Aurelio De Laurentiis ha rilasciato una lunga intervista di Carlo Ancelotti, di Maurizio Sarri e dei suoi giocatori
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport in cui parla dell’arrivo di Carlo Ancelotti, di Maurizio Sarri e dei suoi giocatori, soffermandosi su Lorenzo Insigne e Piotr Zielinski
Quando nasce in De Laurentiis la “pazza”idea Ancelotti?
“Erano anni che avevamo contatti telefonici, ogni tanto Carlo si informava di nostri calciatori e io con lui dei suoi. Mi aveva colpito il suo equilibrio ma anche la sua educazione, perché quando intuiva che non ci sarebbero stati margini per trattative non insisteva”.
Il capolavoro di De Laurentiis si chiama Ancelotti?
“Sono fiero di aver individuato un uomo del suo livello, non solo professionale. Io credevo, tre anni fa, di aver incontrato un allenatore che sarebbe rimasto qua per un lungo periodo, avrei potuto trattenerlo, perché aveva altri due anni di contratto. Ma ad un certo punto è diventata solo una questione di danaro…”.
Ci mancava Sarri…
“E’ strano questo mondo in cui, di colpo – attraverso l’ambiente, l’impatto mediatico o certi opinionisti – si stabilisce che un contratto vada adeguato. Ma allora che valore ha quell’accordo appena scritto? Tenga presente che noi eravamo già passati da 700.000 euro a 1.550.000. Poi una volta ho sentito dire: al prossimo accordo voglio arricchirmi. E mi sono chiesto: allora le dichiarazioni sull’amore per la città? Io ci avevo creduto, però poi mi sono domandato: e se mi stesse usando come sponda?”.
E ora?
“L’altro giorno Carlo era a Ischia, mi ha telefonato entusiasta: Aurelio, io qui ci potrei restare anche sei anni”.
Siamo già nel futuro…
“Con lui si vive un rapporto umano, discutendo amabilmente dei reciproci interessi. E se parlo di calcio, non si offende: prima del Liverpool, al mattino, gli ho telefonato…”.
Alle sette, anche a lui…?
“Diciamo. E così, ho espresso pareri. E lui con garbo, autorevolezza e autorità, mi ha detto: presidè, stai tranquillo, la vinciamo. L’ho preso in parola e all’87esimo ho detto: ma vuoi vedere che succede? E’ successo. Non può capire la mia reazione”.
Insigne è diventato il giocatore italiano più forte?
“Non mi ha stupito. E’ un prodotto del Napoli e di Napoli, città complicata nella quale è più difficile che altrove essere profeta in Patria. Un altro, al suo posto, avrebbe potuto dire: ma chi me lo fa fare? E invece ha dimostrato di essere uomo, ha una testa per ragionare. E per me è uno di famiglia”.
Il prossimo rinnovo sarà Zielinski?
“Quella di Piotr è una partitura ancora tutta da scrivere e da immaginare. Il vero Zielinski non è stato ancora visto appieno e codificato del tutto e questa altalena forse genera in lui un’insicurezza a cui saprà ovviare”.
Siamo a tre lustri di De Laurentiis…
“Settembre 2004 è stato il momento magico di questa epoca: aver rilevato il Napoli dal fallimento, averlo portato dove siamo, con l’ammirazione internazionale e un futuro che ci aspetta”.
Lo immagina?
“Vincere in Italia e in Europa”.
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