Questo l’editoriale del giornalista
Il giornalista Antonio Corbo ha parlato, attraverso il suo editoriale per il quotidiano La Repubblica, del match che il Napoli ha pareggiato contro la Roma grazie al gol di Mertens che ha risposto all’iniziale vantaggio di El Shaarawy. Un punto che non accontenta nessuno, anzi.
Ecco le sue parole:
“Un improvviso blackout difensivo accende Roma e partita. E richiama l’incubo di quel 3 marzo, la notte dell’ultima sconfitta interna, ma questa squadra ha un’anima che non vende neanche nelle domeniche più infelici e sfortunate come queste, quando la Roma sembrava incrollabile nella sua difesa ringhiosa e un po’ retrodatata. Contro una formazione che dopo il vantaggio si contrae oltre misura, il Napoli ricade nell’ossessivo possesso palla.
Milik non è Dzeko, il gigante polacco è sulle gambe. Insigne non trova i tempi e la lucidità per concludere. Perché Hamsik è il grande assente del centrocampo, esagera nel passaggio sicuro e mai intrigante, è oscurato da un mobilissimo e sapiente Pellegrini che gioca tra le linee.
Il primo tempo dura un secolo, Ancelotti osserva il suo mentre che si riversa in avanti senza esito: spreca le intuizioni di Fabian Ruiz autorevole quando ha la palla al piede, di Rui che sale a sinistra carico di buone intenzioni, di Callejòn, di un attivo e debordante Koulibaly che si prende grandi responsabilità organizzative, perché torna troppe volte a lui la palla. Non sfugge ad Ancelotti l’inadeguato Hysaj che mette nome e faccia ad un pasticcio difensivo più esteso, non è solo colpa sua il blitz romanista chiuso in gol da El Shaarawy.
Sospende la decisione di cambiare il difensore destro, perché occorre qualcosa di nuovo per recuperare capacità di penetrazione. Ancelotti parte da Milik, che non resiste al confronto con Mertens, in panchina. Ancelotti sa che la Roma è lenta, macchinosa, ma il vantaggio le consente una agevole chiusura. Ma sa che la sostituzione di De Rossi con il più veloce Cristante ma meno solido può privarla di quel traliccio che ne sostiene la fase difensiva. Sa che la Roma è mediamente più alta e sono inutili i cross, soprattutto se Manolas domina la scena laggiù. Meglio quindi affidarsi ai triangoli bassi, spostare Hamsik più avanti verso sinistra, chiedere a Ruiz una posizione più accorta, incitare Koulibaly a proiettarsi più spesso in avanti piuttosto che costruire, suggerire a Mertens di girare largo per depistare Manolas che contro un avversari più impegnativi e sfuggenti di Milik deve ricorrere ai mezzi più ruvidi del suo repertorio.
Due gol annullati per fuorigioco (combinazione sempre con Mertens) dimostrano comunque che il Napoli non ha altra soluzione che puntare sui suoi perfidi bassotti, oltre a Koulibaly che si traveste spesso da prima punta per dare forza all’assedio. Ma non è tutto, bisogna fare ancora qualcosa in più, ed il Napoli si gioca le ultime due carte. Malcuit rileva Hysaj per aprire una finestra a destra, creando qualche imbarazzo a El Shaarawy e Kolarov su quella fascia.
Ennesimo ritocco: Zielinski (un po’ tardi) sostituisce Hamsik per fare più effervescenza, la Roma regge bene intorno ad un colosso per generosità e visione, l’insuperabile Dzeko. Ma crolla quando dopo due gol negati per fuorigioco, Mertens premia il coraggio del Napoli, la coesione morale dei combattenti, le intuizioni di Ancelotti che con la sua inesauribile inventiva rimedia ad una squadra formata con troppa sufficienza, ma corretta e svegliata in tempo”.
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