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embra uno smartphone. Per la precisione un iPhone. Ma come può essere? Nel dipinto “Mr. Pynchon and the Settling of Springfield” realizzato dal pittore italiano Umberto Romano, sembra essere stato dipinto un cellulare. All’ apparenza non può sembrare nulla di strano, se non il fatto che il quadro è stato realizzato nel 1937 e che racconta un incontro avvenuto nel 1630 fra due tribù del New England, i Nipmuc e i Pocumtuc, con i coloni inglesi che provenivano dal Massachusetts. Subito balza all’occhio un indiano, in basso sulla destra che sembrerebbe avere un telefono cellulare in mano. Il pittore Romano, non avrebbe mai potuto immaginare cosa fosse uno smartphone, ma la forma e il modo come l’indiano lo tiene in mano ci fa subito avere questa idea. L’opera è realizzata secondo uno stile espressionistico, molto in voga quando fu dipinto il quadro. Infatti tra le caratteristiche principali di questa corrente artistica c’è l’annullamento della prospettiva e l’utilizzo di colori vivaci, presenti anche nel “Mr. Pynchon and the Settling of Springfield”.
Comunque, a far luce dando una spiegazione “credibile” ci ha pensato lo scrittore e storico Daniel Crown che in un passaggio di un saggio pubblicato nel 2015 nomina l’oggetto tenuto in mano dall’uomo che dovrebbe essere uno specchio, senza alcun richiamo alla somiglianza con uno smartphone: “Se la mettiamo in termini gentili, il cosiddetto stile ‘astratto’ di Romano era assolutamente ambiguo. Ma potrebbe essere benissimo che l’uomo si stesse specchiando nell’oggetto che aveva in mano. Quando Romano ha dipinto il murale, l’America era ossessionata dalla nozione di ‘buon selvaggio’. Considerato il focus della scena, la fondazione di Springfield, il tentativo del pittore era probabilmente quello di rappresentare l’introduzione di un uomo appartenente a una comunità arretrata al mondo della modernità, rappresentata da oggetti lucenti”. Nessuno smartphone, dunque, ma solo un comune specchio.
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