L’ex pm d’assalto che dal 2011 guida Palazzo San Giacomo: “La battaglia contro la camorra passa dal Comune. Dal Viminale un aiuto, ma non basta”.
«Militarizzare la città non serve. Quello che fa la differenza è una maggiore presenza di divise in strada. Più personale che vigili, giorno e notte. E poi, a dircela tutta, non escludo che sul tema sicurezza, in questo Paese, i sindaci possano avere qualche potere in più». Corni rossi e amuleti ormai invadono la sua scrivania. Luigi de Magistris, l’ex pm d’assalto che dal 2011 guida Palazzo San Giacomo, sorride: “Sono piccoli regali”. E si cala nella battaglia elettorale per il secondo mandato in una Napoli nuovamente insanguinata da una faida. Che vede crescere (e morire) camorristi sempre più giovani, feroci e armati. Eppure non ci sta a dire che “nulla è cambiato, è assurda questa rappresentazione. È letteratura. Bella letteratura sul crimine, ma unilaterale”.
Sindaco de Magistris, allude alle analisi impietose di Roberto Saviano?
“Mi eviti questo ping-pong. Ho sentito osservazioni autorevoli. Però Napoli è città vitale, attraversata da un grande moto di orgoglio che forse non gode di grande comunicazione, ma esiste. Napoli bisogna viverla per raccontarla, starci dentro. Visto da fuori, tutto si appiattisce. Anche io, se volessi fermarmi ai numeri, potrei dire che fino a 4 o 10 anni fa si ammazzava molto di più: ma non lo faccio questo errore. Io guardo all’antimafia sociale, agli spazi che apriamo in periferia per i giovani, e alle ondate di turisti che stiamo riscontrando da tempo. Folle di visitatori che non si vedevano da decenni. Questo fa un sindaco. Mentre prevenzione e repressione sono compiti di forze dell’ordine e magistratura”.
Sindaco, in campagna elettorale i morti ammazzati e la camorra non appartengono mai a nessuno?
“Io sono il primo a sentire come un fallimento di tutta la comunità la perdita di una giovane vita, che sia un soldato di camorra o, peggio ancora, un innocente. Ma perfino il ministro Alfano, nel vertice sulla sicurezza di giovedì scorso, ha riconosciuto che la città ha fatto grandi passi avanti. È un dato oggettivo. Se poi ci sono reazioni poco mature, o strumentalizzazioni politiche, cosa dire? Qui si fa campagna perfino su Napoli-Juve, quindi non mi sorprende”.
L’esercito: soluzione o palliativo?
“Né l’una né l’altro. È utile, se lo impieghiamo com’è avvenuto in passato: cioè per delegare ai soldati quei compiti di sorveglianza che oggi sono in carico a polizia, carabinieri o finanzieri. Perché l’arrivo dell’esercito libera energie da utilizzare nel controllo mirato di territori in centro o in periferia. Napoli è una delle ormai poche città in Italia dove giovani e meno giovani vivono anche di notte: questa è una ricchezza sociale, ma va tutelata”.
È per questo che al vertice ha chiesto: “Facciamo finta che qui ci sia l’Expo, inviate più polizia e carabinieri”?
“L’ho detto senza intenti polemici. Noto che c’è il Giubileo, e giustamente si potenziano i presidi di sicurezza. C’è stato Expo a Milano e doverosamente il Paese ha contribuito, anche da Napoli sono stati inviati rinforzi. Ora dico: abbiamo il problema delle bande di camorra che vogliono riportare Napoli al passato? Il ministro ha sottolineato importanti risultati e grande sinergia tra pezzi dello Stato e forze dell’ordine nel contrasto ai clan di camorra, e concordo pienamente. Il problema però resta dello Stato: anche se i cittadini chiedono tutto al sindaco, unico politico che sta in mezzo alla gente, e difatti non mi spiacerebbe…”.
Avere più poteri su sicurezza?
“Se ne discute da tempo e credo che in forme molto graduali sia giusto dotare il sindaco di maggiori possibilità”.
Ma lei sa come l’antimafia nasca anche da gesti amministrativi. Esempio: la manutenzione delle telecamere, strumento irrinunciabile, su cui il Comune è stato spesso carente.
“Problema superato. C’è stato questo nodo per anni, è vero, le responsabilità non erano chiare. Ora però se ne occuperà il Viminale. E le telecamere in città passeranno a mille tra pochi mesi: saranno funzionanti in ogni quartiere” .
È cosi per la pubblica illuminazione. Quanti vicoli sono ancora bui?
“Nei prossimi mesi andrà finalmente aggiudicata la gara dell’ illuminazione, 50 milioni per dieci anni. E tutta in “led”. Non solo saranno impianti meno inquinanti, ma avremo più luce e su più strade. È quello che può fare un sindaco: insieme alla lotta alla devianza, alla promozione del vivere civile. Per il resto, col ministro ci siamo intesi benissimo”.
Sembra che con Alfano abbia quel feelling mai trovato con Renzi.
“Sono distante politicamente da entrambi. Ma devo registrare che mentre il premier su Bagnoli si sottrae a ogni confronto, il ministro dell’Interno viene qui, ascolta per tre ore, prende nota, contribuisce. E poi decide”.
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