A Delia difficilmente dimenticheranno la strigliata del sindaco ai suoi concittadini che cercano alibi per sfuggire ai loro obblighi
A Delia solenne strigliata del sindaco alla cittadinanza “distratta” sulle norme di sicurezza
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e l’ha messa tutta, Gianfilippo Bancheri, sindaco di Delia, in quel di Caltanissetta, a far capire ai suoi concittadini che l’epidemia di coronavirus è una cosa maledettamente seria. Lui che è aduso ad utilizzaare con disinvoltura i social per comunicare abitualmente con la cittadinanza, in occasione di questa epidemia, ha preferito tornare all’antico. Si è armato di megafono e con il camioncino del comune ha tessuto parecchie volte al giorno le strade del paese ad annunciare le norme di sicurezza emanate dal governo. Come ai tempi in cui nelle campagne elettorali le macchine con l’altoparlante passavano nelle strade strombazzando: “Vota e fai votare…”. Chi ha una certa età se lo ricorda. Io non credo che il sindaco Bancheri se lo possa ricordare, vista la sua giovane età. Ma qualcuno più anziano deve avergli raccontato l’epopea di quegli anni; lui deve essersene ricordato e ha tirato fuori il vecchio efficace strumento: andare per le strade personalmente a fare “propaganda” per le norme di salute pubblica. Si illudeva lui…
Ma i suoi concittadini l’hanno presa come una cosa folkloristica. Il sindaco – avranno pensato – esagera sempre per mettersi in mostra ed acquisire visibilità. Nonostante radio e televisione in questi giorni abbiano martellato di brutto, nel ridente paese di Delia in molti hanno preso sottogamba l’emergenza pandemia. Per cui il divieto di uscire di casa (come distanziamento sociale) è stato trasformato in occasioni di avvicinamento sociale per…preparare i cartelloni del tipo “Andrà tutto bene”, riunirsi tra vicine di casa a fare dolci, organizzare grandi grigliate in campagna tra comitive di amici…Insomma tutto il contrario dello spirito delle norme emanate.
A questo punto il buon Gianfilippo Bancheri, stanco e risentito della sordità alla ragionevolezza dei suoi concittadini, si attacca al suo telefonino e con un video dà una solenne strigliata, che difficilmente dimenticheranno, rivolta a tutti coloro che si sono fatti pescare in giro con le scuse più patetiche e puerili,. Gliele canta tutte, a tutti. Da quello che esce di casa per andare dal parrucchiere a quello che si reca in macchina a comprare i croccantini per il cane che, poverino, non gradisce i prodotti che vendono in paese, da quello che esce per fare la corsettina (che non ha mai fatto in vita sua) a quello che …Tutti si inventano alibi più o meno credibili che il primo cittadino smaschera, ridicolizza. infine minaccia seriamente di passare con la polizia municipale per le strade e cominciare a comminare i rigori della Legge, per come le cogenti norme recentemente emanate consentono ed obbligano di fare, a chi è preposto per farle rispettare. Nell’interesse della pubblica incolumità.
In queste drammatiche giornate si vede ancora troppa gente in giro ed hanno ragione da vendere i Sindaci che strigliano i cittadini perché non rispettano le norme di sicurezza.
La situazione di Delia l’abbiamo riferita non perché sia l’unica, ma perché il sindaco ha dimostrato polso e senso dello Stato e, al di là di interessi elettoralistici, gliele ha cantato chiare inchiodando ognuno alle proprie responsabilità. Trattandosi di un piccolo comune dove tutti si conoscono, si pensava che – con i metodi di comunicazione usata – l’obiettivo poteva essere centrato facilmente. Ed invece no. Ma, ahinoi, Delia non è l’unico comune in Italia, ma solo uno dei tanti a patire l’indifferenza dei cittadini verso il pericolo coronavirus. Da Nord a Sud, una sfilza di sindaci sono stati costretti a fare appello alla sensibilità civica dei propri amministrati, vivamente incitati a restare chiusi in casa per evitare il diffondersi precipitoso del contagio. Abbiamo sentito, tra gli altri, i sindaci di Verona, Federico Sboarina, di Treviso Mario Conte, di Trani Amodeo Bottari, di Messina Cateno De Luca che hanno diffuso e postato avvisi alla cittadinanza. Cosa che dimostra il costume italico, inveterato, di essere refrattari alle regole ed alla disciplina di gruppo e di comunità. Il premier inglese, Boris Johnson, ha parlato di “gregge” (da immunizzare), noi parliamo di “comunità”. Ma noi Italiani – in momenti tragici come questo – dobbiamo pur sentirci comunità nazionale, e ritrovare quell’unità di intenti che ci fa riconosce Popolo e Nazione.
E se non ora, quando?
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