Seppure le Camere sono state sciolte in anticipo a seguito della crisi di Governo il vitalizio dei parlamentari è stato salvato.
Le norme che infatti regolano i cosiddetti “vitalizi” sono una forma pensionistica che scatta al 65esimo anno di età e prevede che si maturi il diritto della quota per i cinque anni della legislatura, quando questa è arrivata a 4 anni, sei mesi e un giorno.
In questa legislatura il termine ultimo era il 24 settembre, quindi un giorno prima della data scelta per le prossime elezioni che è il 25 successivo.
Crisi di Governo ma salvi i vitalizi
Pertanto ciò fa maturare il diritto pensionistico ai nostri parlamentari. La Costituzione infatti all’articolo 61, secondo comma, prevede che “finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti“.
Le nuove Camere si insedieranno il 15 ottobre ovverosia 21 giorni dopo la scadenza del 24 settembre: il vitalizio dei parlamentari è dunque garantito.
L’OPINIONE
Sarebbe ora di dire la verità agli italiani sulla generale situazione finanziaria della Nazione. Realtà che però, ritengo, temo, non sarà detta dalla politica, poiché controproducente elettoralmente, in quanto noi cittadini siamo ormai come assuefatti a bonus, clientelismo, mercimonio, voto di scambio sociale, tangenti, performance simulatrici, incentivi, sussidi (anche a chi non ne avrebbe diritto), contributi, assenza (deliberata ?) di controlli efficaci nello Stato, Regioni, Enti, Partecipate, Città metropolitane e Comuni.
Ma ancora peggio, gli italiani sembriamo addirittura compiacenti della notoria commistione legalizzata (mediante norme subdole all’origine) che notoriamente alberga nel variegato sistema pubblico-politico, dagli scranni più alti fino all’ultimo sgabello, la quale ormai ha pure visibilmente infettato ogni anno le varie generazioni che si sono susseguite di adulti e giovani, di uomini, donne e altro.
Sicché i cittadini ci vogliamo unicamente sentire dire, in modo semplicistico neanche fossimo solo dei primati, che andrà tutto bene e senza doverci alcuno domandare da dove arrivano tutti questi soldi a pioggia (un po’ come noi siciliani nei decenni che non ci chiedevamo da dove arrivavano i tanti soldi nell’Isola: dalla mafia).
Gli italiani non vogliamo sapere chi dovrà pagare le tasse e imposte per mantenere gli innumerevoli apparati e rispettive pletore di codazzi.
Lampante anche la svanita aria attendista delle classi produttive, lavoratrici, operose e proprietarie, seppure saranno di tutta evidenza queste a dovere pagare il precipizio finanziario (debito pubblico, alias “scostamento di bilancio”) causato negli anni e tutt’ora dalle passate e attuali forze politiche di: destra, sinistra, centro e movimento.
Intanto echeggiano prima delle elezioni le solite ipocrisie della trasversale Politica, enfatizzate anche dai rispettivi nugoli di codazzi, menestrelli e blasonati: mille euro di pensione minima, taglio delle tasse, riduzione del cuneo fiscale, reddito per tutti, case ad ognuno, ecc. mentre l’arrogante sistematico sistema continua – per carità nel rispetto delle norme costituzionali – ad ingrassarsi le tasche.
Chi pagherà: forse l’Europa oppure Pantalone ?
Come se ne esce ?
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