Antonio Corbo – La Repubblica
A
Verona si rivede al microscopio il Napoli di Madrid. La serena vittoria sul Chievo lo rimette bene nella volata Champions, terzo a due punti da una Roma costante. Ma offre anche tre immagini interessanti. Squadra integra: in Spagna ebbe solo un blocco psicologico. Non c’è traccia di crisi. Sono poi positivi gli effetti della polemica aperta dal presidente, la reazione è stata energica sul campo e plateale fuori, avendo Reina aggirato il silenzio stampa con un orgoglioso tweet dopo il 3-1. Sembrano infine appannati Ghoulam e Koulibaly: fiacchi come a Madrid. Evidenti gli scompensi per la missione in Africa. Sarri modifica la formazione. Non certo per obbedire al presidente, irritato per la sconfitta di Madrid, ma anche per il mancato impiego di Pavoletti. A Verona compare Pavoletti dall’inizio, gli subentra Milik nel finale, non gioca Mertens. Aldilà dei retroscena da cancellare quanto prima nell’interesse del Napoli, spunta un tema. Sarri può scegliere per la rivincita con il Real e lo sprint con la Roma fra tre soluzioni. Ha un bel trio di punte centrali: Mertens, Milik e Pavoletti. E Verona indica l’attuale gerarchia. Prevale il ricordo dell’attacco leggero con Mertens: per l’evoluzione impressa al di attaccante con la creativa mobilità, per i 16 gol ed una intesa dinamica con Hamsik, Callejon e Insigne. Questo eccentrico assetto offensivo, micidiale in campionato, si è però rivelato fragile in Champions contro i giganti del Real. A Verona, Pavoletti si impegna molto, ma incide poco. Un colpo di testa fa da sponda in area. Ma non si ripete. Pavoletti può adeguarsi con disagio ai triangoli bassi, merita qualche schema personalizzato, per sfruttare con cross alti il suo gioco d’urto e le sponde. Con Milik, tornato in A dopo 4 mesi, si vede poi un attaccante non ancora al massimo, ma funzionale e riconoscibile nella fase offensiva, come il bianco in una corsa di cavalli con mantello baio. Buon rientro. Il trio non è un problema ma una fortuna: dovrà Sarri gestirne al meglio la concorrenza. Mertens esalta meccanismi collaudati, Milik può fare altrettanto con la sua duttilità tattica e fisicità superiore. Pavoletti richiede invece correttivi nel modulo. Non convince il Napoli nella prima mezz’ora, domina con Insigne accanto Pavoletti, ma senza sfondare. Insigne segna appena si stacca a sinistra. Inventa come a Madrid il gol che a Verona indirizza la partita, splendida traiettoria lunga di interno destro, carica di effetti velenosi. Un altro gran gol di Insigne il migliore per disponibilità e inventiva. Il Chievo ravviva il finale con il gol favorito dal goffo errore di Koulibaly. Una inutile sforbiciata volante lascia da solo Meggiorini. La difesa merita molta attenzione. Ma l’analisi tecnica in questi giorni non prevale sul dibattito ancora aspro dopo le osservazioni del presidente su Sarri, legittime ma se espresse in privato. Né lo smorza il silenzio stampa imposto dallo stesso De Laurentiis. Chi provoca l’incendio non può ritirare anche gli estintori: le fiamme restano alte. E quel tweet di Reina dice tutto.
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