Si apre oggi, con l’Italia sotto i riflettori, il forum economico mondiale di Davos.
a href="https://vivicentro.it/nazionale-24h/economia/fmi-e-bankitalia-concordano-leconomia-italiana-sta-frenando-salvini-sbotta/" target="_blank" rel="noopener">L’Italia è stata evocata dal Fondo Monetario aperto oggi a Davos, come uno dei principali elementi di rischio globale, con una stima del PIL 2019 quasi dimezzata allo 0,6%, la più bassa fra le principali economie mondiali e questo ha scatenato un fuoco di copertura e di distrazione (diversione) dei gialloverdi che hanno pensato bene provare a spostare l’attenzione dai problemi economici aprendo una raffica di attacchi a Parigi sui migranti.
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- Ad aprire lo scontro, su cui il Movimento starebbe lavorando da mesi, è stato Alessandro Di Battista intervistato ieri da Fazio a ‘Che tempo che fa’ affermando:
- per fare buon peso , ma cattiva misura*, aggiunge:
- Il senatore leghista, presidente della commissione Cultura del Senato e responsabile Istruzione della Lega, in una intervista all’Espresso non ha remora alcuna a dichiarare:
- E questo è!
- Già e, ancora una volta, questo è!
Su questa linea diversiva quindi, ecco Di Maio pronto a putare il dito affermando che è il franco coloniale a causare i migranti. Gli fa eco Salvini che, dal canto suo, preferisce sparare a zero contro Macron, Moscovici e Lagarde rendendo così ancora più chiara la mossa diversiva fatta con un occhio in casa e uno alla campagna per le elezioni europee che, ormai, è già in piena azione. Con questa mossa, il DUO, ha anche indicato di essere concorde nell’aver individuato il nuovo mezzo di distrazione di massa, e masse, da agitare: la Francia.
Un inizio di campagna delle europee quindi molto spigolosa nella quale si punta a screditare l’Eliseo fregandosene dell’evidente imbarazzo della Farnesina che teme un rischio di isolamento dell’Italia.
Ad aprire lo scontro, su cui il Movimento starebbe lavorando da mesi, è stato Alessandro Di Battista intervistato ieri da Fazio a ‘Che tempo che fa’ affermando:
“Se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa, non potremo mai risolvere veramente il problema”
“Attualmente la Francia, nei pressi di Lione, stampa la moneta utilizzata in 14 Paesi africani, quasi tutti Paesi della zona subsahariana. I quali non soltanto utilizzano una moneta stampata dalla Francia, ma per mantenere il tasso fisso, prima con il franco francese e oggi con l’euro, sono costretti a versare circa il 50% dei loro denari in un conto corrente gestito dal Tesoro francese. Conto corrente con il quale viene finanziata una piccola parte del debito pubblico francese, ovvero circa lo 0,5%”.
per fare buon peso , ma cattiva misura*, aggiunge:
“Ma soprattutto la Francia, attraverso il controllo geopolitico di quell’area, dove vivono 200 milioni persone che utilizzano banconote e monete stampate in Francia, gestisce la sovranità di interi paesi impedendo la loro legittima indipendenza, la loro sovranità monetaria, fiscale, valutaria e la possibilità di fare politiche espansive. Fino a quando non si ‘strapperà’ questa banconota, che in realtà è una manetta nei confronti dei popoli africani, noi potremo continuare a parlare a lungo di porti aperti o porti chiusi, ma le persone continueranno a scappare, a morire in mare, a cercare altre rotte e a provare a venire in Europa. Oggi è necessario, per la prima volta, occuparsi delle cause, perché se ci si occupa esclusivamente degli effetti si è nemici dell’Africa”.
“*Cattiva misura”, ho su scritto e l’ho fatto non a caso o, per dirla alla Meloni: “perché così mi va”, ma avendo bene a mente l’intervista rilasciata all’AGI da Marco Magnani al quale, pur se non è uno uscito dall’università della strada ne è “sine laurea ne diploma*” come ormai è il target ed il curricula necessario per ottenere posti di prestigio nel governo gialloverde (e non solo), prestare attenzione non è cosa ne sciocca ne inutile ma, prima di proseguire sul filo del pensiero del Professore, penso che possa essere duopo aprire una parentesi esplicativa – pur senza nessuno ne disprezzare ne denigrare (anche lo spazzacamini o il netturbino di un tempo avevano, ed hanno valore, dignità e meriti ma…) – provando a tratteggiare il quadro dei valori e delle competenze gradite ai gialloverde anche se, in questa parentesi e per ora, quelli che mi vengono alla memoria, sono tutti leghisti, comunque “governativi”, ma in perfetta linea con il tanto decantato “non professionisti” prestati alla politica.
Inizio con Mario Pittoni, senatore leghista unicamente perché verte le fondamente di una società evoluta e con aspirazioni di sempre maggior crescita: la Scuola e quindi l’Istruzione.
Il senatore leghista, presidente della commissione Cultura del Senato e responsabile Istruzione della Lega, in una intervista all’Espresso non ha remora alcuna a dichiarare:
Non mi sono diplomato per ribellione“.
Tanto per restare nell’ambito della “Scuola” e quindi della Cultura, buona compagnia il Pittoni la trova in Marco Bussetti, dirigente tecnico sostenuto dalla Lega di Salvini posto alla guida del mondo dell’istruzione, ma anche dell’università e della ricerca (QUI il C.V di Busetti), che ci ha deliziato con una perla ormai passata alla storia come la gaffe derivante dal quanto dichiarato al ‘Lancio della XXVIII Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica’ al MIUR dove, nel presentare i temi dell’iniziativa, si confonde Gregor Johann Mendel, precursore della moderna genetica, con il chimico Dmitrij Ivanovič Mendeleev, inventore della tavola periodica degli elementi.
Per ultimo e tanto per brevità di questa breve nota (non certo fra i governativi gialloverde) aggiungo Alberto Bertagna che, dal Municipio di Calcinato (BS) arriva all’Istituto Nazionale Tumori.
Chi è vi starete chiedendo! Un luminare della scienza medica? Un esperto di tumori? Ma proprio per niente, sarebbero state referenze non gradite al nuovo governo.
Alberto Bertagna, ha solo la macchia (per il metro dei governativi) di aver in qualche modo studiato fino al diploma di geometra ma ha il pregio di essere segretario provinciale della Lega a Calcinato (BS) per cui lo sgarro gli è stato perdonato e, da quella “cattedra”, è stato spostato e prestato al Consiglio di Amministrazione dell’Istituto nazionale dei tumori.
Per puro spirito di sacrificio e per dovere verso l’Italia e gli italiani, il geometra si piega alla bisogna e si grava anche di questa nuova nomina che va ad aggiungersi alle due già in essere che lo vedono già seduto ed impegnato nel CdA di Garda Uno e in quello del Consorzio di Bonifica Medio Chiese.
Il nuovo incarico è gravoso e pertanto, per addolcire l’amara pillola da dover ingoiare per dovere verso l’Italia, al vicesindaco calcinatese è stato assegnato un (ulteriore) compenso annuo di 23mila euro:
“Come ho sempre fatto, con umiltà, porterò il mio contributo ed esperienza che negli anni ho acquisito durante i diversi incarichi che ho avuto l’onore di ricoprire”
ha commentato il vicesindaco calcinatese, e noi gli siamo grati convinti e sicuri che magari indicherà la strada sul come fare “un cappotto” ai tumori in modo da contenerli ed isolarli dal resto del corpo contenente.
E questo è!
Ma torniamo ora a Marco Magnani, un laureato (vade retro) con l’aggravante di essere un professore della Luiss, al quale però, personalmente tendo a prestare orecchio trascurando anche il fatto che, non essendo stato votato (come sempre rimbrottano i gialloverde), non abbia diritto di parlare. Ma parla!
Parla e per questo, almeno io, lo ringrazio, perché ci fa sapere che “Nessuno impone il franco africano ai 14 Paesi” spiegando che:
“Il franco africano è una moneta comune a cui aderiscono diversi Paesi africani e che garantisce stabilità. Poi, che la Francia attraverso questo strumento possa aver cercato di avere un rapporto privilegiato dal punto di vista commerciale con questi Paesi, non c’è alcun dubbio. Ma, viceversa, questi Paesi hanno anche tratto beneficio dal rapporto privilegiato con la Francia”.
“Non è un’imposizione, ma una libera scelta”, “Facilita gli scambi” e rientra in un “accordo tra la Francia e 14 Paesi africani, siglato diversi decenni fa e rimasto in vigore anche dopo l’indipendenza delle colonie. È un’intesa che le parti coinvolte possono tranquillamente smontare, nel senso che non è un’imposizione. Quindi i governi africani interessati, qualora volessero uscire da questo accordo, per utilizzare ognuno una loro moneta, oppure utilizzare una moneta comune che non sia garantita dal Tesoro francese, lo possono sempre fare”.
“Certo – aggiunge – immagino che qualcuno potrebbe avere difficoltà a comprendere come mai esponenti del governo italiano esprimano in modo così spinto opinioni su questo tema, a partire dal problema dell’immigrazione, che dunque coinvolgerebbe anche l’Europa. Direi che sono collegamenti molto stiracchiati. Potrebbe venire il sospetto che, trovandoci alla vigilia di elezioni europee, i politici si pronuncino su questo per motivi di posizionamento. Questa potrebbe essere una spiegazione. L’altra possibilità potrebbe essere che il M5s, legittimamente, per contrapporsi alla Lega su un tema come quello sull’immigrazione, che i sondaggi ci dicono faccia guadagnare voti, stia cercando un suo angolo originale di posizionamento”.
Già e, ancora una volta, questo è!
Intanto però, a seguito anche alle ultime dichiarazioni del vicepremier Di Maio che ieri ha detto:
“Se la gente parte dall’Africa è perché alcuni Paesi europei con in testa la Francia, non hanno mai smesso di colonizzare decine di Stati africani”
l’ambasciatore italiano a Parigi, Teresa Castaldo, è stata convocata dal ministero degli Esteri francese e, da Bruxelles, il commissario Ue Pierre Moscovici ha denunciato dichiarazioni “fatte per uso nazionale” che “somigliano a provocazioni, perché il contenuto è vuoto o irresponsabile”.
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