Il suo pensiero
Scrive Antonio Corbo nel suo editoriale per La Repubblica: “Quel giorno a Manchester il Napoli entrò con mezz’ora di ritardo. In campo c’era e non c’era, stremato ancora prima di giocare, aggredito da un avvio devastante della capolista inglese, ma frastornato anche da imprevisti elogi di Guardiola a Sarri, così rari da finire sulle pagine del New York Times. Subisce i primi gol come due tagli di bisturi in anestesia totale, prima Walker poi Gabriel Jesus, minuti 8 e 13. Ma appena compare sul verde gentile dell’Etihad, è sfida vera, spettacolo e batticuore insieme, record di ascolto per la serata italiana in tv. Il Napoli sfiora il pari, solo perché Mertens spreca il primo rigore e Diawara non perdona sul secondo. Diciassette ottobre, non poteva finire lì. Si ricomincia stasera, ma stavolta Sarri gioca d’anticipo. Entra in scena un giorno prima dedicando la conferenza di rito a Guardiola. «Un mostro sacro. Il più forte in circolazione. Io ho delle idee ma non ho vinto nulla per paragonarmi con qualcuno». Benedetta onestà. Era nel Perugia in Lega Pro, incompreso ed esonerato, mentre Guardiola vinceva con il Barcellona nel 2009 Liga, Supercoppa, Coppa del Re e la sua prima Champions. Sarri finalmente libera se stesso dalla congiura dell’ipocrisia, bloccando l’assalto degli adulatori. Non certo Guardiola, con gratitudine e amicizia gli riconosce una statura mondiale, certificata dalle vittorie. Ma altri. Insiste: «Io non ho vinto nulla per essere confrontato con chi ha vinto tanto». Ha anche letto sulla Gazzetta una sentenza del settantenne Albertino Bigon: «Sarri è molto più forte di Sacchi, perché vince senza i campionissimi del Milan». S’immagina il disappunto di Sarri, arroccato nelle sue scorbutiche ritrosie. Impreca come nei peggiori bar della Toscana. Certo, non c’è nulla di peggio di un confronto per definire un allenatore unico nel suo genere per modulo e stile di vita, l’architetto di un Napoli impossibile, una dimensione di luci riflesseù2.
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