Antonio Corbo su La Repubblica
L
a rincorsa è cominciata a Udine, alla fine del primo tempo. Quando Sarri e la squadra erano rimasti senza alibi. Li avevano spesi tutti. L’addio di Higuain, l’infortunio di Milik, le interferenze del presidente condivise però dal pubblico, la febbre di acquisti. Non si può far finta che non sia successo niente, mentre 4 pareggi e 4 sconfitte facevano calare il buio sul Napoli, crollato a 9 punti dalla Juve. Una frase di Sarri riporta azzurro, verità, prospettive. «I ragazzi mi seguono, provo gusto ad allenare questa squadra» . Ecco, era stato anche lui sfiorato da spifferi di sfiducia. Ritardare l’inserimento dei nuovi, ignorare la realtà, rinviare correttivi tattici lo avevano spinto ai confini del Napoli. Nessuno, neanche lui, poteva escludere una interruzione precoce del rapporto quadriennale. C’è un dato: il Napoli ha segnato solo un gol meno del Napoli di Higuain (24-23), ma me ha presi ben 9 in più: 14-23. Il guasto non era in attacco, ma nell’impianto difensivo.
Gli allenatori reagiscono appena scoprono di essere sul ciglio del burrone. Soprattutto i toscani ombrosi ed eccentrici come Mazzarri e Sarri, fratelli minori di Orrico. E Sarri ha reagito nell’intervallo di Udine, meno male. Ha chiarito ai suoi giocatori che il bel gioco non è l’ostinato possesso palla, che è inutile spostare in avanti il baricentro (a 55 metri) se non si creano sbocchi ma si ripassa la palla indietro, che il “falso nueve” non è attaccare come una vera punta centrale, senza esserlo. Con il solo effetto di consolidare l’ammucchiata difensiva dell’Udinese.
La chiave tattica è stata la correzione dei compiti di Mertens, tirato fuori dall’area. Mertens a sua volta ha attirato fuori zona Danilo. Si è aperto un varco, e si è visto l’assetto tattico prescritto dal modulo: il belga (arretrato) raccoglie da Allan, lancia Callejòn in profondità sulla destra, Callejòn pesca Insigne nel vuoto centrale. Basta rivedere il primo gol, il secondo, l’azione della trasversa e quella del tiro sbagliato, tutti dello stesso Insigne: diventa lui protagonista dopo un primo tempo da peggiore in campo e sette mesi senza reti. I correttivi tattici contano molto, e Sarri li ha indovinati nella ripresa. Altra novità: il gioco è stato prodotto a destra e non più a sinistra, perché il “vero 9” è diventato Insigne, spostatosi da sinistra a centro, dove c’era sempre e solo lo scapricciato fantasista di Frattamaggiore. Ma non se ne sono accorti né Sarri né Widmer che ha regalato il raddoppio.
La rimonta è cominciata, chiede conferma in almeno cinque punti.
1) Smuovere i tre attaccanti superleggeri nelle posizioni, tirandone sempre uno fuori area.
2) Per distribuire la fatica fra i tre esterni e sfruttare la frenesia sulla sinistra di Insigne e Mertens magari in staffetta, si può inventare un altro “finto 9”. Per duttilità tattica, discreta tecnica e caparbietà il candidato di riserva può essere Giaccherini.
3) Conservare la condizione atletica recuperata dopo qualche eccesso nei carichi di lavoro, documentati dai troppi infortuni muscolari e dai lentissimi recuperi. A che punto è Albiol?
4) Cercare soluzioni all’interno del gruppo (È fuggito Rog? È giusto emarginare Zielinski?) per dare respiro alla società. L’ansia di acquistare manda alle stelle il costo di Pavoletti.
5) Preparare le alternative al gigantesco Koulibaly e a Ghoulam attesi dalle rispettive nazionali africane. Maksimovic acquistato per oltre 25 milioni non rischia di arrugginire?
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