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De Nicola: “Caso Ospina? Non c’entra con il mio addio”

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“Il mio progetto con la società azzurra era terminato”

Alfonso De Nicola, ex medico sociale del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Punto Nuovo durante la trasmissione “Punto Nuovo Sport Show”  tornando a parlare della sua avventura partenopea.

Ecco quanto detto da De Nicola:
“A Napoli era terminato il mio progetto. Dovevo garantire un’assistenza sanitaria ed un futuro, io non posso garantirlo se non ci sono, ma ho provato a farlo lo stesso. Ho formato delle persone che adesso stanno gestendo il settore sanitario del Napoli. Dal settore giovanile c’è Raffaele Canonico a cui voglio bene come un figlio, ma così come gli altri. Marco di Lullo, Fabio Sannino, Marco Romano, sono tutte persone che hanno fatto la loro esperienza nel settore giovanile. Tutta gente che si è formata in una scuola che secondo me è stata una buona palestra. Benitez dei medici? E’ una squadra medica che si è creata da sola, i ragazzi hanno studiato e si sono preparati da soli, ho soltanto cercato di trasmettere, e non so se ci sono riuscito, la mia esperienza nel settore, nella prevenzione dei traumi nel calcio e ho cercato di trasmettergli un metodo di lavoro che loro spero stiano seguendo. Ho perso i contatti purtroppo, dovendomi dedicare ad un’attività mia. Caso Ospina? Se andiamo a pesare gli episodi, sono più positivi che negativi, quindi non penso che un unico episodio abbia influenzato la mia permanenza, la verità delle cose la sappiamo solo noi. Credo che come per tante cose, la SSC Napoli, gestita egregiamente, ha deciso che il mio progetto era arrivato alla conclusione ed io sono dovuto andar via. Ci sono rimasto male, la mia squadra del cuore, la società mi ha dato la possibilità di diventare un medico apprezzato, ma è stato tutto programmato da me stesso, quindi non ho rancore. Già avevo programmato che sarei dovuto partire. Come mai sono aumentati gli infortuni muscolari? Non lo so, non mi interesso più, bisogna analizzare le cause e i problemi, credo siano capaci a farlo. Studiare le cause per far sì che non avvenga più, è un metodo di lavoro che ho appreso da scienziati e professori universitari. Credo che Maurizio Sarri con il suo staff credeva nel lavoro tradizionale, nel lavoro a secco, senza palla. Ancelotti crede di più nel lavoro funzionale: in poche ore riescono a fare tante cose. In un’ora Sarri riusciva a fare meno, quindi aveva bisogno di tempo in più. Lavorano molto più con la palla, partitine. Dire qual è meglio dell’altro, non lo so. Sono metodi che danno risultati in entrambi i casi, quindi è difficile decidere il metodo di lavoro migliore. Voglio ringraziare Aurelio De Laurentiis ed il suo staff che mi hanno dato la possibilità di esprimermi, ho fatto il mio lavoro. Mi dispiace non lavorare più col Napoli. Milik e Ghoulam? Credo che se continueranno con impegno loro e lo staff medico, torneranno come e meglio di prima, è successo anche con altri calciatori, qui a Napoli ed in tutto il mondo, ce ne sono tanti”.

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