Antonio Corbo-La Repubblica
I
l giudizio sulla Nazionale è ambiguo. Come tutto ciò che lascia. La missione francese si chiude in una parola sola. “Contismo”. Che vuol dire, il “Contismo”? Che il Ct dava gioco o non gioco? Che la sua impronta prevaleva sui mezzi tecnici del giocatori? Che il modulo era quello di un catenaccio mascherato e non di una formula europea avanzata? Si può dire tutto ed il contrario, come accade ora: rimarcare che da Bordeaux escono tutti a testa alta, ma le facce sono rigate da lacrime come dopo la più bruciante sconfitta. Quanta ipocrisia per non smontare in tv le luminarie di una festa finita. Ha quattro effetti questa eliminazione. Colloca la Nazionale in Europa tra quinto e ottavo posto, male per una che ha vinto 4 Mondiali. Conte non lascia «una piccola macchina da guerra» , ma una squadra anziana e scadente quasi tutta da rottamare, con tre soli titolari nati negli anni ‘90, De Sciglio, Sturaro e Florenzi. Cinque con Insigne e Zaza. Ma i riflessi più scabrosi si riflettono sul prossimo campionato. Dovranno convincersi i tifosi, tranne gli juventini, che si apre una stagione di massima incertezza per l’attuale disagio dei club. Le milanesi affidano le loro leggende ad enigmatiche potenze asiatiche, la Roma prima di ogni affare telefona in banca, il Napoli passa dai record al caso Higuain. Il miglior bilancio è del Napoli, ma sembra un paradosso: vive l’estate più difficile. L’assenza di De Laurentiis, a Los Angeles, lascia pensare a contatti con la finanza asiatica e con intermediari dell’Atletico Madrid. Di certo, è al confine tra due emergenze. L’attesa dei tifosi e un’agenda concitata. Si profila un ritiro come nel calcio di trent’anni fa: le trattative per gli ingaggi, piuttosto che schemi e scatti in montagna. Higuain, non avendo rinnovato il contratto prima del 10 dicembre 2015 (ventottesimo compleanno) può liberarsi nel 2018 a parametro Uefa. La clausola dei 94 milioni si è ormai liquefatta. Con i campioni bisogna giocare d’anticipo, tenerli ad almeno 4 anni dalla scadenza, e non è stato fatto. Fondata è quindi l’ipotesi dell’accordo con l’Atletico sul filo dei 70 milioni. Si era capito subito che Nicholas Higuain il 28 giugno scorso parlava per conto terzi. Una polemica artificiosa per scardinare la clausola ormai ballerina. La mancata reazione del Napoli fu un altro indizio del nuovo scenario. Meglio vendere il bomber a prezzi di realizzo che l’utopia di una sfida impossibile. Il “Patto di Venezia” del 24 luglio 2015 è ormai infranto: quel giorno bisognava leggere nella mente di Nicholas. Altra regola trascurata: mai far coincidere i rinnovi con il mercato aperto. Basta una voce, un titolo a gonfiare il petto di un giocatore. Il Napoli quest’anno c’è cascato in pieno. Deve trattare con Mertens, Callejon e Insigne, quindi con Hamsik e Albiol, misurarsi con un ingestibile Koulibaly. Le vertenze disturbano il lavoro di Sarri, che per fortuna ha sistemato la sua posizione il 27 maggio. Complicato però è anche quello di Giuntoli. Cerca acquirenti per Zuniga, De Guzman, Andujar, Rafael oltre ad inseguire giocatori da acquistare. Ma perché il Napoli si è arenato dopo il miglior campionato dell’era De Laurentiis? L’estate 2016 può essere quella della svolta. La società deve reinventarsi. Sarà più forte distribuendo meglio i compiti. Ostinarsi sui diritti d’immagine è autolesionismo. La valanga dei rifiuti lo dimostra. In un calcio italiano declassato in Europa, tocca anche ai tifosi uscire dal sogno. Il club ha futuro attraverso una politica dinamica, innovativa, coraggiosa: cercare giovani di talento, iscriverli alla scuola di Sarri, conoscere meglio le regole. E sapendo già che i giovani più bravi diventeranno i più avidi. Ci si prepari ad altri falsi giuramenti di eterno amore. Pazienza, anche Higuain è candidato al prossimo festival dei neomelodici.
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