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CROTONE: tema su migranti e razzismo scatena i leghisti contro il Liceo Filolao

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na di queste sere su una TV privata nazionale un giornalista dall’inconfondibile voce bianca aizza milioni di spettatori contro un professore di liceo della Calabria (il Liceo Filolao di Crotone) che ha osato assegnare ai suoi alunni un tema per invitarli a riflettere sulla storia recente e sulla  situazione sociale italiana contemporanea.
Nel nostro quotidiano ormai la politica si è ridotta ad una pervasiva focalizzazione della questione migranti. Nei giornali, in televisione, nelle conversazioni da bar non si parla d’altro. Naturalmente le opinioni e le sensibilità differiscono e l’opinione pubblica si ritrova ad essere divisa tra chi auspica accoglienza verso tanti poveri sventurati ( che arrivano sfiniti dopo aver visto la morte con gli occhi!) e chi, dall’altro lato, auspica un irrigidimento degli ingressi di stranieri in Italia. Invocando sbarramenti navali per chiudere le rotte del mare e sbarrare porti che, anziché porte di ingresso, dovrebbero diventare – secondo costoro – muri alti come baluardi di difesa contro le invasioni.
Legittime opinioni, ambedue le posizioni, che certamente sottintendono due diverse concezioni del mondo e dell’esistenza umana. In una prevale il cuore in un’altra la testa.
Senza voler dare pagelle di buoni o cattivi, però, è lecito interrogarsi sulle cause di tanta partecipazione emotiva al fenomeno migratorio. I mass media non mancano di fornire quotidianamente notizie di furti, rapine, aggressioni, violenze, uccisioni da parte di stranieri presenti nel nostro territorio. La situazione economica italiana non è molto florida, il lavoro scarseggia ed i “padroni” che hanno bisogno di manodopera preferiscono ingaggiare stranieri a buon mercato, cioè persone che si accontentano di lavorare con paghe al limite dello sfruttamento, non solo sindacale ma anche umano. In questo contesto gli italiani vivono nelle paure: paura di perdere il lavoro, paura di essere aggrediti, paura che la società venga snaturata…
Il passo verso le reazioni scomposte può essere breve in questo substrato che genera intolleranza, xenofobia, razzismo; in una confusione che si fa sempre più ingarbugliata, a causa di tutti questi concetti che quotidianamente vengono usati ed abusati; a proposito ed
a sproposito.
In un momento critico per le coscienze, come l’attuale, la scuola cosa deve fare? Deve restare chiusa a ritessere le trame della congiura di Catilina? Esercitarsi virtuosisticamente sulla “consecutio temporum”? Oppure – la Scuola – deve affacciarsi anche alle vicissitudini del presente, con i suoi progetti e le sue aspirazioni, con i suoi travagli e le sue contraddizioni ? Per meglio leggere il presente, bisogna confrontarlo con il passato, allo scopo di meglio progettare il futuro.
Ci sembra ovvio che nel mondo di oggi non si possa restare chiusi nella cittadella della scuola che – se non si sporca con il mondo – rischia di produrre solo algida e sterile erudizione. Ed è proprio in questo scenario socio-culturale che un Professore del Liceo Scientifico Statale “Filolao” di Crotone, nelle settimane scorse, assegna ai suoi alunni il seguente tema: “Il 5 settembre del 1938 in Italia furono promulgate le leggi razziali. Oggi in Italia dopo 80 anni si registra un ritorno al razzismo, è un’opinione diffusa che proprio il recente decreto in discussione al Parlamento, che riguarda l’immigrazione, contenga delle istanze razziste. Descrivi le leggi razziali e confronta il testo con il decreto di recente ideazione ed esprimi le tue riflessioni”.
La traccia ci appare lineare: oggi in Italia qualcuno parla di nuovo razzismo (pensando alle ronde anti-stranieri, agli incendi nei campi rom… aggiungiamo noi). Lo studente viene – però – stimolato a riflettere ed a confrontare il passato, che lui ha studiato (le leggi razziali italiane del 1938) con il presente, che egli vive direttamente per esperienza personale e per percezione dell’immaginario collettivo contemporaneo. È un chiaro invito ad analizzare e riflettere circa la situazione storica che la nostra società sta vivendo. All’alunno è lasciata ampia libertà di confronto ed ampia facoltà di giudizio, se – secondo lui – nella realtà odierna sono rintracciabili rigurgiti di razzismo oppure no. Non ci sono conclusioni già preconfezionate. È un esercizio salutare che nel giovane stimola la riflessione personale, la capacità di pensare con la propria testa in funzione di uno sviluppo del pensiero critico e di autonomia nel giudizio. In piena, sacrosanta libertà di pensiero.
Non si vedono i motivi per cui sono stati lanciati, da tante parti, strali ed anatemi contro il professore, reo di fare politica in classe, contro il preside, reo di avallare, ecc. Il ministro Salvini parla di insegnanti che “dovrebbero scusarsi e cambiare mestiere”, il ministro della  scuola sbandiera ispezioni, alcuni giornalisti televisivi fanno parte del coro, la sezione locale della Lega di Crotone si straccia le vesti e proclama sonoramente che “la Lega vigilerà affinché nelle scuole i docenti non abusino del loro ruolo per imporre ai ragazzi, che ancora non hanno un’adeguata maturità, una dittatura del pensiero unico”.
I ragazzi non hanno ancora una adeguata maturità, in 5° liceo scientifico? Ma ci vogliono dire, questi emeriti soloni della cultura, quali sono gli esercizi di pensiero e quali sono i metodi per far raggiungere ai giovani una adeguata maturazione storica e culturale?
Siamo in una quinta classe, giovani che quest’anno scolastico affronteranno proprio l’esame di “maturità”, che diventeranno maggiorenni a tutti gli effetti e con pieno diritto di voto. Quindi devono essere allenati a maturare.
E in noi sorge spontanea la domanda: ma la scuola deve formare cittadini consapevoli o “bamboccioni”docili alla “vulgata” mediatica corrente?

Carmelo Toscano


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