Nel contesto del traffico di droga a Castellammare di Stabia, il processo ai fratelli Vitale rivela una rete criminale radicata.La Dda di Napoli ha presentato una richiesta di 90 anni di carcere, svelando dettagli di un’organizzazione che ha colpito il centro antico di Castellammare.
Un’operazione ‘Black list’ ha svelato i segreti di questa rete criminale.
L
a Dda chiede 90 anni di carcere.
Nella zona del Caporivo a Castellammare, la Dda di Napoli ha richiesto 90 anni di carcere per il gruppo dei Vitale, accusato di traffico di droga.L’operazione “Black list” del 2020 ha portato alla luce il coinvolgimento dei Vitale, ritenuti a capo dell’associazione.
La sparatoria e l’aggressione del 2017 hanno scatenato l’indagine, evidenziando la persistente minaccia della criminalità organizzata nella regione.Gli avvocati della difesa affronteranno la prossima udienza con arringhe mirate a contrastare le accuse, mentre la giustizia cerca di sgretolare le reti criminali che ancora permeano il tessuto urbano di Castellammare.
Il processo si è svolto ieri davanti al tribunale di Torre Annunziata, con il pm Giuseppe Cimmarotta che ha concluso la sua requisitoria.Luigi Vitale e altri 5 sono imputati per associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga.
I fratelli Vitale sono ritenuti a capo dell’organizzazione che gestisce il traffico di stupefacenti nel centro antico di Castellammare.Nel dettaglio, il pm ha richiesto 20 anni di reclusione per i fratelli Luigi, Maurizio e Pasquale Vitale, mentre per Raffaele Di Leva, Luigi Russo ed Enzo Guarino, ritenuti partecipi, la richiesta è di 10 anni di carcere.
L’indagine è partita da una sparatoria nel centro antico, seguita da un’aggressione da parte di due pregiudicati a uno spacciatore che aveva utilizzato canali diversi di approvvigionamento dello stupefacente.L’operazione “Black list” ha portato all’arresto dei Vitale nel 2020, gettando luce sulla loro presunta leadership nell’organizzazione criminale.
Gli avvocati della difesa, Francesco Romano, Gennaro Somma, Antonio De Martino e Leopoldo Perone, si preparano per le arringhe difensive nella prossima udienza del 12 marzo.La vicenda dimostra la persistenza della criminalità organizzata nel tessuto urbano di Castellammare, richiedendo una risposta decisa da parte della giustizia.