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Castellammare di Stabia

Corbo: “Smettiamola di definire Mertens un falso nove”

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Antonio Corbo su La Repubblica

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ome un macigno che piomba sulla strada, si ricorderà il sesto minuto di una sfida lunga tre ore in tre giorni. Lo choc del gol precoce non ferma il Napoli come i fischi non deprimono, semmai esaltano Higuain. Il bomber spergiuro, allenato da Allegri ad attraversare con coraggio anche l’inferno, sa di dover giocare due partite. Ne esce più forte della sua squadra, e questo fa soffrire il pubblico che l’ha più amato e più odiato nella sua missione italiana. Perché Higuain ha conquistato spazi di luce, poi ha obbedito con umiltà ad una squadra che non gli chiedeva certo di attaccare, anzi.
Con la “Panchina d’oro” ancora nel velluto blu, Sarri si misura con scelte cruciali. Deve sostituire Reina, ha Rafael e Sepe, due che non giocano da un secolo, chi è pronto? Rafael è ancora freddo per sfiorare appena il tiro di Khedira passato in slalom tra i giocatori del Napoli più fermi di paletti sulle piste di sci, freddi anche loro?
Dal gol in avanti, si confrontano due squadre ma anche due idee di calcio. La Juve subito a rete non cerca la seconda come è solito fare il Napoli, ma arretra schierando fino a otto uomini in area, in una azione difensiva Higuain e Mandzukic contrastano a due metri dalla bandierina del corner. La Juve è la stessa, tra le sue virtù quella di non arrossire barricandosi all’infinito per difendere un gol, piuttosto che dannarsi per il secondo. È lo stesso anche il Napoli che con la costanza di chi crede nel suo gioco come in una fede va a sbattere contro una difesa compressa: trova i primi spiragli in Strinic che la Juve trascura, dovendo l’esterno Lemina raddoppiare Liechstein sulla fascia destra per circoscrivere il temuto Insigne. In Allan che si dedica a Pjanic, e se non lo trova attacca anche lui. In Callejon che sulla destra mette a disagio Asamoah, terzino spurio. Ma può la Signora degli Scudetti marcare e rimarcare? Allegri aspetta il pareggio per rivedere un assetto tattico che ricorda nelle ermetiche chiusure, con protagonisti più celebri, l’esibizione del Palermo.
Mertens è un giocatore di grande valore, smettetela di definirlo un “falso nove”, è l’evoluzione di un ruolo, perché è insidioso anche dovendo muoversi come in una gabbia, la sua creatività resiste, inventa l’assist per il pari di Hamsik. Colpisce subito dopo un palo con assalto diretto a Buffon.
Sconsolato Allegri, ritira Lemina il custode di Hamsik per infilare Cuadrado e restituire alla capolista la dignità dell’ambizione. Cuadrado va più avanti di Lemina, Strinic è lì pronto per lui, ma un insulto muscolare fa intervenire dalla panchina un opaco Ghoulam.
La nuova posizione del colombiano sblocca il canale di destra, risucchiando Liechtstein, inchiodato in area. Ridiventa una partita, e Sarri risponde ad Allegri che finalmente fa capire di voler vincere, facendo scaldare anche Dybala. Il Napoli ritira prima Allan poi lo stanco Hamsik, piazzando in un giro di vento due nuovi mediani: esuberanti e tecnici. A destra Rog, a sinistra Zielinski. Napoli e Juve minacciano di voler vincere, in realtà abbassano il ritmo, non per accordo ma per necessità.
Come ritirare le batterie pesanti e farle esplodere mercoledì sera. Il Napoli non vince, ma arriva più sicuro: ha dimostrato che non c’è muro o gol lampo che lo fermino.


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