La lenta agonia del porto di Taranto: nel 2017 gli sbarchi sono scesi di quasi il 18%. E c’entra la crisi dell’Ilva
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ebacle nel 2017 per il porto di Taranto. Lo dicono i dati complessivi dell’Autorità portuale di sistema del Mar Jonio. Dati che segnalano un calo del traffico generale, rispetto al 2016, del 12,2 per cento.
Si è passati, infatti, da 24,668 milioni di tonnellate del 2016 ai 21,648 milioni di tonnellate dello scorso anno. Arretrano tutti i comparti rilevati ad eccezione del traffico passeggeri, che per la prima volta vede 8546 transiti in considerazione del fatto che, dal 2017, il porto di Taranto è anche sede di approdo degli itinerari della compagnia Thomson Cruises.
Pesante anche il dato relativo al traffico ro-ro su cui pure lo scalo aveva puntato: -90,1 per cento da un anno all’altro. Calano anche le navi che hanno toccato lo scalo: -13,3 per cento dicono le statistiche. Il che, in numeri assoluti, vuol dire che si è passati dalle 2262 navi del 2016 alle 1962 dell’anno scorso.
Le ragioni di un declino
Sul ridimensionamento dell’attività del porto di Taranto pesano due fattori: la stasi che segna i grandi “clienti” dello scalo, a partire dall’Ilva, e il mancato decollo dei progetti infrastrutturali sui quali pure si è investito. Il molo polisettoriale, la cui banchina è stata ammodernata, e la piattaforma logistica inaugurata qualche tempo fa. Il traffico delle rinfuse, ovvero le materie prime siderurgiche e i prodotti petroliferi, è sceso del 17,2 per cento. Nel dettaglio, -17,1 per cento per le rinfuse liquide e -17,4 per cento per quelle solide.
Il calo del porto si è riflesso più sugli sbarchi, che fanno registrare -17,9 per cento, da 15,359 milioni di tonnellate a 12,616 milioni di tonnellate, che sugli imbarchi, diminuiti anch’essi ma di solo il 3 per cento, tant’è che rimangono attorno ai 9 milioni di tonnellate.
In un bilancio generale così pesante, oltre al debutto del traffico passeggeri per l’avvento delle crociere, si segnala un discreto miglioramento del traffico delle merci varie il cui totale registra +5,8 per cento, da 5,398 milioni di tonnellate a 5,711 milioni di tonnellate. Tuttavia, gli indicatori positivi sono pochissimi rispetto a tutti gli altri che presentano invece un pesante segno meno. E si registra lo zero per i container.
La ripartenza del porto è legata all’utilizzo, da parte di nuovi operatori, della banchina del molo polisettoriale, ammodernata con una serie di lavori finanziati con fondi pubblici. Si tratta dell’infrastruttura sulla quale per anni ha operato col traffico container la compagnia Evergreen, andata via da Taranto agli inizi del 2015, mettendo anche in liquidazione la società Taranto container terminal.
Dopo la bocciatura, nel 2016, del progetto del consorzio Ulisse, ritenuto inadeguato dall’Autorità portuale, negli ultimi mesi due altre società si sono candidate per il molo polisettoriale annunciando investimenti nella logistica.
La grana dell’assessore incompatibile
Lo scorso 22 gennaio il presidente dell’Authority, Sergio Prete, ha fatto pubblicare l’avviso pubblico relativo alle istanze di concessione demaniale marittima prodotte dal Consorzio Soutghate Europe Terminal e dalla South Marine Gate. Sono, appunto, le due società candidatesi ad occupare parte delle aree del molo polisettoriale.
Ma c’è un’altra grana che pesa sul porto di Taranto: l’incompatibilità a sedere nel comitato di gestione dell’Autorità di uno dei suoi componenti. Si tratta di Aurelio Di Paola, nominato dalla Regione Puglia ma diventato ora incompatibile perché é anche assessore ai Lavori pubblici del Comune di Taranto.
È la Uil trasporti a sottolineare l’incompatibilità sulla base delle modifiche normative intervenute col “correttivo” porti. “Al governatore di Puglia – rivendica la Uil trasporti – chiediamo nell’immediato, vista la ormai avvenuta pubblicazione della norma (i cui contenuti erano però conosciuti da mesi), di correggere tale nomina e rendere nuovamente legittimo il comitato di gestione della AdSP dello Jonio nominando un nuovo rappresentante da sommare a quello già espresso dal sindaco di Taranto ed al comandante della Capitaneria di porto di Taranto (per materie di particolare rilevanza per l’autorità marittima) oltre, naturalmente, al presidente Sergio Prete”.
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