partecipazione di tutte le autorità provinciali.
Da “Il Corriere di Catania” 8 dicembre 1950 – Pagina 6.
* Il grisù o grisou è un gas combustibile inodore e incolore, costituito prevalentemente da metano e altri idrocarburi omologhi, azoto, anidride carbonica e ossigeno, che si forma spontaneamente nelle miniere specialmente di carbone. In contatto con l’aria si infiamma ed esplode facilmente.
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