Incontro – Intervista con Daniela Saraco, la scrittrice stabiese che chi ha presentato “Il Diario di Aylen”, sua terza creatura editoriale
Castellammare di Stabia – E’ un pomeriggio strano quello stabiese, città di origine della scrittrice Daniela Saraco, il clima non è facilmente decifrabile. Oggi mentre all’orizzonte si diradano le nubi, improvvise folate di aria fredda tardoinvernale fanno capolino, a ricordarti che dopotutto l’estate è ancora lontana, se non altro non proprio dietro l’angolo.
I minuti velocemente trascorrono e ci portano dalla nostra intervistata. Lei è Daniela Saraco, educatrice ed imprenditrice per professione, autrice di romanzi per passione, per questione di “cuore”, come amerebbe definirle lei.
Di un cuore bizzoso, che si è fatto più volte sentire, forse anche inopportunamente in passato. Un cuore che ora guida tutte le sue scelte di scrittrice, mamma, amica, figlia, donna.
Daniela Saraco ci presenta con queste considerazioni il suo libro:
“Ho scritto Aylen affinché tutte le donne possano sentirsi libere, riconoscersi in una figura che afferma il suo diritto al piacere, al lavoro e all’amore, insomma alla vita che si vuole e si desidera” – incalza Daniela – con il suo modo convincente e fiero di ribadire i concetti in cui crede e per cui si spende.
Ed ancora – :”rivendico il diritto all’incontentabilità, al non arrendersi a discorsi al ribasso, che ci vogliono ingabbiate in lavori, amori, vite mediocri”.
Un romanzo forte, d’impatto, quello di Daniela Saraco, che si legge tutto di un fiato, godibile come una fresca bibita d’estate sotto al sole, ma non per questo di facile analisi.
Dentro ci trovi l’emancipazione della donna, la questione dei ruoli sociali, lo scardinamento dei pregiudizi, il tutto raccontato sullo sfondo, ma non troppo, di una storia d’amore la cui costante è un sottaciuto femminismo, mai reazionario, che significa appunto libertà.
Daniela Saraco, con la sua terza prova editoriale, convince completamente e porta per mano il lettore in un romanzo solido, maturo, dal valore sociale.
Un romanzo in cui qualsiasi donna può ritrovarsi, specie di quelle che, alla Robin Norwood, “amano troppo”.
A cura di Vincenzo Inserra
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