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Da Poggioreale a Capanne: la vita nelle carceri in rivolta (intervista)

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Con la fiducia al voto, il confermato  Ministro della Giustizia Bonafede, dovrà affrontare l’ormai annosa tematica punto sul punto delle carceri.

Da Poggioreale a Capanne: la vita nelle carceri in rivolta (Video-intervista)

T

ra i temi toccati alla Camera dei Deputati dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte nel discorso per la fiducia al suo Governo-bis; quello degli investimenti da 110 milioni di euro per il superamento del vetusto complesso del sistema carcerario italiano con annessa possibilita’ di 15 milioni di sgravi fiscali sul lavoro, in direzione dei soggetti  investiti a vario titolo dalle misure cautelari restrittive delle libertà personali.

Il sistema carcerario italiano sembra infatti stia letteralmente scoppiando. Almeno così ‘denunciano’ gli epiloghi dei fatti dell’ultima settimana avvenuti nelle carceri di Poggioreale di Napoli e Capanne di Perugia. Un parallelismo di fatti di cronaca all’interno delle mura dei due importanti Istituti Penitenziari, che fanno riemergere la situazione esplosiva, che ciclicamente si perpetua. La recrudescenza, con la prima fuga avvenuta in assoluto in oltre cento anni di storia dello storico carcere napoletano, e  la presa in ostaggio di una guardia carceraria a Perugia; ha illuminato i riflettori sulle condizioni di lavoro della polizia penitenziaria e di detenzione dei reclusi. Con i primi che devono evolversi in Polizia di Stato, secondo la visione, corroborata dal Garante dei Detenuti della Campania – Samuele Ciambriello -, del nuovo slogan a profusione di speranza, che supera il ‘vecchio’ vigilare per redimere.

“Dove la speranza oltre ad essere una virtù,  è un atteggiamento costituzionale che serve a rieducare e risocializzare la persona diversamente libera. Se facciamo lavorare  in condizioni umane coloro che devono garantire la sicurezza all’interno, a beneficiarne saranno gli stessi detenuti, e viceversa con il giusto approccio qualificato anche da una nuova e più moderna e specifica Formazione degli Addetti ai lavori; saranno proprio quest’ultimi a giovarsene, nell’edificazione di una rete, ognuno con competenze sempre più professionali anche nel mondo “dell’interno” per stare bene tutti insieme. Perché chi sconta una pena deve pagare per l’errore commesso, ma non deve perdere la dignità alla vita. Il sistema attuale con il doppio degli ‘ospiti’ consentiti per cella, va ripensato per non creare discarica umana”.

Capitolo a parte, che affrontiamo nella seconda parte, sentendo la rappresentanza del Sindacato di Polizia Penitenziaria; la denuncia dello stesso Garante Ciambriello, inerente i “detenuti che vengono in carcere e sono seguiti all’esterno dal Dipartimento di Salute Mentale.  ‘Dentro’ non vengono curati da esperti. I più fortunati stanno nelle residenze esterne (cosiddette Rems – Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza-) ma c’è ne sono troppi che pur avendone diritto, non vengono mai destinati a queste strutture alternative, che andrebbero ampliate per le necessità dovute”.

Sulla presunta o meno, linea ‘Camorristica’ imposta dall’alto per strumentalizzare l’intero periodo della fase di protesta culminato nei gravi episodi dei giorni scorsi, la tendenza del Professor Ciambriello è quella di “demitizzare” la forza dell’organizzazione criminale, che potrebbe esser combattuta con armi elementari, come quelle dell’introduzione a sistema monitorata di Skype, di maggiori minuti di conversazione telefonica, e quanto possa servire a stroncare il mercato parallelo, ivi compreso quello delle sostanze stupefacenti, che anche in carcere può lucrare sulle oltre 7800 presenze per reati non legati alle organizzazioni mafiose. “Ricondurre tutto sempre a queste ultime,  è un modo per rimuovere i problemi”. Conclude il Garante campano dei detenuti.

“Con la chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari) nel 2013 sono state pensate e create le cosiddette Rems. Non essendo però mai andate a regime, si è tenuti i detenuti fuoriusciti dalle vecchie strutture, a gravitare intorno  alle Articolazioni per la Tutela della Salute Mentale (ASM). Dislocate in Campania tra Secondigliano, Santa Maria ed Avellino. Persistono però forti problematiche di ricollocamento di questi soggetti. Perché le liste d’attesa invece delle nuove strutture, sono lunghe. Ed all’interno non si riesce a gestirli, perché sono evidentemente profili problematici. Vanno seguiti dal punto di vista psicologico-psichiatrico oltre che sanitario. Manca un programma terapeutico completo che  “guardi” professionalmente a questi soggetti, che poi la Polizia Penitenziaria si ritrova ad approcciare in maniera ordinaria, senza determinati tratti specifici della competenza di materia di disciplina tanto delicata. Le Asl dovrebbero investire non solo sugli operatori sanitari. Ma anche sulla stessa Polizia Penitenziaria per una adeguata Formazione a 360 gradi”.

Così si esprime invece il Segretario Regionale campano USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) Ciro Auricchio, interpellato  sulla questione Rems sollevata dal Garante dei detenuti campani Ciambriello, come ultima emergenza da affrontare con le dovute misure del caso. Oltre la nota fitta agenda che va dalla richiesta di forze nuove e formate alle odierne esigenze di sistemi cha vanno riammodernati, al superamento delle barriere di ogni sorta, che nonostante tutto non possono essere di una Società civile.

Carmine D’Argenio

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