Eclissato dal suo alter ego, in attesa di nuove opportunità. Questa è l’attualità di Amadou Diawara, il talento guineano che all’età di vent’anni sembra già un veterano per qualità, personalità e curriculum. La sua seconda stagione con la maglia del Napoli gli ha chiesto di pazientare prima di trovare spazio. Poche, fin qui, le presenze raccolte: appena sette, di cui solo tre da titolare (Shakhtar, Verona e Spal) per un totale di trecentoventidue minuti. Sono numeri esigui per un talento che vorrebbe divorare le chance per mostrare tutto il suo valore. Potrà farlo molto presto, intanto aspetta silenzioso il suo momento, applaudendo la crescita di Jorginho, divenuto ormai indispensabile. Diawara è la perfetta controfigura di Jorginho: è un regista atipico con caratteristiche opposte.
L
’italo-brasiliano è un fine palleggiatore ed ha grande visione di gioco, l’ex Bologna sfrutta la sua fisicità e la sua freschezza atletica per risultare decisivo in zona passiva come scudo davanti alla difesa. Ma Diawara ha anche piedi da metodista, eppure in estate, durante il ritiro di Dimaro, confessò ai tifosi di voler “rubare” proprio la tecnica di base al suo collega.
ALTERNATIVA. Ad oggi, per Sarri, è questo particolare a fare la differenza: Jorginho è insostituibile perché fa girare la squadra con semplicità, detta i ritmi facendo cose elementari, ma efficaci. Nessun lancio lungo, nessuna illuminazione improvvisa. Solo tanti piccoli passaggi, spesso in orizzontale, per far muovere la squadra e, soprattutto, far stancare gli avversari, sfiancandoli. Si tratta di un lavoro geometrico e scientifico grazie al quale il Napoli riesce sempre e comunque a trovare sbocchi, sfruttando la superiorità numerica e poi la classe deliziosa dei suoi interpreti offensivi.
Diawara ha altri compiti: il suo impatto fisico è devastante ma non è ancora in grado, per diversi motivi, d’impostare e far girare la squadra alla stessa maniera di Jorginho. Con Shakhtar e Spal, ad esempio, il Napoli è apparso più lungo del solito, ma al fianco di Diawara c’era Zielinski e non Allan, dunque il regista guineano soffrì anche l’assenza di un vero mediano che garantisse equilibrio alla squadra.
GIOCO DI COPPIE. Esiste un gioco di coppie che Sarri attua: con Diawara ci sarà spesso Zielinski perché i due si completano, e con Jorginho ecco Allan per lo stesso motivo. Tecnica e visione di gioco da una parte, fisicità e dinamismo dall’altra. Spesso le coppie si mischieranno, e sarà pure normale, ma alla base resisterà l’idea di un incrocio di caratteristiche che s’intrecciano per completarsi, garantendo al Napoli quei dettagli alla base della sua straordinaria bellezza. Tutto è studiato, provato e riprovato in allenamento. E Diawara tornerà presto ad essere fondamentale. Ad oggi s’accontenta di sigillare le partite entrando a gara in corso, in futuro si rivedrà anche da titolare, magari nei match decisivi, come l’anno scorso allo Stadium e al Bernabeu. Quando il gioco si fa duro.
Fonte: Fabio Tarantino per il “Roma”
Lascia un commento